arton34678-31af7Peccato che le uniche parole inglesi che potrebbero essere utili al posto di quei profluvi di orridi “ing” che affollano la vetrina del mondo mercato, non vengano mai create dai parlanti di quella lingua, forse perché sono ormai tra i meno pensanti: “infolie”, l’info bugia sarebbe perfetta per descrivere media e personaggi per i quali la menzogna è diventata consustanziale alla notizia. Talmente consustanziale, talmente sangue e merda del sistema che qualche volta si perde ogni prudenza. Così il senatore Marco Rubio, uno dei più pericolosi imbecilli dell’estremo occidente, laureatosi per meriti di mazza, è incorso in un grave incidente: meno di tre minuti dopo il sabotaggio della centrale elettrica di Guri il cui sistema informatico è gestito dall’americana Ge Hydro e il successivo blackout in Venezuela, ne dava la notizia su Twitter, cosa di per sé  assolutamente miracolosa. 

Evidentemente Rubio è un veggente o forse aveva tanta fretta di dare l’annuncio di ciò che già sapeva che non è riuscito a trattenersi per quel poco che gli avrebbe dato maggiore credibilità, ma aveva evidentemente la certezza che nell’enorme bailamme di spazzatura in forma di bit nessuno si sarebbe accorto delle sue straordinarie doti profetiche o forse ha avuto qualche difficoltà con gli orari. Sicurezza e sicumera lo hanno anche indotto a essere fra i “testimonial” di rilievo della balla sugli 80 morti in ospedale a seguito del blocco di corrente. Solo successivamente ha ammesso di essersi lasciato coinvolgere in una fake news, ma solo quando si è accorto che quel suo twitter era stato individuato e rischiava di trasformarlo da indignato umanitario in possibile complice e mandante  della presunta strage. D’altronde prevedere l’attentato per via informatica significa fare i facili profeti:  è quasi un topos delle tattiche Usa per i cambi regime ed è oltretutto già stata usata in Venezuela nel 2002 per tentare di scalzare Chavez, quella volta bloccando per due mesi l’accesso al sistema informatico dell’azienda petrolifera di stato, visto che era una ditta americana ad aver realizzato i programmi di gestione e ne possedeva le chiavi.

Ma esiste anche un documento del 2010 . un cui passaggio compare nell’immagine a destra (cliccare per ingrandire) nel quale si fa esplicito riferimento proprio al sabotaggioScreen-Shot-2019-03-11-at-6.28.20-PM della centrale idroelettrica di Guri  per oscurare  il 70% della rete di distribuzione venezuelana in maniera da dare la possibilità “a un gruppo di opposizione l’opportunità di approfittare della situazione e farlo scagliare contro Chavez “ . E’ stato prodotto dal Canvas, un’organizzazione di “promozione della democrazia” con sede a Belgrado finanziata dal governo degli Stati Uniti per addestrare attivisti giovanili nei paesi in cui l’Occidente cerca il cambio di regime. Anche Guaidò è passato per questo centro per un corso di formazione che subito dopo si tradusse nella creazione di “Generazione 2007” un movimento determinato a fomentare disordini contro l’allora presidente Hugo Chavez e sabotare i suoi piani per implementare il “socialismo del XXI secolo” in Venezuela. Nello stesso documento si teorizzano azioni che colpiscano duramente la popolazione in maniera da rendere più facile il compito di questi strenui democratici e un possibile intervento dell’esercito:   “Le alleanze con i militari potrebbero essere critiche perché in una tale situazione di massicci disordini pubblici le sacche di malcontento dell’esercito probabilmente decideranno di intervenire, ma solo se ritengono di avere un sostegno sufficiente “Insomma tutto sa di  preordinato fin dal 23 gennaio, giorno in cui lo squallido Carneade Guaidò si è auto dichiarato presidente con l’appoggio di Trump. Una mossa disperata dopo essere stato colto con le mani nel sacco nella vicenda dei falsi aiuti umanitari ai confini con la Colombia. Non è certo un caso se poco prima del black out, a mezzogiorno del 7 marzo, durante un’audizione sul Venezuela alla sottocommissione per le relazioni estere del Senato, il senatore Marco Rubio ha esplicitamente chiesto agli Stati Uniti di suscitare “disordini diffusi”,visto che ” ciò deve accadere” per ottenere un cambio di regime.

In realtà tutto questo sembra far parte di un piano preventivo di riconquista del Sud America attraverso l’informatica, ormai necessaria quanto l’hardware per gestire sistemi complessi di gestione e distribuzione: attraverso la General Electric Hydro, società americana per eccellenza in molti sensi, gli Stati Uniti ora controllano quasi il 100% della tecnologia delle centrali idrauliche venezuelane e oltre l’80% in Brasile e in altri paesi dell’America Latina. Alcuni anni fa questo controllo rappresentava meno del 10% ed è enormemente cresciuto, man mano che si è cercato di contrastare la nuova stagione politica nel continente, bombe pronte ad esplodere al momento opportuno. Guarda caso il colpo di stato parlamentare che ha destituito Dilma Rousseff è stato preceduto da un grande blackout in Brasile che ha provocato un caos non indifferente. Ma certo sarà una coincidenza.