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Assediati dal passato

juncker-e-fazio-642879.660x368In questi giorni abbiamo dovuto sopportare la costosa prestazione orale del giullar serioso Fabio Fazio, gioiosamente congiunto a Juncker capo della commissione europea, nonché guida spirituale e padre politico dello stato canaglia chiamato Lussemburgo, un pezzo di Caraibi trapiantato del cuore del continente che garantisce a migliaia di aziende e società private evasioni fiscali per molte centinaia di miliardi. Abbiamo dovuto sopportare il silenzio supino dell’intervistatore che conosce assai bene, più che tempo, il mestiere che fa, di fronte al golem del debito pubblico, vergognosamente smentito  dai fatti e in via di essere abbandonato persino dalla teoria più bislacca. Basta scorrere l’elenco dei Paesi che hanno il maggior o minore debito pubblico per farsi prendere da un infarto cognitivo perché quella tabella ci dice l’esatto contrario di ciò che ci viene narrato da un trentennio a questa parte: ma ci sono dei veri geni nell’arte di far finta di capire qualcosa. Del resto abbiamo anche  dovuto anche sopportare gli allarmi dei fan a stelle e strisce che levavano ululati contro gli investimenti cinesi in Italia, portatori di chi sa quali metafisici disastri: si tratta degli stessi personaggi che stendono tappeti rossi agli investimenti sterili e palazzinari di qualunque emiro in libera uscita dal medioevo.

Tutto questo non è soltanto lo spettacolo avvilente delle stalle della repubblica, la pochade degli  arlecchini che campano grazie ai nostri soldi e alla nostra stupidità supina, tutto questo si concreta in fatti. E ad esempio le parole di Juncker si sono immediatamente concretate in un dikat dell’Ocse che chiede l’abolizione della quota 100 per le pensioni appena istituita o che ha preteso – questa volta per bocca della troika e di Juncker in persona – che in Grecia venga cancellata la norma che salva le prime case dal sequestro per debiti: non ha dovuto insistere più di tanto perché Tsipras l’ha subito accontentata. In realtà questi signori dei soldi  e ideologi del nulla, stanno massacrando il continente, lo stanno man mano relegando in una posizione di marginalità e arretratezza mai raggiunta in passato se non dopo la caduta dell’impero romano. A proposito degli investimenti cinesi le geishe di Washington sanno quanto brevetti vengono dalla penisola arabica e quanti dall’ex celeste impero? Bene meno di mille per la prima, oltretutto semplicemente comprati in contante negli Usa, un terzo di quelli planetari da Pechino. Certo non deve essere una grande preoccupazione per l’establishment e la loro compagnia di giro: tutta l’Europa dell’austerità eurista sta sprofondando nel sottosviluppo tecnologico innovando complessivamente assai meno non soltanto degli Usa che ormai sono dietro i cinesi, ma anche del Giappone e persino della Corea del Sud, un Paese che è grande un terzo dell’Italia e con dieci milioni di abitanti in meno. Questo ce lo dice dice la classifica dei brevetti che seppure non restituisce tutta la realtà, visto che ormai si può brevettare qualsiasi cosa, è comunque un indicatore significativo, quanto meno è la fotografia della totale esclusione del nostro continente  dal settore dell’elettronica e dunque dai segmenti di punta. 

Le cose sono letteralmente precipitate negli ultimi anni visto che ancora all’inizio del decennio l’Europa era in terza posizione, ma è normale  che gli effetti deleteri di certe visioni si manifestino con un qualche ritardo, e rimangano in agguato nell’ombra per poi balzare sulla vittima. che siamo poi noi, non solo come singoli , ma anche come collettività, perché se non lo sapere l’Italia produce più brevetti della Germania, della Gran Bretagna o della Francia, insomma è la prima  nel continente, così che per una volta possiamo esimerci dall’eterna paura di non farcela, dalla sindrome degli ultimi della classe. Quindi invece di mandare un saltimbanco televisivo a fare melina con Juncker bisognerebbe mandare lui e ciò che rappresenta, l’economia sterile e fasulla del denaro che produce solo denaro, dove si merita con tante scuse agli arredi bagno che in fondo possono anche essere di buon gusto. Il problema è ormai amletico perché la rotta di collisione con gli iceberg della storia non può essere invertita se non con massicci investimenti pubblici: nessun privato è in grado di ricucire il gap che si sta allargando, ma questo è precisamente quello che l’Europa non vuole. Siamo assediati dal passato.

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