Supponiamo che a Natale vi abbiano regalato un gioco da tavolo, ma che considerandolo qualcosa di vecchio lo abbiate snobbato e messo in un cassetto. Poi capitandovi in mano vi rendere conto di aver sbagliato perché si tratta in sostanza di un puzzle rivoluzionario: le varie tessere vanno incontro a una deformazione tridimensionale costante e complessa, dovuta al tempo, ai colori, all’influenza delle tessere vicine per cui non si saldano più perfettamente come prima dando origine a un unico disegno bidimensionale stabilito dal fabbricante, ma possono avere esiti difficilmente prevedibili. Per quanto possa sembrare strano questo è proprio il passaggio storico – ideologico dal quale siamo attraversati o meglio del quale cominciamo ad accorgerci.
Dopo la caduta del muro di Berlino e la conseguente “fine della storia” la visione neo liberista era quella di un mondo collegato saldamente a un centro imperiale che dettava la mappa e da un pensiero unico che rappresentava la sola realtà possibile, la direzione obbligata. Insomma una sorta di paradossale determinismo storico economico invertito rispetto al marxismo o almeno a quello diciamo così scolastico e di una visione organicistica più che olistica delle cose. Questa struttura che veniva replicata ai vari livelli di aggregazione politico – economica, non doveva fare altro che assorbire le aree non ancora arrivate all’approdo del capitalismo totale, con le buone dell’egemonia culturale, con i mass media via via sempre più mono linguistici e nei casi più difficili con la forza il cui uso era comunque giustificabile visto il fine. La crisi economica del 2008, non soltanto inaspettata nelle sue dimensioni, ma anche ” impossibile” dal punto di vista della teoria è stato un vero choc perché non solo ha svelato l’inconsistenza dell’ideologia su cui reggeva la rivoluzione neoliberista, ma ha anche costretto a considerare che “la conversione” al sistema non era scontata e inevitabile, ma doveva essere imposta dalle elites che ne beneficiavano come cacciatori e raccoglitori di capitale.
La mutazione è stata visibilissima nelle imprese belliche della stagione obamiana e successivamente nella progressiva disgregazione di quegli strumenti che avrebbero dovuto essere l’incastellatura portante del sistema a causa delle reazioni alla crescita delle disuguaglianze, all’impoverimento collettivo, alla distruzione dei diritti del lavoro e di cittadinanza. La brexit e Trump sono stati il sintomo della multipolarizzazione incipiente, della dialettica tra un occidente dominato dal mercato in ogni sua intima fibra, tanto che esso non prevede nemmeno vere e proprie sovrastrutture ma soltanto particolari ambiti di azione diretta e una variegato Altro che si è stagliato sullo sfondo. Le difficoltà incontrate dai famosi trattati commerciali che dovevano completare l’opera di controllo del capitale sono stati un altro sintomo di allarme per le oligarchie di comando che ci stanno provando comunque a farle passare. Il risultato è un aumento vertiginoso di rapporti rapporti bilaterali complessi che vanno a sostituire le precedenti strutture organiche: un esempio di scuola, tanto per non rimanere nell’astratto è il famoso Nordstream 2, il gasdotto che dovrebbe portare il metano direttamente dalla Russia in Germania. Berlino da una parte sembra inflessibile nel sostenere il diktat Usa delle sanzioni contro Mosca, colpevole di aver resistito alla folle avventura Ucraina e di aver rotto le uova nel paniera in Siria, ma dall’altro è convinta di essere nel suo buon diritto nell’intrattenere rapporti speciali con la Russia, lasciando che altri Paesi dell’Unione si trovino a fare i conti delle imposizioni di Washington.
