GettyImages_110977810Il nome potrebbe indurre in errore: qui la capitale tedesca e la Germania non c’entrano nulla, almeno direttamente, si tratta invece del nome in codice con la quale i reazionari messicani hanno tentato di impedire in ogni modo l’elezione a presidente di Andrés López Obrador. E con ottime  ragioni, visto che el presidiente proprio qualche giorno fa, mentre il suo omologo brasiliano Bolsonaro visitava la sede della Cia, forse per vedere da dove vengono tirati i suoi fili,  ha fatto una pubblica dichiarazione che non lascia spazio ad interpretazioni: “E’ il momento di dichiarare formalmente da Palazzo Nazionale che per noi si è concluso l’incubo delle politiche neoliberiste assieme alle politiche economiche di saccheggio e antipopolari”. Proprio per evitare questo che fin dal 2016 la razza padrona messicana aveva messo a punto un piano per sabotare la possibile elezione di Obrador che aveva la sua centrale al numero 245 di Calle Berlin ( da cui il nome dell’operazione) a Città del Messico ed era guidata dal noto storico conservatore Enrique Krauze che aveva già fatto stampare un libro nel quale il candidato Obrador veniva descritto come un individuo rozzo e pericoloso. Chi pagava questa organizzazione erano Francisco Coppel Luken, presidente dell’omonimo gruppo che possiede centinaia di negozi di abbigliamento in tutto il Messico e 100 mila dipendenti, Alejandro Ramírez, direttore generale di Cinépolis, una enorme catena di cinema e teatri e Germán Mota-Velasco, padrone del maggior gruppo minerario del Paese.

Fin qui non ci sarebbe niente di straordinario, nulla che ci possa stupire più di tanto visto che viviamo in un Paese ipnotizzato per vent’anni da un palazzinaro senza scrupoli e proprietario di televisioni dedite alla volgarità cognitiva in tutte le sue possibili declinazioni, ma la cosa interessante è che per la prima volta questo piano è stato interamente incardinato sul web e in particolare sui social. Sono stati creati dei siti ad hoc perché non sembrassero di propaganda, ma solo luoghi di discussione che poi ovviamente veniva orientata dagli amministratori – il più noto è  PejeLeaks.org, oggi chiuso ed operante solo su Twitter – e si è investito decisamente su Facebook, Instagram, Twitter con la produzione centralizzata di immagini, video, interventi, discussioni, lancio di false notizie, vignette, insomma tutto quanto fa social. La cosa pareva così importante che per la diffusione di contenuti, i cosiddetti influencer venivano pagati anche 50 mila pesos a intervento. Si tratta di una cifra enorme, quasi 2300 euro, che testimonia l’importanza di attribuita alla creazione di una corrente di pensiero in rete, anche attraverso la costante pratica della menzogna o della più evidente propaganda.

Certo a tutto c’è un limite e l’operazione Berlino è fallita miseramente in tanto perché i padroni del vapore avevano ben poca merce di riflessione da vendere e soprattutto perché è stata condotta in maniera eccessivamente scoperta, la “necessità di mettere López Obrador sotto i riflettori, attraverso indagini giornalistiche, nei suoi aspetti più oscuri e più sconosciuti” si è tradotta in trollerismo d’accatto con foto truccate e notizie di fantasia che alla fine hanno perso di mordente com’è testimoniato da un libro che parla di tutta questa campagna, “Juntos Hicimos Historia” (uniti facciamo la storia) della deputata Tatiana Clouthier. Di fronte a questo viene da chiedersi da chiedersi come mai da noi abbiano tanta risonanza influencer così interessanti e intelligenti che le chiacchiere del barbiere sembrano al confronto la Stoà di Atene o impazzino professorini “privati” che sembrano appena usciti dallo stesso barbiere veneziano di von Aschenbach, sempre pronti a far marcia indietro quando squilla la tromba dell’adunata, marginali dello strillo, banaloni per tutte le stagioni o sitacci di infimo pettegolezzo che vicino alle elezioni si risvegliano dal sogno fighetto danno le loro indicazioni di voto. Da dove viene tutta l’audience?  E’ una domanda che ci dovremmo fare costantemente di fronte a certi fenomeni inspiegabili, invece di darli per scontati o di partecipare sempre e comunque come pazza folla. L’operazione Berlino non finisce mai e ricomincia sempre.