2740476Se per caso non fosse chiaro che in Venezuela è in scena l’ultimo atto di un golpe lungo e tentato più volte sia partendo dalla piazza che dal Palazzo, se non fossero saltate fuori le trame segrete di Washington con i pizzini di Trump e i suoi complici e se non fosse abbastanza vergognoso l’atteggiamento allo stesso tempo tracotante e servile di Bruxelles, per capire il senso profondo di ciò che sta accadendo basta dire che la Banca d’Inghilterra – su pressione americana – si è rifiutata di restituire al Venezuela 1,2 miliardi in oro che si trovano nelle sue casse. Questa volta l’arma principale è l’assedio finanziario e anzi il Segretario di Stato Michael Pompeo e il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton che sono all’origine di questa operazione stanno cercando di bloccare gli altri sette miliardi di riserve della Banca centrale venezuelana, molti dei quali pare si trovino in Turchia. Tutti fondi che comunque non torneranno più, perché chi si è amico dei ladri viene derubato.

Ora prima ancora di domandarsi a che titolo Madrid, Parigi e Berlino minaccino di riconoscere il carneade Juan Guaido – nullità washintoniana  tirata fuori dal cilindro della segreteria di stato – come presidente se non ci saranno elezioni a breve termine e prima ancora di domandarsi a quale tipo di democrazia fasulla tutto questo faccia riferimento, occorre  chiedersi alcune cose riguardo a questi fondi e a questi denari  che si cerca di bloccare come del resto si è già fatto in passato con 2,6 miliardi dollari nel tentativo peraltro abbastanza riuscito di affamare il Venezuela e cacciare Maduro che è un bastone tra le ruote degli affari petroliferi e una vergogna per l’ordine neoliberista. A quale titolo una banca si appropria di beni depositati dai suoi clienti? In base a quale mandato internazionale che non potrebbe che derivare dall’Onu? O in base quale altra motivazione? Che fine ha fatto quel libero mercato che viene proiettato come un’ombra cinese sigli schermi dell’uomo della strada per meglio spogliarlo? Non è dato saperlo perché ad ogni legittima domanda viene opposto un no comment di cui tutti si accontentano, senza insistere  anche se è evidente che si assiste a una manovra di tipo arancione, ma questa volta ancora peggiore di quella vista in Ucraina e abbastanza simile nella struttura di base alle imprese di Hitler in Centro Europa prima della guerra.

Ma la cosa più inquietante è che le forze e le aree che prima di tutto dovrebbero porsi queste domande fondamentali, anzi decisive per il futuro balbettano o tacciono non senza qualche borborismo riguardo alle forzature istituzionali di Maduro quando ci troviamo di fronte a un signor nessuno che si è autoproclamato presidente per volontà di Washington, senza alcuna elezione. Queste forze che ormai fanno puro onanismo ideologico, occasionale ed erratico, paventano il fascismo quando conviene tanto per far vedere che sono vive però non lo vedono affatto quando agisce apertamente e scompaiono nel nulla e nel silenzio ogni qualvolta si richiede una scelta di campo significativa e non soltanto una petitio principii che si mantiene a tre metri dal cielo della realtà: non rappresentano più nessuno, nemmeno se stesse. Sono come Totò Merumeni di Gozzano:  “l’analisi e il sofisma fecero di quest’uomo/ ciò che le fiamme fanno d’un edificio al vento”. Per essere più grevi si potrebbe dire che certe pratiche autoreferenti rendono ciechi.

Questa è una delle ragioni per cui sono convinto che nei Paesi occidentali non esistono più le condizioni per risolvere con qualche efficacia i problemi sociali causa ed effetto insieme della caduta della democrazia, non comunque attraverso i soli sistemi parlamentari le cui logiche di rappresentanza sono state profondamente alterate dalla concentrazione dei media e dal potere effettivo in poche mani. Le oligarchie potranno essere scalzate solo se le battaglie, laddove divampano, saranno accompagnate da profonde mutazioni degli assetti geopolitici capaci di minare dall’interno gli assetti del sistema, i suoi presupposti e il dominio delle attuali elites. Da questo punto di vista – tornando al Venezuela – sono più importanti per Maduro e per un minimo di efficacia le prese di posizione di Russia, Cina e Turchia contro un tentativo di golpe che non le agitazioni di queste anime buone del Sezuan che non riescono ad uscire dalla comoda fiaba in cui sono rimaste prigioniere.