Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ve li ricordate i polizieschi anni ’80, quando già i tentacoli della piovra si insinuavano in tutti gli interstizi della società, costruivano intere città comprando i politici che li favorivano, grazie al business mortale della droga? Ve li ricordate quegli anni, quando si mormorava che influenti leader e la loro cerchia – da Turati a Turatello, si diceva, gravitassero in ambienti tossici così come calciatori, vallette, cantanti, proprio mentre il Parlamento approvava la legge Jervolino-Vassalli che secondo il cofirmatario Bettino Craxi aveva il merito di “introdurre il principio della punizione dei tossicodipendenti”? Ve li ricordate quei tempi nei quali ogni giorno c’era una breve in cronaca con la notizia di ragazzi morti di overdose, quando in troppo famiglie di amici c’era una di quelle mine vaganti che rubavano, scomparivano per giorni, ricattavano e piangevano, minacciavano e si pentivano per poi ricominciare? Ve li ricordate quei giorni neri nei quali genitori dimissionari da ruoli patriarcali puntavano su autorità sostitutive molto apprezzate, vezzeggiate e foraggiate proprio in virtù delle loro maniere sbrigative e dei loro metodi dispotici e repressivi?
Si direbbe proprio che l’emergenza sia finita o almeno che non sia più mortale, che dei santuari della redenzione sappiamo qualcosa in quanto meta di masterchef che li propongono come fucina di nuovi talenti gastronomici e di audace sperimentazione anche organizzativa, e che l’immagine della vittima riversa tra i rifiuti su un marciapiede di periferia con la siringa ancora infilata sul pallido braccio appartenga all’iconografia di quegli esangui sceneggiati italiani, che poco avevano a che fare con le colorate e dinamiche avventure di Miami Vice, e con gli ancora più colorati boss dei paradisi artificiali, sudamericani ovviamente perché i nostri eroi di allora combattevano al cinema e in Tv quelle nazioni che gli Usa avevano sostenuto nella transizione a stati criminali, pagando i loro tiranni, formando eserciti privati, finanziando un’economia della droga, dal comparto agricolo alle produzioni che poi hanno fatto circolare in tutto il mondo.
Per la verità se ne parla ancora, ma è solo per ribadire il legame indissolubile tra immigrazione clandestina e criminalità, come ricorrentemente fanno il presidente Pd della Campania e il ministro leghista all’Interno, in perfetta sintonia, quando denunciano la presenza sulle strade e in interi quartieri cittadini di clan africani, perlopiù nigeriani, che deterrebbero il monopolio dello spaccio, omettendo però di informarci che dietro alla manovalanza nera c’è la camorra casertana e napoletana. E che pare che nelle stese e altrove la manovalanza giovanile abbia scelto altri comparti più promettenti, più profittevoli e più “epici” per chi ama la pistola facile: quelli del racket, del pizzo, dell’intimidazione.
È che il legame c’è, è vero, ma è perché sfruttamento dell’immigrazione illegale e spaccio sono due dei brand più profittevoli della mafia, in quest’ordine: prima la speculazione sull’accoglienza e poi la cocaina, l’erba, l’hashish, le pasticche da locali, per ultima l’eroina ormai destinata a piccoli target di affezionata clientela selezionata tra i più marginali, come ci fecero sapere i leader di Mafia Capitale colloquiando con Odevaine, membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, dopo aver effettuato le loro indagini di mercato: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? er traffico e lo spaccio rendono meno!”.
