Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ha mantenuto la promessa che aveva fatto nel momento della sconfitta elettorale di marzo, il leader di Forze Nuova: comunque vada non vi abbandoneremo. Non sono tornati, ci sono sempre stati. E non si può dire che – proprio come gli ultras nelle cui compagini hanno trovato “forze nuove” da affiliare – non siano irriducibili ambedue i target guardati da sempre con indulgenza, gli uni patetici avanzi del passato che non possono incutere timore, gli altri entusiasti aficionados delle squadre del cuore forse un po’ troppo esuberanti, ma si sa alla passione calcistica non si comanda.
E infatti il Ministro dell’Interno sui primi spende qualche vaga parola di deplorazione sbadigliando per la noia, coi secondi invece ribadisce di voler aprire proficui negoziati. E in buona compagnia se perfino lo spaventapasseri messo da governi passati a intimidire l’illegalità economica e non solo, ritiene che sia eccessivo, se non controproducente, emarginare una squadra per i cori razzisti dei suoi fan.
È sempre la solita storia.
Dalla Liberazione in poi, sentiamo dire che non è ragionevole criminalizzare certe tipologie di crimini e reati, e che si fa peggio: per carità, li si trasforma in vittime e perseguitati, li si isola dal consorzio civile persuadendoli a organizzarsi in gruppo per difendersi dalla democrazia, alla quale invece si affezioneranno se pratichiamo tolleranza e indulgenza.
Dalla Liberazione in poi e con sempre maggiore protervia si è percorsa la strada della normalizzazione del fenomeno e della sua integrazione nel sistema. Basta ricordare i tentativi anche giuridici di parificare i caduti delle due parti, resistenti e ragazzi di Salò, e la legittimazione di questi ultimi come piccoli eroi ispirati da un credo quindi esonerati da colpe, da parte di un’alta carica dello Stato, basta ricordare che a una delle formazioni più attive del neofascismo è stato regalato un immobile, basta ricordare gli inviti a colloquiare alla feste dell’Unità, o gli sdoganamenti infervorati di sindacaliste presenti a ogni trasmissione Rai, o la visibilità concessa alla celebrata nipote in veste di irrinunciabile energumena alla pari con Sgarbi, e perfino l’accolita di supporter ambosessi della ex direttrice del Secolo d’Italia promossa a libera pensatrice. Ma mica è solo un problema dell’informazione, che si accorge del pericolo nero solo quando mena due addetti ai lavori, mica è solo una caratteristica della stampa cadere dal pero per la sorpresa con la quale si accolgono avvenimenti a lungo preparati e prevedibili, quasi fossero incidenti della storia o peggio accadimenti naturali, fulmini a ciel sereno, terremoti, eruzioni.
Basterebbe ripercorrere le carriere francamente resistibili dei leader delle formazioni fasciste per non essere colti alla sprovvista dallo loro ridondante espressività, tra contatti e probabile, anzi accertato, sostegno al terrorismo nero, i loro curricula di pestatori, l’attivismo paramilitare proseguito anche durante esili forzati.
Bastava quello per esigere che venisse applicata la legge sull’apologia di reato, mentre si sa che qualcuno, nemmeno un oscuro cittadino qualunque, ma un ex europarlamentare, denunciato per calunnia per aver definito fascista una loro illustre figura di rilievo è stato condannato. Bastava quello per non permettere un’adunata in un cimitero in memoria di quelli che Repubblica ancora oggi definisce “martiri fascisti”, per non consentire che venissero organizzate kermesse commemorative a Musocco e pure festival musicali nazi rock nella città del sindaco Sala oggi in prima linea contro l’ossesso istituzionale.
Eh si bastava fare il minimo sindacale della vigilanza democratica, bastava applicare le leggi senza adottarne di nuove come aveva postulato un altro invasato alla Camera.
E non è certo un caso se così non è avvenuto, se fino ad oggi comportamenti, atti, slogan, propaganda, alleanze d’impresa non troppo temporanee (pensiamo alla militanza dei protagonisti di Mafia Capitale, alle infiltrazioni che più nere non si può nei club, a certe presenze politicamente manifeste in organizzazioni malavitose) sono stati sottovalutati, tollerati, autorizzati.
