Oggi ho intenzione di buttarmi nell’arena: mi dichiaro ufficialmente legittimo presidente del Venezuela. Nessuno mi ha eletto a tale carica? Chissenefrega nemmeno Guaidò se è per quello. Nessuno mi conosce? Bé prima del golpe morbido dell’insignificante ometto al servizio del King Kong ossigenato della Casa Bianca, l’80 e passa per cento dei venezuelani non sapeva chi fosse questo Guaidò. E badate che le statistiche diffuse dai media provengono da rami locali di società americane, quindi ritoccati più che si può in favore di Washington. Con tali presupposti chiunque sul pianeta ad eccezione di Maduro, l’unico ad essere stato eletto a questa carica, può dichiararsi presidente ed essere “investito” della carica da Washington e dai sui servi europei: a un patto però, che in veste di presidente riconosciuto da tutti salvo che dal popolo che dovrebbe governare, autorizzi interventi militari stranieri o in seconda istanza faccia cadere davanti all’Onu la secolare questione dei confini della Guyana. Ci sarebbe da divertirsi se milioni di persone si dichiarassero presidenti del Venezuela, se non altro farebbero vergognare gli autori di questa drammatica farsa che tuttavia è perfettamente in linea con la spogliazione di sovranità dei popoli e l’autoritarismo delle decisioni calate dall’alto Siamo ormai un po’ tutti venezuelani.
D’altra parte gli americani hanno sempre più fretta di chiudere la partita col governo venezuelano e mettere un loro burattino a Caracas: ne va di 5 miliardi barili di petrolio e di alcuni triliardi di metri cubi di gas, tanto per cominciare. Nel 2015 ExxonMobil ha scoperto un giacimento a pochi chilometri dalle coste caraibiche inizialmente stimato 1,5 miliardi barili e poi via via divenuto più importante fino a quadruplicare le sue potenzialità, mentre altre prospezioni fanno credere che la quantità totale nella zona sia decisamente superiore. Disgraziatamente il giacimento è appena al largo di una zona, la vasta area di Esquibà per la precisione, contesa fin dal 1840 fra la repubblica venezuelana e la Guyana britannica, ora “indipendente” per quanto possa esserlo un pezzo di giungla appena più piccolo dell’Italia con 800 mila abitanti di cui un quinto con la cittadinanza Usa, un altro quinto di religione indù e con questioni di confine non solo con Caracas, ma anche con il Brasile e il Suriname visto che in realtà il territorio. passato più volte dalla corona britannica a quella olandese, con intermezzo francese è sempre stato piuttosto indefinito. Molti arbitrati durante un secolo e mezzo non sono riusciti a risolvere la questione che tuttora è davanti all’Onu. In ballo ci sono cifre stratosferiche perché la ExxonMobil ha tutto l’interesse a tirar fuori petrolio dalla Guyana che non dal Venezuela, semplicemente perché alla prima può dare le briciole, il 2% dei ricavi lordi mentre se ci fosse di mezzo anche il Venezuela sarebbe costretto a pagare secondo gli standard internazionali o comunque sopportare delle possibili ritorsioni che si tradurrebbero in maggiori spese. Dal momento che ormai tutto è pronto per la produzione ogni giorno che passa sono soldi che non si incassano e d’altronde il tentativo di risolvere la vicenda dei confini davanti al famigerato Tribunale internazionale dell’Aia sta fallendo visto che il Venezuela circa sei mesi fa ha dichiarato che non riconoscere come competente questa corte. E ha perfettamente ragione essendo una mera espressione della volontà di Washington, oltre ad essere sede del tutto incoerente per una questione del genere.
Questo è il motivo per cui la vicenda venezuelana ha subito un’accelerazione e la Casa Bianca non ha più intenzione di attendere i tempi della sua rivoluzione colorata, tanto più che essa è stata sconfitta più volte e le probabilità di successo si sono attenuate nel tempo nonostante le enormi pressioni e la quantità di denaro riversato. Sta di fatto che l’attacco al Venezuela da parte delle oligarchie occidentali ha ritrovato slancio dopo le batoste elettorali subite, una volta che gli impianti per l’estrazione sono stati messi a punto e ci si è preoccupati di chiudere la bocca al Venezuela e a sue eventuali pretese. Chi meglio di un Guaidò può risolvere la questione riconoscendo i confini della Guyana e permettendo così a ExxonMobil di pagare l’oro nero una miseria? Che poi questo burattino possa riuscire nel suo intento con un colpo di stato militare come comincia a delinearsi sarà davvero un bel capitolo di democrazia.
Facciamo un poco d’ordine:
1) le elezioni del 2015 furono vinte dall’opposizione nonostante la ovvia preponderanza del partito al governo sui mezzi di comunicazione.
2) Negli anni successivi il peso del governo sul venezuela è costantemente aumentato, anche tramite mezzucci come imprigionamenti e omicidi di oppositori.
