Anna Lombroso per il Simplicissimus
Pare strano che in un paese di funamboli politici e acrobati morali, l’equilibrio sia bollato come vizio che sconfina nell’ipocrisia e nella vigliaccheria. Meglio, molto meglio fidelizzarsi, abbracciare la fede di una delle curve sud, contribuire alla radicalizzazione, salvo poi fare orgogliosa abiura in nome di quella virtuosa e largamente riconosciuta attitudine dell’intelligenza pratica che consiste nel mutare opinione, convinzione e casacca, contando sull’oblio se non di Google, dei molti simili e affini.
Senza andare troppo indietro (ma ci sarà stata una fazione pro Caino e una pro Abele), era doveroso scegliere: o stare con Dio, Patria e Famiglia o coi comunisti mangiabambini, o stare con la trattativa o con le Br, o stare con la trattativa o con la mafia, o stare con Mani Pulite o con i tangentari. E poi o stare con il progresso o con gli arcaici operai, o stare con il posto di lavoro, comprensivo dei Riva e del cancro, o con la qualità della vita e dell’ambiente, perché è necessario scendere ad assennati compromessi che comportano qualche rinuncia, alla giustizia, allo stato di diritto, all’interesse generale che è operoso e sensato sacrificare sull’altare del benessere, della crescita, della civilizzazione, sia pure fortemente disuguale.
Così adesso è impossibile sottrarsi all’arruolamento forzato nelle militante dell’ieri e in quelle dell’oggi, ogni esternazione anche a una cena tra amici, deve essere corredata preliminarmente da una dichiarazione con tanto di referenze nella quale si ufficializzi la nausea per il truculento ministro dell’Interno, succeduto a illuminati tutori della legalità nell’uguaglianza, la derisione per il dilettantismo del vicepresidente, succeduto a politici navigati quanto intrisi di rispetto delle istituzioni, la deplorazione per l’impreparazione scolastica di incaricati del dicastero dell’istruzione, succeduti a cultori del sapere plurilaureati e lungimiranti nella difesa della scuola pubblica, o della belligerante titolare della Difesa, succeduta a quel fior di pacifista che ha diretto in prima linea le operazioni per la trasformazione dell’Italia in poligono e piazza d’armi svendendoci definitivamente alla Nato.
L’intento esplicito o sommesso è quello di scegliere senza ombra di dubbio il meno peggio, perché il peggio attuale si sarebbe verificato come un tragico incidente della storia, che ci coglie innocenti e impreparati, che ci colpisce come il fulmine a ciel sereno.
Ci hanno già provato con la crisi a spiegarci che non era una pestilenza arrivata dagli Usa, proprio come a Weimar, che non era un contagio prodotto nei laboratori del casinò mondiale, che gli untori erano gli stolti assatanati di miserabile guadagno in borsa e di farsi un tetto dentro alla bolla immobiliare gonfiata per imbrogliarli, e non la cupola finanziaria, per dire poi che le sofferenze bancarie non erano da attribuire al lungo e avido attivismo criminale di dirigenze e manager, ma alla smaniosa cupidigia di dissoluti risparmiatori, tutti fenomeni verificatisi d’improvviso, mentre eravamo affaccendati a tirare la carretta al di sopra delle nostre possibilità. E avendo delegato a gente pratica e con uso di mondo la gestione della cosa pubblica, che adesso sorprendentemente e chissà come è accaduto, è finita nella mani sbagliate e macchiate dell’onta infame di altrettanto sorprendenti razzismi, xenofobie e fascismi mai affiorati prima dagli abissi segreti e reconditi del pensare comune, e che appunto rappresentano il Peggio del Peggio, ben oltre passare gerarchie del Male, Renzi, Monti, Gentiloni, Letta, e soprattutto Berlusconi che sta assumendo i tratti di Pericle e della sua età felice per la democrazia.