Mentre ora improvvisamente se ne comprende e condanna la portata e la pressione fisica e morale, il tremendo pericolo per la coesione sociale, gli attentati alla solidarietà e alla libera espressione che rappresentano e che in pochi abbiamo da sempre denunciato.
Perché a differenza del popolo degli sconcertati e degli sbalorditi, qualcuno sapeva che quella era la superficie del fango tossico, lo strato visibile, vezzeggiato e favorito perché al di sotto di quella copertura si demoliva quello che era stato costruito con un riscatto di popolo che si era battuto non solo per la liberazione dal nazismo e fascismo, bensì per rovesciare i rapporti di forza e per introdurre principi di libertà, giustizia, uguaglianza, perché al di sotto di quelle esibizioni arcaiche si doveva nascondere la brutalità del neoliberismo, l’ipocrisia di un progressismo feroce solo con chi ostacola coi suoi bisogni la crescita e i privilegi acquisiti di chi già ha, vuole sempre di più.
Non può avere autorevolezza il mantra di chi dice che il fascismo è ignoranza, che occorrono istruzione e cultura se poi introduce la Buona Scuola, penalizza la didattica pubblica, favorisce gli istituti privati e le disuguaglianza all’interno delle classi, premiando chi può pagarsi l’accesso a servizi e insegnamenti, chi ha svuotato e umiliato il lavoro più importante che c’è, quello del docente, chi ha fatto regredire lo studio e il sapere a tirocinio per un’occupazione sempre più gregaria e precaria. O quello di chi predica il rispetto della legalità e ha fatto dell’interesse privato e del profitto la finalità unica di provvedimenti e norme, fino a produrre, più che leggi che autorizzano la corruzione, l’autorizzazione alla corruzione e la corruzione delle regole, come avviene con le grandi opere e i grandi eventi. O anche quello di chi dalla poltrona di intoccabile esercita la disubbidienza come virtù solo quando non lede gli interessi e non sconvolge gli equilibri aberranti del sistema, quando cioè normalizza l’anormale: guerre di conquista e saccheggio, morte, fame, bombe, attraverso la carità, che toglie responsabilità e scarica le coscienze.
Uno storico ha scritto in un libro famoso e controverso che la Resistenza è stata una guerra civile. Credo lo sia stata, perché chi ha combattuto voleva non la tutela di una civiltà di parte, di etnia, di area, di tradizione, di cultura perché abbiano il sopravvento su altre, ma quella del rispetto, dell’uguaglianza, della possibilità per tutti di veder soddisfatti bisogni e realizzati talenti.
Chi ci rappresenta quella civiltà non la conosce, non la vuole, non la persegue, al servizio volontario o coatto dei padroni del vapore e delle ferriere, e oggi più che mai se quel fascismo che è una delle modalità violente, autoritarie e repressive con cui si impone l’ideologia che anima il totalitarismo contemporaneo, ha avuta vinta la partita di rendere tutti uguali in basso e nel peggio, rinunciatari di dignità, volontà, libertà e utopia, che spetta invece a noi riprenderci.
“esiste una internazionale deille destre e dei servizi deviati, in cui c’e anche la componente italiana, chissa perchè andrea z non vede mai il concorso delle elites italiane e pensa che tutto origini dall’estero”
Eh, senza nulla togliere a commenti anche buoni di andrea z, pure a Jorge capita di individuare correttamente i problemi.
Si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/aiutare-julian-assange-provateci/
Dal quale link :
“Il Potere rimane forte quando rimane nell’oscurità. Una volta esposto alla luce del sole esso comincia a evaporare”.