Dobbiamo ringraziare il neo liberismo (e forse si spiega così l’adesione entusiasta della più coriacea delle radicali) che ha compiuto il miracolo che per anni ci attendevamo dalla liberalizzazione delle droghe, come ricorda chi a quei tempi (era l’ ’88) seguì la polemica esemplare tra Fachinelli e Eco, il primo favorevole, poiché, citando Beccaria, non può essere vietato tutto ciò che può indurci a delitto, e che, se non si può pretendere di curare tutti i mali del mondo, è opportuno cominciare a limitarne uno, rompendo la comunanza tra organizzazione mafiosa e trasgressività culturale e mettendo sul mercato la merce eroina in concorrenza con l’eroina della mafia. Il secondo, invece, pur istintivamente concorde, si dichiarò poi “incerto” sospettando che l’industria della droga danneggiata dalla liberalizzazione, si riciclasse e aprisse il suo business a altre forme criminali, rapimenti, traffico d’armi, prostituzione, schiavismo, gioco. Ingenuo, dunque, nella sottovalutazione della complessità e molteplicità già accertata dei brand industriali e commerciali delle organizzazioni mafiose, preveggente nel profetizzare i campi che l’espansione mafiosa ha poi esplorato. E in questo aveva ragione, visto che pur godendo in pieno del proibizionismo, le cupole hanno diversificato e hanno modernizzato comparti già praticati, quello del traffico di donne e uomini, quello dell’azzardo, in concorrenza con il sistema economico per così dire legale, che opera negli stessi campi.
È probabile quindi che il sistema, normalizzando la droga, abbia scelto altre forme di controllo sociale più adatte a questa sua fase segnata da un certo sia pure apparente permissivismo privato a fronte di un feroce autoritarismo pubblico, più consono alle nuove élite che hanno come obiettivo comune e come ambizione l’annessione nelle strutture dominanti. Anche il consumo di droga si è adeguato, come dimostrano le statistiche che collocano al primo posto la cocaina, seguita dalla cannabis e dalle pasticche e droghe sintetiche, mettendo all’ultimo posto l’eroina, secondo una graduatoria che conferma come il controllo sociale abbia scelto nuove armi, prima di tutto la precarietà, l’incertezza e la paura, emozioni che si cerca di sfuggire non con la fuga, la trasgressione ma con antidoti rassicuranti, che danno l’illusione di una potenza da usare nel contesto professionale, ma anche in quello delle relazioni, come “ricostituente” per arrivare, affermarsi, sopraffare.
E se un tempo le droghe servivano a artisti maledetti che si perdevano in fughe e pellegrinaggi in modi artificiali, per tornare, se tornavano, con doti, talento, vocazione talmente saltati da dare forma a creatività e espressione, adesso i maledetti sono i poveracci che con l’eroina fanno i pendolari da un mondo finto schifoso a un mondo vero schifoso rischiando la morte, visto che resta la droga con il più elevato rischio, seguita da pasticche e sostanze che si trovano facilmente su internet, accessibili anche ai minori, che costano poco, che circolano ovunque e che magari non ammazzano del tutto ma certo annichiliscono cervello e sensi. Più o meno come l’altro brand legale anzi favorito, quello dei “medicinali”, antidepressivi, ansiolitici, stimolanti, stabilizzanti dell’umore, prescrivibili dal medico di base, visti di buon occhio dall’intera società del benessere soprattutto da quando è il malessere da perdita a averla vinta per curare lavoro perso, lavoro precario, lavoro che non c’è, debiti, affetti che non resistono a certe privazioni, umiliazioni, proprio perché inducono una benefica letargia, addomesticano l’istinto alla ribellione, aiutano a sopportare il futuro come vuole l’apparato che ci governa ben oltre gli stati, le nazioni, le etnie, le identità perdute. In modo da sospendere la storia, cancellare il domani e cristallizzare, nel presente, l’ordine attuale, per l’eternità e senza speranza.
Si può vedere:
Si può vedere:
Musica:
Camorra ?
Suoniamoci sopra….
Si può vedere:
Si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/bella-da-morire/
“quello dei “medicinali”, antidepressivi, ansiolitici, stimolanti, stabilizzanti dell’umore, prescrivibili dal medico di base, visti di buon occhio dall’intera società del benessere soprattutto da quando è il malessere da perdita a averla vinta per curare lavoro perso, lavoro precario, lavoro che non c’è, debiti, affetti che non resistono a certe privazioni, umiliazioni, proprio perché inducono una benefica letargia, addomesticano l’istinto alla ribellione, aiutano a sopportare il futuro come vuole l’apparato che ci governa ben oltre gli stati, le nazioni, le etnie, le identità perdute. In modo da sospendere la storia, cancellare il domani e cristallizzare, nel presente, l’ordine attuale, per l’eternità e senza speranza.”