Siamo insomma nel bel mezzo di un cambiamento, dove lo scontro tra passato e futuro creano non poche ambiguità, ma nel quale l’Europa, almeno nella struttura che si è data, appare ormai come un dinosauro dopo la caduta del meteorite. Il mondo che si annuncia non è né quello della guerra fredda, ideologicamente diviso in due fronti, né quello del monolitismo neo liberista guidato dagli Usa, ma nemmeno quello dei mercati rigidamente chiusi: è quasi ovvio che una costruzione nata su questi presupposti e malignamente evolutasi con essi, oggi sia in una profonda crisi sia politica a causa dei disastri epocali provocati dalle politiche austeritarie, sia geopolitica vista la diversità di interessi e di rapporti che esistono fra i vari membri e che adesso stanno rientrando in gioco. Il puzzle sta cambiando e chi non si prepara a cambiare rimarrà con le tessere in mano.
Si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/togo-guinea-e-ue-le-prove-della-trappola-del-franco-cfa/
E’ interessante notare come Banca Mondiale e FMI, nate ufficialmente con lo scopo di aiutare i Paesi in via di sviluppo, siano stati trasformate dall’elite USA nel rullo compressore del sistema mondiale neoliberista.
Prendiamo l’esempio della Somalia, una nazione la cui economia era fondata sul baratto tra pastori nomadi e agricoltori e che divenne oggetto delle attenzioni delle istituzioni controllate dal ceto dominante occidentale, interessato alla distruzione dell’agricoltura africana e all’immissione dei pèropri prodotti agricoli.
L’autosufficienza nella produzione alimentare venne mantenuta fino alla fine degli anni ’70, quando FMI e BM imposero a Siad Barre i loro piani di ristrutturazione economica.
Questi piani, insieme alla svalutazione della moneta somala fecero schizzare in alto i prezzi del carburante, dei concimi e dei servizi.
La deregolamentazione del mercato del grano provocò l’immissione dall’estero di prodotti americani di qualità scadente e resero lo Stato dipendente dalle importazioni.
Venne poi smantellato lo Stato Sociale con il licenziamento dei dipendenti pubblici, il taglio di stipendi e pensioni oltre che della scuola e della sanità.
Vennero privatizzati i servizi veterinari e la gestione delle risorse idriche, la qual cosa portò al crollo del settore della pastorizia.
Con la decimazione delle mandrie e la riduzione alla fame dei pastori nomadi i produttori di cereali iniziarono a vendere o a barattare il frumento per pochi capi di bestiame.
Il crollo dei salari in valuta estera dovuto al declino delle esportazioni e delle rimesse di bestiame pesò sulla bilancia dei pagamenti e sulle finanze del Paese, provocando il fallimento economico e sociale del governo conclusosi con la fuga di Siad Barre e l’inizio della guerra civile.
Fu un episodio che servì ai tecnocrati dell’elite globalista per studiare il modo migliore per distruggere i piccoli produttori locali e rendere l’Africa dipendente dall’estero per la sopravvivenza alimentare.
Una volta provata l’efficacia dell’esperimento, questo venne applicato molte altre volte, perchè l’obiettivo primario e più ambizioso dell’elite transnazionale è il controllo delle risorse alimentari del pianeta: il vero potere assoluto.
siad barre aveva studiato a firenze,era diventato ufficiale dei cartabinieri, fu insediato soprattutto grazie ai servizi segreti italiani, per questo mise a disposizione dell’ iri un paio di basi sulla costa somala
gli italiani, nel 1977, lo incoraggiarono ad ad intraprendere la guerra in ogaden, contro l’etiopia di menghistu, , indebolendo il governo rivoluzionario che, segnava un importante sciluppo economico e civile ( caso raro tragli alleati dell’urss)
l’italia forni a barre anche prestiti per affrontare gi eventi belici, , inoltre politci italiani rivedicarono un rapporto preferenziale con la ex colonia, , la cui costa forniva importanti hub commerciali e militati risalendo in direzione di suez
poi certo, il pesce piu grande mangia quello piu piccolo, ma l’italia sia pur dovedosi barcamenare tra le potenze maggiori, e, necessariaente col permesso del pescecane principe statunitense, un suo ruolo imperialistico se lo è sempre ritagliato
il simplicissimus propone spesso un ben strano ragionamento, fin quando c’era la unione sovietica il capitalismo occidentale doveva concedere qualcosa alle classi subalterne, crollata l’ urss questo capitalisno ha imposto superiori livelli di sfruttamento e di rapina attraverso il neoliberismo
A prendere per buona la premessa, vuol dire che era stata neessaria tutta la potenza intimidatoria del blocco comunista, ed anche delle sinergie che le classi subalterne dei paesi capitalistici avrebbero potuto stabilire con il mondo d’oltre cortina, per spingere il capitalismo occidentale a rispettare un pò di più le esigenze popolari
se questa è l’analisi, allora risulta incomprensibile come, secondo il simplicissimus, fenomeni come il governo legastellato, o esperienze paragonabili, possano mai mutare gli equilibri favore delle masse popolari
Ad es, uno come di maio, e li movimento che ha dietro, pensano che non vi è alcuna differenza di interessi tra capitale e lavoro, ( e chi regiona così fa il gioco del piu forte, cioè del capitale). Ed allora, come ci si può aspettare che gente così intimidisca il capitale, facendolo tornare ad un atteggiamento piu favorevole alle classi popolari ?