Insomma diciamo la verità, chi non si sente più affine, o peggio, chi non preferirebbe essere nei panni dei calabraghe di ieri, con le loro manovre cercate e scrupolosamente scritte sotto dettatura dai padroni carolingi benedicenti, piuttosto che stare coi calabraghe di oggi tirati fuori da dietro la lavagna per esibire l’attestato di fedeltà agli ordini impartiti, colpevoli di non essere conseguenti e rispettosi delle promesse fatte, come, so di esagerare, eh, uno che avesse proclamato di lasciare la politica dopo una sconfitta elettorale, o di cancellare l’organo di rappresentanza nel quale si fa prontamente nominare per non dare effetto ai giuramenti di prima. Chi, tra gli attivisti del mi piace, in mancanza del mi dispiace, non sentirebbe più appartenenza al mondo dorato della Luiss, a quello degli apparatjik del riformismo/progressismo autorizzato a tutte le latitudini che si è fatto felicemente incorporare nel neoliberismo, accogliendone valori e ideali asociali, piuttosto che al volgare e plebeo contesto populista degli straccioni arroganti e ignoranti, o accondiscendere a voti di fiducia officiati da autorevoli sacerdoti e sacerdotesse accreditate piuttosto delle repliche celebrate da giovinastri o sciure, del tutto omologhi per la totale irriverenza nei confronti del ruolo delle rappresentanze e del confronto politico?
E chi non vorrebbe salvarsi da eventuali responsabilità individuali e collettive, scegliendo un liberatorio oblio e dunque una solida collocazione nel presente, per dimenticare errori condivisi o tollerati, correità e vantaggi inappropriati, preferendo la modernità e i doni del mercato alle privazioni e al passatismo della democrazia, l’utopia della tecnologia sia pure ammansita dalle nuove retoriche comportamentali al le licenze delle quali si può approfittare alle regole che è obbligatorio rispettare. Quindi via il passato, meglio l’ipertrofia del presente che permette di autoassolversi, di accontentarsi del mugugno – invidiando ma solo sul web le insurrezioni e le disobbedienze altrui che non si imitano per ragionevole cautela, e soprattutto di disimpegnarsi sul futuro che tanto è già consegnato ai padroni delle due fazioni, ai burattinai dei fantocci di ieri e di oggi e a quelli di domani che hanno persuaso i pupazzi a prestarsi in nome di leggi divine che sovrintendono le azioni e i destini degli uomini, immutabili e incontrastabili come il fiscal compact, gli F35, la precarietà, l’ordine mediante repressione e limitazione delle libertà, la fatica come unico diritto insieme al consumo, il culto fanatico dell’avidità e dell’accumulazione come movente imprescindibile di ogni azione.
Per salvare l’impero è necessario sacrificarsi sull’altare del male minore. Che per carità non ci venga in mente di pensare “altro” da questo, di prendere coscienza che non ci riconosciamo né negli uni, né negli altri e che quindi dobbiamo riprendere in mano le nostre esistenze e le nostre aspirazioni, come cercano di fare quei pochi che rappresentano le sacche di resistenza superstiti nelle geografie poco raccontate del nostro Paese, No Tav, No Triv, No Stadio, No Mose, No Terzo Valico, No Muos, no alle svendite di quel che è nostro, in Sardegna, in Puglia, a Venezia, in stranieri e stranieri in patria che non meritano l’ospitata su Rai3, la Sette, Mediaset nei teatrini della scontentezza. Perché la loro collera non piace a nessuna delle curve e tantomeno alle squadre che si disputano il campionato giocando col nostro mondo come fosse un pallone da prendere a calci.
L’eliminazione del capitalismo deve esser contemperata con la promozione e tutela dei diritti e del benessere delle classi subalterne;
per quel che mi riguarda Non potrà avvenire tramite rivoluzione o guerra civile , che vedrebbe le classi subalterne divise e disorganizzate, quasi sicuramente perdenti.
Se , in Italia fossero esistite, classi subalterne bene organizzate, lo si sarebbe visto da decenni, e lo si vedrebbe bene anche ora.