Questa frase fu scritta dal maggior politologo americano moderno nel 1983, Samuel P. Huntington
in passato ho pubblicato alcuni passi della relazione dei servizi segreti al parlamento, nei quali si menzionavano i rischi insurrezionalisti, con particolare interesse per i movimenti NO, Tri, Tav, Tap etc.. Quindi l’unica forma davvero presente e quasi strutturata di opposizione. Il colpo di stato c’è stato ed è quello neoliberista che ha soddisfatto l’esigenza di cancellare democrazia, rappresentanza, ceti intermedi e di togliere sovranità a Stati e popoli, che già ne avevano poca
sarò stato un colpo di stato (in senso tecnico non direi), ma interpretava la tendenza storica del capitalismo, quella che marx chiamava “progressivo immiserimento”, e che lei chiama cancellazione dei ceti intermedi ( ma si immiseriscono anche i proletari , ed a livello mondiale)
quanto al leader di terza posizione che si fece una posizione in inghilterra ritornando in italia a fondare forza nuova, era accusato dalla magistratura italiana di un concorso della strage della stazione di bologna, e fu per strani movimenti di ufficiali legati al sisde che potè riparare in inghilterra
esiste una internazionale deille destre e dei servizi deviati, in cui c’e anche la componente italiana, chissa perchè andrea z non vede mai il concorso delle elites italiane e pensa che tutto origini dall’estero
forse ricorderà che nei decenni passati l’argomento principe usato contro la teoria di marx era che non si era realizzato il progressivo immiserimento, questa cosa era il mantra di alberoni, sylos labini, norberto bobbio, sebastiano maffettone, gente a volte di livello a volte no, ma tutti a parlare sempre di questa cosa, una premessa imprescindibile prima di ogni altro riferimento al barbuto di treviri. Ed oggi ? Come mai questo argomento marxiano e diventato tabu proprio ora che rivela appieno la sua potenza euristica ?
“Uno storico ha scritto in un libro famoso e controverso che la Resistenza è stata una guerra civile. Credo lo sia stata, perché chi ha combattuto voleva non la tutela di una civiltà di parte, di etnia, di area, di tradizione, di cultura perché abbiano il sopravvento su altre, ma quella del rispetto, dell’uguaglianza, della possibilità per tutti di veder soddisfatti bisogni e realizzati talenti”. Ma avete studiato e state studiando la Resistenza? Avete capito di cosa state cianciando? Arrivate a comprendere che una combutta di paggi e cortigiane, scribi, servi del regime mediatico, provocatori, diffamatori a prestazione e psicobulli non dovrebbe temere solo qualche suppurazione folkfascista, ma anche la reazione di semplici democratici cittadini che si sono spaccati il cazzo di questa mafia informativa?
” semplici democratici cittadini che si sono spaccati il cazzo di questa mafia informativa?”
Può specificare questa definizione forte ma poco chiara ?
@Giordano, infatti io ho studiato e continuo a studiare. Lei invece mi pare scorra superficialmente qualche post, d’altra parte in linea con i target cui indirizza la sua riprovazione.. Ma ci spieghi, se ce la fa a superare il tetto di Twitter, cosa intende
“Chi ci rappresenta (con leggi elettorali porcata-acerbo e simili ??????) quella civiltà non la conosce”
A proposito del movimento neofascista menzionato nell’articolo, è interessante un pezzo del Guardian di alcuni anni fa, riportato da un blog italiano, che parla di connessioni con l’MI6, il mitico servizio segreto di Sua Maestà, secondo uno schema di destabilizzazione della nostra penisola perseguito da decenni dagli “amici”europei e americani.
https://web.archive.org/web/20081121120253/http://www.carmillaonline.com/archives/2004/05/000788print.html
caro Andrea Z. la stampa inglese si occupò infatti di oscure relazioni tra i servizi britannici e un famoso esule nero che aveva avviato misteriose attività imprenditoriali a Londra
Mi domando che senso abbia nel 2019 riesumare vecchi arnesi del periodo della “strategia della tensione” o dello “scontro tra opposti estremismi”.
Allora l’utilizzo da parte di forze esterne di certi movimenti era finalizzato a predisporre il terreno per un eventuale colpo di Stato o per rafforzare i partiti di governo.
Mi sembra che l’obiettivo attuale sia, invece, quello di screditare idee e programmi che, per quanto opinabili, sono certamente invisi ai poteri forti della globalizzazione.
Chiunque, anche con argomenti plausibili, si opponga, ad esempio, ai processi migratori potrebbe essere facilmente accomunato agli esponenti di movimenti estremisti.