Proprio a partire dal ruolo che mr minutolo attribuisce alla ex unione sovietica, diventa chiaro quanto sia falsità ideologica pensare, come poi fa il simplicissimus,. che qualcosa possa mutare in meglio senza che si sviluppi un fortissimo movimento di classe
E poi, sempre a seguire il simplicissimus, il benessere pregresso nostro dipendeva dalla pressione esercitata verso di noi dalla unione sovietica, cioè da un potere esterno a noi
Oggi il nostro malessere ed impoverimento dipende, dice mister minutolo, da elites ancch’esse esterne a noi, n effetti dentro la famosa elite mondialista il blogger non cita mai il terzo degli italiani che si è arricchito a danno dei connazionali, ne egli li denuncia in alcun modo
La colpa e sempre e solo del mondo esterno ? A chi giova questo atteggiamento ? In tutta evidenza giova a quel terzo degli italiani che ha avocato a se tutto il reddito prodotto in italia negli ultimi decennii (relazione oxfarm , dati stat, chi piu ne ha piu ne metta)
probabilmente sarà per questo che il simplicissimus aborre tutto quello che sa di posizione di classe, ed ha invece appoggiato tutte le finte rivoluzioni che si sono succedute negli anni, ad es di maio salvini. , hollande a suo tempo, trump, e via dicendo. Consapevolmente o no, fa il gioco di quel terzo degli italiani, e della elite mondialista di cui tale terzo degli italiani fa parte
“Consapevolmente o no, fa il gioco di quel terzo degli italiani, e della elite mondialista di cui tale terzo degli italiani fa parte”
Pure le classi subalterne italiane, divise praticamente su tutto con mille particolarismi e altamente disorganizzate fanno il gioco dell’oligarchia itaGliana.
Il non voler ad ogni costo sentire parlare di popolo e patria ( come fanno ad esempio i gilet jaunes, i cui inno è quello nazionale…) da parte di certi sinistrati italiani,fa il gioco delle oligarchie, le quali hanno buon gioco a dividere ed etichettare eventuali ribellioni come di minoranze , magari di facinorosi, ed arrivati a quel punto qualsiasi sgangherato gruppo sinistrato sarebbe già disintegrato in itaGlia.
Da Da Da, Aha aha aha
Was ist los mit dir, mein Schatz? Aha
Geht es immer nur bergab? Aha
Da Da Da, Aha aha aha
e qui:
Si può leggere:
https://www.avvenire.it/economia/pagine/oxfam-26-persone-detengono-tanto-denaro-quanto-meta-dell-umanita
I rappresentanti dell’elite globalista riuniti a Davos avvisano i popoli del mondo che sono in arrivo turbolenze imprevedibili.
“L’ordine americano è finito e non sappiamo quale sarà il prossimo ordine”, ha affermato Ian Bremmer, fondatore dell’Eurasia Group. “È un periodo molto più pericoloso e caotico quello in cui stiamo entrando”.
Come se l’epoca caratterizzata dal delirio di onnipotenza dell’establishment angloamericano, con milioni di morti e di profughi in fuga per il pianeta, fosse stata un’era di pace e prosperità.