3) Guaidò fu uno dei 167 parlamentari eletti nel 2015. Immagino fosse conosciuto nella propria circoscrizione e che si sia fatto conoscere nei tre anni successivi dai 166 colleghi dell’assemblea che recentemente lo hanno eletto presidente (dell’assemblea).
4) L’attuale CORTE SUPREMA di giustizia Venezuelana (32 magistrati), dopo il risultato del voto del 6 dicembre 2015, fu pesantemente rimaneggiata (13 giudici e 21 supplenti) il 23 dicembre 2015, nonostante la sconfitta elettorale, dalla vecchia assemblea nazionale a maggioranza chavista che non aveva ancora sgombrato le tende (doveva farlo il 15 dicembre).
Nel giugno del 2016 l’assemblea nazionale ha dichiarato nulla la designazione di quei giudici alla corte suprema mentre la corte suprema ha dichiarato nulli i lavori dell’assemblea nazionale e ritirato il diritto all’immunità dei parlamentari.
Nel 2017 la CORTE SUPREMA ha dichiarato decaduta l’assemblea nazionale, avocando a sé i suoi poteri ed ha esteso i poteri del presidente della repubblica (Maduro), fino a quando “persiste la situazione di ribellione” dell’assemblea nazionale.
5) Nel maggio del 2018 ci sono state le elezioni del presidente della repubblica, vinte da Maduro. Sono state le elezioni con più alto astensionismo dal 1958 e “numerosi organismi internazionali hanno deciso che non vi erano garanzie elettorali nel paese”. Per chi vuole saperne di più: https://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_presidenciales_de_Venezuela_de_2018
Ho provato a vedere se nelle precedenti elezioni del 2013 c’era qualche riferimento a Carter: ho trovato solo che il “Carter Center” (fondato da Carter) in quell’occasione ha osservato un “ambiente intimidatorio” nei seggi elettorali.
Per vedere qualcosa che riguarda Jimmy Carter e la sua opinione sulle elezioni venezuelane, penso si tratti delle elezioni del 2004 vinte, con contestazioni, da Hugo Chavez. Altra epoca.
una sola risposta su chi ha il monopolio assoluto della violenza in Venezuela: guarimbas.
LOL 🙂 si però mettiti in coda 🙂
Ti ho preceduto : anche io mi ero autoproclamato presidente legittimo su feisbuk vari giorni orsono 🙂
“radio e televisione sono in mano a un gruppo di potere che non ha alcun interesse a far conoscere l’opposizione.”
Ma non dica belinate, signor Valentino. I golpisti hanno in mano TUTTI i mass media privati, che hanno l’80% del peso dei mass media venezuelani. E che stia scrivendo una belinata lo ammette da solo, quando deve riconoscere che queste opposizioni messe a tacere dal governo hanno vinto le elezioni. Come si fa a votare uno sconosciuto? Lei forse quando va a votare sceglie il partito o il candidato in base al fatto che NON lo conosce, perchè ” se il reggime non lo fa parlare, sicuramente è il migliore”?
“lo stesso parlamento ha deliberato che sia lui a fare le funzioni di presidente del Venezuela”
Altra belinata sesquipedale. Solo la Corte Suprema può far decadere un presidente legittimamente eletto (con elezioni riconosciute come LE PIU’ REGOLARI CUI ABBIA MAI PARTECIPATO da un veterano come Jimmy Carter) in carica, il parlamento ha compiuto un atto golpista.
Che l’80% (e forse più) dei venezuelani non conosca Guaidò ci sta. In una nazione dove manca la carta per i giornali, mentre radio e televisione sono in mano a un gruppo di potere che non ha alcun interesse a far conoscere l’opposizione. Ma nel 2015 (https://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_parlamentarias_de_Venezuela_de_2015 ) le elezioni in Venezuela, a cui ha partecipato il 74% degli aventi diritto, nonostante i brogli e le intimidazioni, hanno messo decisamente in minoranza il partito chavista che, visto il risultato, ha deciso di esautorare il parlamento e di cambiare la costituzione del paese.
Sono 4 anni che tutto il mondo si è voltato dall’altra parte per non vedere questa porcheria. Guaidò, eletto allora come deputato, da pochi mesi è stato scelto dai deputati presidente del parlamento, e lo stesso parlamento ha deliberato che sia lui a fare le funzioni di presidente del Venezuela, fino a nuove elezioni (altro che presidente auto-nominato). E’ ovvio che il parlamento non avrebbe potuto far altro che subire, come ha fatto per quattro anni, se la congiuntura internazionale non si fosse interessata del Venezuela: chi ha le armi comanda, e chi li contrasta subisce.
Caro Pedante, che stimo tantissimo, evita prendere in giro uno sbarbatello di bell’aspetto messo in prima linea a difendere la democrazia, prendendo le difese di un partito che non accetta il risultato elettorale.
Non farmi pensare che diresti di Maduro quello che pare abbia detto Roosvelt nei riguardi di Somoza: “sarà anche un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”