“Il popolo ha perso fiducia nel governo. Non sarebbe più semplice, allora, che il governo sciogliesse il popolo e ne eleggesse un altro?”
B.Brecht
Il (mondo) popolo nuovo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_mondo_nuovo
Il conformista, fosse pure a suon di droghe ( che i dissidenti vengono criminalizzati):
“ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati”
Bertolt Brecht
“Il conformista
è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta,
il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa è un concentrato di opinioni
che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
forse da buon opportunista
si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso.”
G.Gaber
“Molti giudici sono incorruttibili, nulla può indurli a fare giustizia.”
B.Brecht
“Dobbiamo ringraziare il neo liberismo (e forse si spiega così l’adesione entusiasta della più coriacea delle radicali) che ha compiuto il miracolo che per anni ci attendevamo dalla liberalizzazione delle droghe2
È la stessa della liberalizzazione dell’aborto, spesso arbitraria e del femminismo, che hanno liberalizzato la famiglia e la società itaGliana sino a portarla al turbo capitalismo stile americano… eh le donne itagliane ad esempio volevano emanciparsi come quelle americane …
suoniamoci sopra, va’:
Dava fastidio , alcune volte piegarsi alla derivazione turbo capitalista costituita dal fascio-paternalismo, beh, ci si è piegati direttamente all’impero turbo capitalista.
“È che il legame c’è, è vero, ma è perché sfruttamento dell’immigrazione illegale e spaccio sono due dei brand più profittevoli della mafia, in quest’ordine: prima la speculazione sull’accoglienza e poi la cocaina, l’erba, l’hashish, le pasticche da locali, per ultima l’eroina ormai destinata a piccoli target di affezionata clientela selezionata tra i più marginali, come ci fecero sapere i leader di Mafia Capitale colloquiando con Odevaine, membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, dopo aver effettuato le loro indagini di mercato: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? er traffico e lo spaccio rendono meno!”.2
Auguri a tutti gli immigrazionisti a prescindere, che dicono che gli immigrati sono comunque delle risorse (per CHI ???).. che poi la mafia et similia siano gli isis itaGliani per porre sotto scacco imperialista la sovranità dello Stato , penso lo si possa anche capire, un benvenuto alle ONG anglosassoni immigrazioniste.
“omettendo però di informarci che dietro alla manovalanza nera c’è la camorra casertana e napoletana.”
Quel signore mi ha garantito che quel simbolo indicava “Lucky Luciano”, un famoso mafioso “vittima del Fascismo” fuggito negli Usa negli anni Venti-Trenta. Su questa testimonianza non posso porre il sigillo dell’autenticità; ma è noto che gli Usa utilizzarono la mafia americana per invadere la Sicilia.
da:
http://www.tuttostoria.net/storia-contemporanea.aspx?code=
“Ve li ricordate quei giorni neri nei quali genitori dimissionari da ruoli patriarcali puntavano su autorità sostitutive molto apprezzate, vezzeggiate e foraggiate proprio in virtù delle loro maniere sbrigative e dei loro metodi dispotici e repressivi?2
Divide et impera di matrice imperial fascista sino a dentro le famiglie delle classi subalterne…
Si può vedere:
“Ve li ricordate i polizieschi anni ’80, quando già i tentacoli della piovra si insinuavano in tutti gli interstizi della società, costruivano intere città comprando i politici che li favorivano, grazie al business mortale della droga? Ve li ricordate quegli anni, quando si mormorava che influenti leader e la loro cerchia – da Turati a Turatello, si diceva, gravitassero in ambienti tossici così come calciatori, vallette, cantanti, proprio mentre il Parlamento approvava la legge Jervolino-Vassalli ”
https://www.altreinfo.org/una-storia-diversa/2101/operazione-bluemoon-dalla-cia-eroina-e-morte-di-stato/