s-l1600Man mano che ci si avvicina la data delle elezioni europee emergono dal sonno della ragione maree di sicofanti a progetto che vogliono vendere un’impossibile altra Europa della fantasia in cambio di quella reale, così impresentabile, assurda e reazionaria che  farebbe disertare le urne persino a un incallito masochista politico. Altri invece  dicono che queste elezioni sono inutili, che è impossibile far vincere le posizioni critiche che poi anche se la spuntassero non otterrebbero  un fico secco, visto che il Parlamentino di Strasburgo conta meno di niente e pesa solo su faraonici bilanci:  tanto vale non andare a votare. Insomma tutto e il contrario di tutto pur di fare accorrere alle urne solo gli elettori “giusti”, quelli del consenso europeista senza se, senza ma e pure senza ragioni, così da salvare la faccia delle oligarchie continentali. Entrambi questi due modi di porgere la questione sono una specie di sillogismo al contrario che partendo da premesse vere arriva a conclusioni del tutto illogiche e/o ingannevoli.

Non c’è alcun dubbio che il voto europeo sia stato una geniale invenzione, una simulazione realistica della democrazia che porta al eleggere un parlamento del tutto privo di poteri rispetto agli organismi non elettivi e oligarchici che fanno il bello e il cattivo tempo nel continente. Come è noto i deputati di Strasburgo fino al 2007 erano solo comparse di un gioco di ruolo non potendo in nessun modo mettere becco sulla legislazione prodotta dalla commissione: dopo quell’anno col Trattato di Lisbona, una sorta di regolamento aziendale messo al posto di una costituzione respinta dai referendum popolari dove essi sono stati indetti, ha coperto con la cipria della retorica fattuale questa assurdità, questo gioco teatrale dando al Parlamento la possibilità di opporsi alle leggi della commissione. Tuttavia l’iter per ottenere questo risultato è così complesso, pesante, costoso, estenuante, soggetto a veti incrociati che solo raramente questo avviene e di solito su normative che risvegliano gli interessi di qualche potente lobby e/o di qualche Paese dedito alla propria egemonia: dunque non c’è da stupirsi se solo sei leggi su quasi 600 siano state respinte in questi anni. Ma quando questo avviene, basta che la commissione cambi qualche parola, lasciando la sostanza intatta, così come avviene da noi per i decreti legge e tutto ricomincia da capo. L’ultima normativa, quella sul copyright che secondo molti osservatori avrà conseguenze pericolose per la libera diffusione delle informazioni online, illustra a meraviglia questo meccanismo: opposizione del parlamento, cambiamento di qualche virgola, legge riproposta e approvata a Strasburgo esattamente come era prima, senza alcuna variazione sostanziale. Solo l’intervento di qualche governo ha rimesso in campo la questione, mostrando ancora più in rilievo la totale impotenza di questa assemblea parlamentare.

Dunque non c’è alcun dubbio che votare alle europee significa essere complici di una farsa e che anche dando il proprio suffragio a formazioni e partiti euroscettici non si ottiene alcun risultato sul piano della legislazione continentale. Ma in realtà non è proprio così perché le elezioni hanno una grande influenza sugli assetti politici interni dei vari Paesi ed è questo che alla fine conferisce un significato concreto alla scheda elettorale. Oltre a ciò – che è abbastanza ovvio – c’è un altro elemento da prendere in considerazione: sì il parlamento di Strasburgo è parte di una commedia, sta alla democrazia reale e alla partecipazione come il Monopoli all’attività immobiliare, tuttavia esso fa parte di quei meccanismi di consenso e di trompe l’oeil che servono alle elites continentali per dare l’impressione della partecipazione: metterli in crisi negando il consenso e la complicità scontata della tribuna parlamentare, significa scrostare un po’ della vernice sotto cui si nasconde il potere reale. Esso infatti può tutto a patto di essere rivestito dei panni e dei simboli della democrazia che nascondono sotto le loro pieghe sia il potere dei gruppi di comando che gli scontri di egemonia fra paesi. Tutto si vuole tranne che gli spettatori abbandonino il teatro perché il copione s’ingarbuglia e i suggeritori devono gridare per dare la battuta: possono rumoreggiare e fischiare come se la rappresentazione fosse vera, ma guai se uscissero all’aria aperta.