le-musichall10Di solito i profeti parlano del futuro, ma ce ne sono anche di quelli che profetizzano il passato e tra questi Massimo Cacciari è un caposcuola, un maestro: pensate che in una recente intervista ha rivelato che “Renzi è l’epigono di una sinistra che ha perso perché ha abbracciato il blairismo”. Ma vè, chi l’avrebbe mai sospettato? E non basta perché egli ci rivela che la Ue “non è riuscita a dare una risposta alle trasformazioni globali, a partire dalla Caduta del muro… nell’ultimo trentennio l’Europa ha smarrito alcune ragioni fondamentali per le quali era stata pensata, ideata, voluta e sperata. Doveva essere una comunità, i cui valori vertevano su solidarietà e sussidiarietà. Dopo la Seconda guerra mondiale – nel momento in cui si rafforzavano titani come Stati Uniti e Russia e ne emergevano di nuovi come la Cina – l’europeismo era considerato non come una rinuncia delle sovranità statali ma come l’unico modo per difenderle in un sistema globalizzato in cui il potere politico e militare passava nelle mani degli imperi e dei grandi Stati politici. Ma l’UE è venuta meno alle aspettative.”

Tutto questo è davvero straordinario perché nell’insieme dice cose chiarissime a tutti da un decennio mentre  i profeti lo sapevano anche trent’anni fa. La blairizzazione della sinistra in Italia è cominciata con l’Ulivo, resa poi ufficiale con la creazione del Pd di cui Renzi non è stato che il necessario epigono. Quanto all’Europa le ragioni fondamentali di solidarietà e sussidiarietà non sono mai esistite se non nella retorica ( basta scorrere i sacri testi tanto citati e mai letti) ma in ogni caso sono venute meno con il trattato di Maastricht che ha istituito la moneta unica e che ha come missione anche l’eliminazione delle sovranità nazionali, delle politiche di bilancio e dunque della partecipazione politica effettiva e non solo rituale dei cittadini . Al contrario la Ue ha risposto egregiamente alle trasformazioni indotte dalla caduta del muro, ha colto l’attimo,  lasciandosi risucchiare dentro il il neoliberismo quale unico riferimento possibile.

Quindi nel paventare soluzioni autocratiche “che possono giungere all’esautoramento di ogni effettivo potere dei Parlamenti” Cacciari pare dimenticare che il Parlamento europeo per il quale andremo a votare tra poco è l’archetipo di tutto questo visto che non ha potere ed è soltanto una tribuna. Insomma un coacervo di confessioni e di contraddizioni  che dimostrano come ci sia grande confusione sotto il cielo e che alla fine sfocia nel suggerimento di un’alleanza tra Pd e 5 stelle per fare fronte contro Salvini. Una proposta che sembra accogliere la tesi di un crollo pentastellato mentre fa giustizia della leggenda giornalistico – padronale di una tenuta del Pd che ormai raccoglie voti solo se si nasconde e dunque invoca l’unità delle stampelle. Intendiamoci l’intervista – come ben si addice al machiavellismo politico di vecchi volponi –  è uno stratagemma per chiedere a Zingaretti un posto a Strasburgo e contemporaneamente  di presentarsi ai possibili ed eventuali elettori come uomo di rottura e in qualche modo non ostile ai 5 stelle. Ma è in qualche modo anche un educato grido di dolore di un establishment che comincia seriamente a temere di perdere le sue rendite di posizione e il suo stesso senso.

Lo confesso, sono affascinato dagli autodafè che rintracciano ogni errore e si concludono con la promessa di perseverare in essi. Ma in questa occasione vorrei spezzare una lancia in favore della soggettività italiana sbertucciata da coloro che si pensano progressisti e che in questi giorni si sono indignati per la legge sulla legittima difesa voluta da Salvini. In realtà la riforma non fa che avvicinarci all’Europa visto che le legislazioni in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania sono di fatto salviniane, anzi in qualche caso sono anche più “avanzate” come quella tedesca nella quale ogni reazione di difesa, in qualsiasi grado, è sempre considerata legittima. L’Italia, da questo punto di vista era un’oasi di civiltà: che senso ha rammaricarsi della nefanda novità e nello stesso tempo turibolare in ogni occasione l’Europa? Non si esprime in questo il paradosso di una politica in cui tesi e antitesi non hanno sintesi, ma semplicemente convivono in un disordine senza pari?  Davvero si può pensare di battere Salvini con questi mezzi o di costruire uno straccio di futuro, dentro questo quadro di Escher? Non credo proprio e lo dimostra alla perfezione lo stesso Cacciari  che probabilmente è anche il più intelligente seppure svagato chiosatore di questa stagione e dei suoi mali oscuri, quando  verso la fine dell’intervista ci serve un vero manicaretto politico: “Calenda doveva fare con Emma Bonino una lista liberale ed europeista mentre Zingaretti doveva assumere decisamente una posizione alla Tsipras, più radicale e di cambiamento”.

Decisamente, siamo alle comiche finali.