In modo molto generalizzato e sommario:
la concorrenza di mercato, da parecchie distorsioni, praticamente quasi non esiste, esiste IL CAPITALISMO tendente all’accumulazione sfrenata di profitti o ricchezze-capitali ( avidità…).
DATE parecchie distorsioni
Se in gran parte delle aziende piccole ma anche medie ( per non dire di oligopoli e monopoli…) il prezzo viene determinato con il metodo del mark up, dove sta la concorrenza ?
Per dire, in mercati con alto livello di barriere all’ingresso, la concorrenza è debole ed il profitto è determinato principalmente dal potere di mercato ( simile all’avidità…).
Il cambiamento di sistema economico è necessario, ineluttabile… Bisogna fare in modo che detto cambiamento comporti meno danni possibili alle classi subalterne,anche con politiche keynesiane, Punto.
O con politiche economiche della teoria del benessere.
“lasciare aperta l’illusione che se i capitalisti desiderassero meno ricchezza, ovvero fossero un po meno avidi, allora le cose andrebbero per il meglio. ”
Impossibile, perche l’avido accumulo del capitale È L’ESSENZA DEL CAPITALISMO, aldilà di mistificazioni (avidamente?) interessate.
“consente loro di nascondersi dietro protocolli etici e responsabilità sociale dell’impresa, ci rifletta anche la Lombroso”
Al contrario, se il sistema capitalistico è fondato sull’avidità per penalizzare detto disvalore, bisogna CAMBIARE SISTEMA.
la redistribuzione del reddito ha poco a che fare con l’avidità… la riduzione NON progressiva delle tasse, tipo flat tax vuole blandire l’avidità dei borghesi ricchi o benestanti.
Se ci fosse concorrenza i parametri fondamentali del mercato Non sarebbero imposti militarmente, ma con puri criteri di efficienza economica.
La concorrenza si può opportunamente fare anche con politiche monetarie ( concorrenza di prezzo…),laddove necessario, Impossibili da fare per l’italia in questo momento… cioè perlomeno in Italia si può parlare ben poco di concorrenza, per dire.
Ho formulato questa domanda alla Lombroso :
” E come mai i finanzieri e le elites in generale non furono avidi negli anni del benessere postbellico, tipo anni 50 e 60 , ed anche i primi 70 ?
Se non ci spiega questo, l’avidità come spiegazione della finanziarizzazione, in realtà non spiega niente
Poichè non la vedo nei panni di Donna Letizia, o di Tante Emma, suppongo che lei chiarirà questa questione ”
Il commento di Anonimo, come gia capitato per lo stesso riguardo, finisce per innescare un dibattito sul piano serio dell’economia, di cui può sembrare che la Lombroso non sia conoscitrice, pur avendo ella per altri versi formulato analisi politiche a mio parere profonde, degne di grande considerazione e stima, e perfino innovative (totalitatismo del capitale, emerge anche in questo post).
E’ necessario quindi scindere i piani, per dare modo alla Lombroso di rispondere alla questione che si pone sul terreno dell’economia, e che emerge da quanto essa scrive, risposta che ella può dare anche su un terreno non molto specializzato — cionondimeno corrispondere al quesito sorto è indispensabile per strutturare l’analisi del totalitarismo del capitale — quand’anche l’autrice non voglia aderire a tesi che le sembrano estreme. Ma certo andare un pò oltre il buon senso di Donna Letizia o di Tante Emma, è sicuramente nelle possibilità di una autrice che in tanti molto apprezziamo, e seguiamo costantemente con commenti ed approfondimenti
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Una risposta ad Anonimo
La concorrenza non è dovuta ad avidità, è dovuta al fatto che se io non faccio tutto ciò che è in mio potere (anche le peggiori cose) per guadagnare il piu possibile, lo farà chi è dietro di me e mi vuole spodestare, sono quindi costretto a fare anche io tutto ciò che si può pur non essendo avido ma volendo solo mantenere la posizione
Infatti, la domanda di mercato, non è infinita, ma comprensibilmente, è dovuta agli investimenti che si fanno oggi per ottenere mezzi di produzione, infrastrutture, ovvero cose che verranno molto piu in là, le spese fatte per produrle sono nel frattempo la domanda di mercato per i beni di consumo
Per cui, la domanda è direttamente proporzionale a questi investimenti, che ciascun soggetto fa in relazione alla propria forza, ed agli anticipi delle banche, anch’essi concessi in ragione della grandezza dei richiedenti.
