Ogni tanto sarebbe un’ottima cosa chiedersi cos’è il fascismo anche per giudicare la consistenza di quell’antifascismo elitario divampato dopo le elezioni da parte di chi ha taciuto sulle prebende date a Casa Pound o sul mausoleo eretto a onore del maresciallo Graziani, di chi ha ingoiato senza troppi dolori di stomaco l’equiparazione tra partigiani e milizie di Salò fatta a suo tempo dalla terza carica dello Stato o il progressivo svuotamento giurisprudenziale della legislazione che colpisce l’apologia o la rifondazione di partiti di ispirazione fascista. Si perché nel migliore dei casi questo antifascismo è quantomeno pateticamente arretrato, così confuso da non capire da quale parte arriva il pericolo.
Com’è noto una caratteristica del fascismo di ogni tipo è l’inquadramento specifico dei più giovani in opportune organizzazioni formative in modo da garantirsi un consenso a lungo termine ed è proprio quello che fa il liberismo. Certo non ha i balilla o la gioventù hitleriana, ma ha dalla sua il programmato sfascio della scuola pubblica, le sentine comunicative dell’imbarbarimento del gusto e i social media che cominciano ad essere utilizzati in maniera selettiva: Facebook e moschetto. Nei giorni scorsi è stato fortunosamente intercettato un rapporto inviato da Fb a un grosso inserzionista australiano nel quale il social si vanta (salvo poi la solita smentita di routine) di aver sviluppato strumenti per determinare quando gli adolescenti che utilizzano la propria rete si sentono insicuri, inutili o stressati, ovvero quando sono nel momenti ottimali per colpirli con una promozione micro-mirata. Questa tecnica si serve utilizzando parole chiave utilizzate nei diari, oppure le foto postate e altri tipi di parametri e si basa su studi che vengono portati avanti da università pubbliche (chiaramente sovvenzionate allo scopo) per identificare “i diversi modi in cui i consumatori resistono alla pubblicità e le tattiche che possono essere utilizzate per contrastare o evitare tale resistenza”. Tra questi modi ci sono quelli di “camuffare l’intento persuasivo o il mittente del messaggio” oppure di distrarre l’ attenzione utilizzando frasi confuse che rendono più difficile concentrarsi sulle intenzioni dell’inserzionista (tattica già felicemente usata in politica) o ancora “usare l’esaurimento cognitivo come tattica per ridurre la capacità dei consumatori di contestare i messaggi”.
Su questi temi esiste un’intera letteratura su come usare diversi trucchi per spingere al consumo o alla formazione di opinioni e chi pensa che si tratti solo di pubblicità è completamente fuori strada, perché le tecniche di persuasione di vario tipo vengono esplicitamente utilizzate in tutti i campi per spostare l’asse dell’attenzione o catturala o provocare reazioni emotive così forti da interrompere l’analisi logica delle cose o supportare convinzioni prive di qualsiasi dimostrabilità effettiva o realtà concreta. Alla fine si tratta di arrestare la capacità di pensiero personale e indipendente, di imporre modelli e linguaggi, insomma di ostacolare le facoltà di analisi e scelta. Un tecnologo di nome Ramsay Brown, co-fondatore, Dopamine Labs che ha lavorato per Apple, Google e Facebook in maniera che queste multinazionali sfruttassero a pieno le neuroscienze ha dichiarato qualche mese fa: “Abbiamo la capacità di utilizzare alcune manopole in un cruscotto di apprendimento automatico che stiamo costruendo e in tutto il mondo centinaia di migliaia di persone cambieranno silenziosamente il loro comportamento in modi che, a loro insaputa, divengono una seconda natura, ma sono in effetti indotti “. In pratica si tratta di creare una sorta di dipendenza simile a quella chimica, una reazione automatica a certe interazioni, per evidenziare alcune cose e relegarne altre ai margini del discorso, in maniera così condizionante che impedisce di pensare o anche se lascia spazio alla riflessione la rende inefficace, marginale ed effimera visto che poi si ricade nel medesimo buco nero. Insomma andiamo sempre più precipitando nel Granfe fratello, ma non secondo le modalità immaginate da Orwell, ma lungo la strada delineata da una visione distopica meno conosciuta, quella di Aldous Huxley in The brave new world, conosciuto come iI mondo nuovo in italiano nel quale il produttivismo, il consumo e il controllo mentale, il desiderio e il pensiero costruito sono la chiave di volta del potere.
E non se ne esce. anche questo post sarà letto su Facebook e su altri social e non sarà altro che un invisibile mulinello dentro la corrente.
Si può leggere:
https://www.carmillaonline.com/2019/01/13/il-cazzaro-della-marmotta/
Bel post. Sono almeno 10 anni che dico che Huxley è ben oltre la distopia orwelliana. Perché da una distopia si cerca di sfuggire e ribellarsi mentre da un Mondo che ti riempie di cose “divertenti” come la rete e il consumismo, con adeguato lavaggio del cervello che ti fa sembrare normale la sofferenza altrui, l’ingiustizia e l’inquinamento, non si vuole fuggire. Ci si vuole adeguare, con invidia e cattiveria.
Huxley scrisse queste cose ben oltre 20 anni prima di Orwell.
Quello di Huxley può essere il punto di vista distopico borghese, quella di Orwell come distopia può essere più vicina a quella delle classi subalterne…Non è detto che una distopia escluda l’altra a seconda delle classi sociali.
Conformismo che spesso fa rima con familismo.
“Ci si vuole adeguare, con invidia e cattiveria.”
Penso che questo tipo di conformismo in itaGlia esista da almeno 40 anni… o forse da sempre… ma non è l’itaGlia quella che fa figo vestirsi di marca ( e se gli altri stanno male, crepino…) , tanto per dire ?
Il sindacato Non si è conformato ai dettami del turbo capitalismo , contro i diritti dei lavoratori ?
Forse l’itaGliano è proprio i prototipo dell’aspirante conformista (perverso…)…meglio prenderla alla leggera:
in itaGlia in (pseudo..) cambiamento socio-politico-economico lo si vorrebbe ottenere per tramite sistemi elettorali taroccati o semi taroccati, in Francia tramite movimenti dal basso ( senza buffoni come leader politici…), mah:
Si può vedere:
Questo signore non ciancia genericamente di lotta di classe:
Il signore qui sopra parla di contrastare l’oligarchia privilegiata… toh, quello di cui parlo io, in vario modo, da circa 9-10 anni.
Qui sopra detto componete dei GJ, invoca dei referendum popolare… il referendum popolare qui in italia è solo abrogativo contro le leggi… quello contro l’abrogazione dell’art. 18 ha fallito NON si Sa bene con quali motivazioni ( POLITICANTI? o giuridiche) della consulta… ecco dette MOTIVAZIONI NON SI RIESCONO A TROVARE NEMMENO NEL WEB… in questo blog NON si è mai tentato di fare luce su dette motivazioni, quasi non importasse nulla di ciò ai 2 bloggers.