zingaretti-renzi-993088Si può perfettamente capire lo stato euforico per aver cancellato, solo in via puramente formale, ça va sans dire, il nome di Renzi dall’albo d’oro del Pd, ma di certo non per l’ascesa a un trono ormai di latta di un tipico politicante di secondo piano come Nicola Zingaretti, di fatto senza avversari, che di per sé rappresenta il naufragio di un partito. Al contrario del fratello Luca che può fare riferimento alla raffinata intelligenza e qualità narrativa di Camilleri per dare un senso al commissario Montalbano, qui siamo nell’angusto territorio della politica di contrattazione e dentro il sordido recinto dell’atlantismo ideologico di cui è stato ligio chierichetto da sempre. Dalla benedizione in corpore vili della dissoluzione iugoslava, alla vicepresidenza dell’internazionale socialista, noto covo di santificazione neoliberista e pronto a baciare le mani a tutti i suoi burattini. E poi il potere locale con un Lazio che ancora non dispone di un piano rifiuti, che recentemente con la legge del consenso – assenso si avvia a fare carne di porco delle aree naturali e nell’immediato permettere nell’area di Acquafredda ben 180 mila metri cubi di volumetrie “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell’ente ecclesiastico Amministrazione patrimonio sede apostolica”. Amen. Ben venga la recisione dei vincoli per vergognoso silenzio come è successo a Decima Malafede, con l’abbattimento di boschi, sempre in favore delle speculazioni pretesche.

E che dire del fatto che nell’inchiesta su Mafia Capitale Zingaretti è stato indagato assieme all’ex sindaco Marino, ma mentre a quest’ultimo è arrivata, come doveroso, l’avviso di garanzia che lo ha politicamente distrutto, a Zingaretti, sospettato  per “concorso in corruzione“, non è arrivato proprio nulla così che la successiva archiviazione è arrivata senza traumi e senza alcun sentore della cosa. A chi e cosa si deve questa applicazione di due pesi e due misure che oltretutto rende possibile qualsiasi dubbio sulla limpidezza di queste inchieste? E ci sarebbe da chiedersi come mai la sua giunta sia stata salvata non più tardi di tre mesi fa da un leghista passato al gruppo misto il quale ha giustificato la sua astensione sulla mozione di sfiducia con queste parole: “Non voterò la sfiducia a Zingaretti perché, se realmente si vuole avviare un cammino verso il centrodestra unito, l’unico atto politico credibile è sfiduciare intanto il Governo nazionale”.  La stupidità è così iniqua verso chi la pratica con noncuranza che non si riesce mai a nasconderla.

Insomma diciamo che Zingaretti non costituisce certo una discontinuità nel Pd, anzi a suo modo rappresenta tutta la lunga caduta che va dal Pc al renzismo, ma la incarna non con i colori acrilici del guappo di Rignano , ma con un bianco e nero che, fossimo al cinema, potrebbe consentire di salvare l’opera vantando la fotografia, le cinquanta sfumature di grigio. Ma la realtà è che siamo di fronte alla noia di cose già viste e straviste, a un uomo di apparato senza guizzi che forse potrebbe essere l’ideale per essere l’arca di un partito che ormai vive di apparati nei vari livelli amministrativi e politici, ma che ha ormai ben poco da dire. Insomma siamo allo spegnimento dopo l’esplosione finale della stella.

E’ fin troppo chiaro che le speranze di ripartenza fondate non su un motore di cambiamento, ma sulla semplice assenza  di Renzi, sono illusioni nelle quali probabilmente non si crede nemmeno più e si evocano tanto per dire, tanto per farsi forza. Del resto l’elezione di Zingaretti probabilmente indurrà Renzi e il suo clan a bruciare i vascelli e fondare un proprio movimento simile a quello ultra liberista  “En marche” di Macron e che questo sia nell’aria lo dimostra l’improvvisa intervista del ricco celebrante Fazio, al presidente francese. Lo chiameranno “In marcio” ? Non basta però liberarsi dei corpi estranei, bisogna anche proporre qualcosa di diverso e oggi questo genere di miraggi tiene campo nell’informazione, valga per tutti l’invito giunto da Caporale sul Fatto quotidiano che stimola il neo segretario a far scoprire al Pd cosa voglia dire sinistra. Ma sarebbe ben strano che ci riuscisse chi non ha mai avuto nemmeno un grammo di questa sostanza, ma soltanto vaghe tracce reperibili giusto in laboratorio e che per giunta si troverà a dover gestire un gruppo parlamentare  ancora tutto renziano. In una parola siamo alla fine di una storia, non a sua svolta e se volessimo farci entrare Camilleri, per analogia familiare, si direbbe che siamo alle “Favole del tramonto”.