Non c’è da stupirsi se la stragrande maggioranza di questi rifugiati tra virgolette abbia espresso e ormai da tempo il desiderio di tornarsene a casa, ma il campo di Rukban non si tocca e martedì scorso gli Usa hanno detto no a delegazioni dalla Russia, dalla Siria, dall’ONU e dal campo profughi di Rukban che volevano discutere del destino degli abitanti del campo dopo che un sondaggio delle Nazioni Unite ha rilevato che il 95% di questo accolti forzosi voleva lasciare il campo, mentre l’83% voleva tornare alle loro città d’origine in aree della Siria ora sotto il controllo del governo di Damasco. E nel recente passato hanno negato l’accesso ai pullman destinati ad evacuare il campo con il pretesto che i mezzi “non rispettavano gli standard di protezione degli Stati Uniti”. Vedete come sono corretti, buoni e immensamente ipocriti?
In effetti questa gente che muore è ostaggio degli Usa i quali hanno bisogno di quel campo per giustificare la loro presenza con annesse milizie terroriste ex Isis, in una zona che si trova al confine tra Siria e Giordania e costituisce una delle linee di comunicazione tra Damasco e l’Iran: una storia che comincia nel 2014 quando dopo l’ingresso della Russia a fianco di Assad e gli occidentali hanno cominciato a perdere terreno, nell’area è stata organizzata una base americana ufficialmente per operazioni antiterrorismo, una espressione che ormai è un ossimoro tanto è vero che secondo un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato lo scorso agosto, l’Isis aveva ricevuto ” spazi di respiro ” nelle zone della Siria occupate dagli Usa. Compresa questa dove, secondo dichiarazioni ufficiali del Dipartimento di stato, venivano addestrati combattenti dell’ opposizione siriana”. Insomma quelle 40 mila persone che vogliono tornarsene a casa, sono diventate prigioniere del disegno Usa di spezzare il “sentiero” Siria -Iran e costituiscono una delle prove di come Washington giustifica le sue occupazioni e le sue operazioni aggressive con pretesti umanitari.
La vicenda dei rifugiati trasformati in prigionieri che non posso evadere, affamati e torturati, lasciati in pasto alle milizie terroriste protette dalle truppe Usa, la morte quasi quotidiana è certamente una svolta orwelliana nella politica degli Usa e tutto per tappare una possibile via di comunicazione con l’Iran. Qualcosa che calza a pennello con la definizione di stato canaglia che gli americani stessi hanno inventato e che parecchi scrittori e saggisti ritengono si debba attribuire in primo luogo agli Usa medesimi (vedi William Blum, Jonathan Franzen e Edward Herman) mentre altri come Noam Chomsky e Jacques Derrida sostengono che si tratti di una sovrastruttura di tipo propagandistico che in sostanza usa l’umanitarismo per il suo contrario. Esattamente come quegli angeli in casco bianco che facevano le loro comparsate dopo le bombe sempre attribuite ad Assad. Ma a Rukban non ci sono registi e cineprese compiacenti.