Ma forse, questi signori sono davvero convinti di essere l’unica speranza per l’umanità in crisi.
Un esempio interessante di espansione del sistema neoliberista da parte del centro imperiale americano è la crisi jugoslava dei primi anni ’90.
Nel 1989 il presidente George Bush sr., succeduto l’anno prima a Reagan, convocò il primo ministro jugoslavo Ante Marković, per costringerlo a smantellare l’assetto politico ed economico vigente in favore di un sistema democratico fondato sull’economia di mercato, pena l’estromissione della Jugoslavia dal circuito finanziario della Banca Mondiale e del Fmi.
Una volta ottenuto l’assenso di Belgrado, il Fmi erogò un prestito necessario a finanziare la conversione economica della Jugoslavia, da attuare mediante l’implementazione di un rigido programma di austerità, comprensivo di una drastica contrazione dei salari ai lavoratori e dei sussidi alle industrie, di un poderoso taglio dei dipendenti pubblici, della privatizzazione delle aziende statali e della svalutazione della moneta. Nell’arco del primo semestre del 1990 si intravidero i primi risultati della shock therapy, con un aumento esorbitante dell’inflazione e un crollo dei salari pari al 41%.
Nei nove mesi che vanno dal gennaio al settembre 1990, la ricetta applicata dal Fmi fece sì che ben 889 aziende venissero sottoposte a procedure fallimentari e oltre 500.000 lavoratori perdessero la propria occupazione.
Con la Banca Centrale jugoslava commissariata dal Fmi, lo Stato fu inoltre privato della facoltà finanziare i programmi economici e d’intervento sociale.
Le entrate fiscali che sarebbero dovute essere trasferite alle varie repubbliche e province autonome furono invece impiegate per onorare il debito estero precedentemente contratto, come imposto dalla Banca Mondiale.
Come scrive in proposito il professor Michel Chossudovsky, «con un solo colpo i riformatori avevano preparato il crollo finale della struttura fiscale federale della Jugoslavia e ferito mortalmente le sue istituzioni politiche federali. Tagliando le arterie finanziarie tra Belgrado e le repubbliche, le riforme alimentarono tendenze secessioniste basate sia su fattori economici sia su divisioni etniche, creando una situazione di “secessione de facto” delle repubbliche».
https://www.enzopennetta.it/2017/12/guerra-jugoslava-cronache-di-una-catastrofe-preparata-a-tavolino/
questo è giustissimo, gli stati territoriali della jugoslavia, ad es croazia, slovenia, pagavano le tase allo stato federale, ma questo non poteva redistribuirle sui territori secondouna logica di sistema, dovevano essere il saldo per i creditori
ciò porto le repubbiche piu ricche a volersi staccare dallo stato federale, pensando che cos’ non avrebbero pagato per quelle piu povere, laddove una redistribuzione secondo una logica di sistema aveva fino ad allora evitato questo problema. Se lo stato federale a avesse potuto fare una propria politica economica, anche di austerità, ma complessiva, e solo in seconda battuta onorare i debiti, allora la solidarietà ra le repubbliche jugoslavenon sarebbe venuta meno
quando slovenia e croazia si dichiararono indipendenti, un atto che poteva esaurirsi in una ampia ristutturazione dello stato federale, il vaticano , e poi la germania, furono lestissimi a riconoscere i nuovi stati indipendenti, il vaticano per antica attitudine ostile alle forme sociali estraneee al capitalismo occidentale, la germania per avere delle colonie alle porte ( giacimenti di forza lavoro, etc )
tra l’altro, le famose pulizie etniche attribuite ai serbi, erano collegate alla ostilità del governo bosniaco guidato da alija itzebegovich verso i serbi dellabosnia, risalenti a prima della guerra con la serbia, e culminate nel periodo bellico con la cacciata di 600 000 serbi,
Cosa che avvenne, in misura minore, nella parte della kraijna facente parte della croazia dalla Kraijna, ma per queste cose il tribunale imperialista dellaia non haipunito nessuno