batracomiomachiaQualche giorno mi sono trovato nella posta di Fb un link riguardante  un vecchio discorso di Carlo Rubbia tenuto al Senato nel 2014 e con il titolo La bufala dei cambiamenti climatici spiegata dal nobel Carlo Rubbia: lì per li sono rimasto piuttosto perplesso perché non aveva molto senso riesumare un intervento penoso  e sconclusionato che per carità di patria era stato subito messo nel dimenticatoio anche perché una esternazione così erratica, colma di dati falsi e priva invece di quelli essenziali, come ad esempio il ruolo degli oceani, il più preoccupante, non faceva comodo a nessuno nemmeno ai negazionisti climatici che forse avevano sollecitato in qualche modo un intervento di un “grosso nome” ancorché estraneo alla climatologia e molto avanti negli anni: è uno dei trucchi della mediatica moderna e contemporanea servirsi di personaggi civetta per renderli testimonial di qualche spot.

Ma pazienza, siccome a volte sono un po’ tonto o sono perso in altri pensieri non ho capito il senso di quella riproposizione, anche perché scorrendo il video di cinque anni fa ci si accorge che nella confusione di dati Rubbia in realtà non smentisce affatto il cambiamento climatico né il ruolo dell’attività antropica in esso, ma sembra voler dire che non ci sarà una catastrofe, cosa che a pensarci bene ha poco senso perché prima bisogna intendersi sul significato di catastrofe, ovvero per chi e per cosa lo è. Ma in generale tutta la forza di questa comunicazione recuperata dal passato sta nell’unire un titolo bugiardo a un personaggio nobelato, ancorché noto per essere stato sostenitore accanito delle centrali solari a concentrazione: del resto non è una novità  la “malattia del Nobel”, ovvero la sindrome che induce chi ha ricevuto questo premio, una volta prestigioso, a sostenere teorie stravaganti o pseudo-scientifiche, solitamente riguardanti materie in cui non ha nessuna competenza. La convinzione che il premio li abbia affrancati da ogni necessità di prova e da ogni ritegno o prudenza o obiezione, spinge molti a pisciare fuori dal vaso come ad esempio il nobel per la chimica Kary Mullis il quale non credeva nel cambiamento climatico, ma era un fervido teorico dei rapimenti degli alieni. In termini più scientifici – perdonatemi questa digressione che nasce dalle fesserie che ho letto in questi giorni- si chiama effetto Dunning-Kruger e riguarda in un certo modo tutti noi  una distorsione cognitiva in base alla quale una persona poco istruita tende a sottostimare la complessità di fenomeni che non conosce, credendo di trovare spiegazioni sensate senza bisogno di approfondirle; viceversa più si è acculturati maggiore è la probabilità di trovarsi a disagio di fronte a problemi in campi nei quali non si è abbastanza  preparati così da sovrastimare la complessità dei fenomeni. Nei Nobel questa tendenza rischia di venire a mancare, portando queste persone a credere di poter dare sempre e comunque delle risposte, diventano  Nobel per la tuttologia.

Ad ogni modo mi ci sono volute alcune ore per accorgermi che il video mi era stato mandato non per una bizzarra iniziativa personale, ma perché girava in rete ed era in sostanza la risposta dei fascisti climatici ai “gretini” dell’ambiente e alle loro manifestazioni. Il potere che sta devastando il pianeta con conseguenze che ci saranno in particolare per i più poveri tra i Paesi e all’interno dei Paesi, non può permettersi di essere assente, anche quando la difesa dell’ambiente acquisisce caratteristiche misticheggianti e non va quindi a toccare le cause ovvero il sistema di consumo – sfruttamento che ci domina. Va simulata comunque un’opposizione che tenga vivo il disorientamento, anzi in questo momento la confusione è quanto mai opportuna per impedire la possibile saldatura fra temi sociali, politici e ambientali.

Insomma gretini e rubbiani si trovano sullo stesso piano di discorso ancorché su posizioni contrapposte e francamente mi domando quale delle due fazioni sia più pericolosa se quella che ottusamente  nega ogni causa antropica del cambiamento climatico per favorire la continua della predazione planetaria o quella che invece affronta il problema come a se stante senza avere il minimo sentore che è la struttura dell’economia di mercato e di profitto che porta alla iper produzione e quindi all’iper inquinamento. E’ un modo di affrontare le cose tutte all’interno di uno schema americano dove ogni protesta non deve mai mettere in questione il sistema se non nelle sue espressioni marginali. Quanta gente protesta contro le guerre senza individuare la logica sottostante, come se si trattasse esclusivamente di un problema morale del ceto dirigente? In qualche modo siamo tutti un po’ gretini, è lo spirito del tempo.