Qatar Anna Lombroso per il Simplicissimus

Islamofobia è un neologismo che indica pregiudizio e discriminazione verso l’islam come religione e verso i musulmani come credenti (Wikipedia). Ma se è pur vero che molti in Italia guardano con sospetto a una comunità chiusa che condivide la stessa visione del mondo, della società e del rapporto con gli altri, incompatibile quindi con i valori della Repubblica: la laicità, i diritti delle donne, ecc.. , refrattaria alla ragione, inadatta a un contesto democratica,  pare accertato che si tratti di quella parte del popolino che parla a suon di borborigmi e flatulenze, seppur rappresentato da testate e opinionisti impegnati a rafforzare la narrazione dello scontro di civiltà, per concretizzare un nemico/bersaglio di malessere e risentimento e per legittimare misure repressive contro terroristi che invece di prendere comodi airbus e farsi proteggere da servizi e polizie, arriverebbero qui coi barconi annidandosi in tetre periferie da dove ordirebbero intrighi e attentati.

Anche il loro testimonial di punta pare aver rivisitato gran parte della sua paccottiglia propagandistica, limitandosi alla salvaguardia degli attori principali del presepe, del bue e dell’asinello e dei pastorelli ma non dei magi in odor di meticciato, aprendosi al terzo mondo interno al di sotto del sacro fiume. Ma soprattutto abbracciando quella forma di accoglienza già molto praticata dai governi del passato e anche dai papi del presente che consiste nel recarsi ginocchioni a vendersi i gioielli di famiglia, i nostri beni comuni cioè, perché se non patisci la discriminazione contro i neri essendo Cassius Clay, non devi sopportare la xenofobia se sei un emiro o uno sceicco e ti puoi permettere come nel caso del Qatar di farti appioppare una “sòla” prestigiosa comprandoti per 2 miliardi i grattacieli di Porta Nuova a Milano, come sigillo su una serie di investimenti in Italia, quote azionarie di aziende del settore immobiliare, nei grandi alberghi dalla Costa Smeralda,  nel settore del “ lusso” con Valentino e altri marchi, nei trasporti aerei  con Air Italy, ex Meridiana, e pure nella sanità con l’Ospedale ipertecnologico di Olbia, nato all’ombra degli scandali di Don Luigi Verzè, generosamente concesso in cambio di una legge urbanistica regionale confezionata su  misura degli interessi immobiliari dell’emirato in Costa Smeralda, in modo da siglare a un tempo la pace  tra le grandi religioni e l’integrazione tra la privatizzazione completa del servizio sanitario e dell’edilizia.

Pare che le missioni dei nostri governanti di ieri e di oggi, recassero anche un messaggio ad alto contenuto umanitario: la speranza che l’apertura di Doha al mondo contribuisca, con il nostro esempio, a “migliorare le  condizioni dei lavoratori stranieri ridotti in condizione di schiavitù nei lavori per la realizzazione delle infrastrutture del Mondiale 2022” (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2019/01/11/gli-ultras-dellultimo-stadio/ ),  come non ha mancato di sottolineare il nostro ambasciatore in margine agli ultimi incontri bilaterali in Qatar e a Roma. Una meta quest’ultima che gradisce particolarmente come destinazione turistica, dividendo i suoi interessi con l’altra capitale, quello morale, impegnata nell’acquisizione di hotel di lusso, tra i quali il Saint Regis, l’Excelsior e l’Intercontinental, contendendoli ai fondi del Dubai che si è aggiudicato il Grand Hotel di Via Veneto

Pecunia non olet soprattutto se profuma di petrolio, e pure Salvini ha rimosso con la sua abituale discrezione e compostezza le accuse rivolte in passato all’emirato e pure al suo fondo sovrano, il Qatar Investment Authority, un patrimonio da spendere di 335 miliardi di euro, di avere rapporti continuativi e di fornire quattrini, protezione e aiuto ai Fratelli musulmani, supportando da anni gruppi terroristici in Nord Africa e in Medio Oriente, dalla Libia alla Siria passando per Egitto ed Iraq.  E pure le raccomandazioni contenute in un disegno di legge presentato dal suo partito concernente il finanziamento e la realizzazione di edifici destinati all’esercizio dei culti ammessi, nel quale si invitava a riservare  particolare vigilanza in merito  ai finanziamenti esteri per la costruzione di moschee, dedicando attenzione speciale per quelli della Qatar Charity Foundation, che destina in media al nostro Paese circa sei milioni di euro ogni anno a quello scopo. Si vede che  lo sterco del diavolo rende tutti fratelli, anche di quelli “musulmani”.

Eh si basta non essere molesti beduini che vendono parei sulle spiagge, basta non stare a arrostire kebab mortificando il decoro delle nostre città d’arte, che subito si diventa desiderabili partner. Vale la pena di ricordare i viaggi di Marino per cercare “mecenati” con la brochure dei gioielli di famiglia in valigia, la missione di Letta, molto più sereno dopo aver portato a casa un’alleanza tra Cassa depositi e prestiti  e il Kuwait Investment Authority (Kia) “per dar vita a FSI Investimenti SpA con un patrimonio di  2,185 miliardi di euro”, per facilitare la penetrazione di Q8 che gestisce più di 3.500 distributori in tutta Italia ma soprattutto l’acquisizione di una quota di Poste italiane. Robetta rispetto alla presenza libica nel nostro Paese, barcollante sotto il peso degli eventi ma che conta ancora  Tamoil ma pure quote in Leonardo -Finmeccanica e in Enel, in Ubi Banca, nella Abc Bank e nella Popolare di Milano, mentre il Qatar è presente in Mediobanca e attraverso la casa madre London Stock Exchange, nel controllo (10,3%). di Piazza Affari insieme alla Borsa di Dubai, che possiede il 17,4% del capitale. Non c’è da stupirsi d’altra parte, se anche in questo eseguiamo gli ordini e seguiamo le indicazioni dell’impero in declino, perfino nelle mode, tanto che in ritardo da bravi provinciali colonizzati perfino nell’immaginario, sogniamo un front line di Milano copiato da Dubai, se siamo compiaciuti delle nostre fortune nell’export vendendo le armi di fabbricazione nostrana (abbiamo venduto a Doha sette navi da guerra Fincantieri per 4 miliardi di euro, 28 elicotteri NH 90 (ex Agusta Westland) per 3 miliardi di euro, e è stata siglata un’intesa da oltre 6 miliardi di euro per 24 caccia Typhoon del consorzio Eurofighter, di cui Leonardo-Finmeccanica ha una quota del 36 per cento. Aerei che per altro sono stati venduti anche all’Arabia Saudita) o concedendo i nostri siti a chi sperimenta ordigni da adottare nelle guerre mosse contro quelli che cercano rifugio da noi, come in un orrendo uruboro che si morde la coda e si avvelena.

 

.