Ma poichè ad ogni ciclo di investimento la forza lavoro (ore lavorate) — grazie alla tecnologia — decresce in percentuale ai volumi prodotti, allora anche gli anticipi bancari, ovvero la domanda aggiuntiva, incontrano lo stesso destino di decrescita percentuale visto dalla forza-lavoro. E’ inevitabile, è la proporzione necessaria tra il denaro circolante e le ore lavorate, diversamente gli eccessivi anticipi bancari diverrebbero inflazione.
Sicchè la diminuzione del denaro offerto dalle banche limita la domanda, ne discendono minori vendite e profitti da investire per i capitalistii, il processo di restringimento della domanda si autoalimenta e cresce su se stesso
Ovvero, ad ogni ciclo successivo la domanda tende a diminuire, così come diminuisce la percentuale di forza lavoro applicata rispetto al complessivo capitale esistente, Keynes lo aveva intuito ma ascritto alla tendenza al risparmio da parte dei consumatori Da parte di Keynes, un assist al capitalismo, dacchè i più non arrivano a fine mese. Sicchè, in queste condizioni di domanda decrescente, rispetto al capitale accumulato, non tutti i capitalisti possono mantenere lo stesso livello di profitto che avevano conosciuto in passato
Chi ci riesce a mantenere lo stesso livello di profitti, lo fa perchè mette qualcuno fuori mercato e ne acquisisce la quota di mercato — ma con ciò è chiaro che i capitalisti non sono avidi — vogliono solo salvare il loro livello solito di profitti confrontati come sono ad una domanda che tendenzialmente diminuisce. Cionondimeno sono criminali, perchè non vogliono abbandonare un sistema, quello del capitale, che ormai si regge solo sulla rovina dell’umanità e della natura
Per cui il generico desiderio di ricchezza, di cui lei Anonimo parla rispetto ai capitalisti, ha il problema di lasciare aperta l’illusione che se i capitalisti desiderassero meno ricchezza, ovvero fossero un po meno avidi, allora le cose andrebbero per il meglio. Non è così, il capitalista che si accontentasse di profitti inferiori che nel passato, in primis quello meno grande di altri, sarebbe il prossimo ad essere travolto dalle progressiva concentrazione e centralizzazione dei capitali
E periti questi, il loro posto di morituri sarebbe preso da quelli appena un po piu grandi, la avidità di cui parla la Lombroso è un disvalore morale, facilmente superabile con richiami all’etica, o con leggi fatte dai parlamenti se proprio i capitalisti fossero insensibili ai richiami etici.
La realtà è che la concorrenza capitalistica è per la vita e per la morte, a causa del tendenziale restringimento della domanda (causata come si è visto dalla diminuzione percentuale della forza lavoro, denaro circolante e forza lavoro si corrispondono e per questo sono una unica entità in processo che chiamiamo capitale )
Sicchè, la concorrenza tra capitalisti non prevede vie di mezzo, alla lunga o si sopravvive o si muore, è per questo che la corsa dei capitalisti lungo la strada della concorrenza sta travolgendo anche tutti noi, e l’unica soluzione è passare ad un sistema sociale meno primitivo L’avidità, che è un disvalore morale, è la spiegazione del disastro che viviamo che piu piace ai capitalisti, consente loro di nascondersi dietro protocolli etici e responsabilità sociale dell’impresa, ci rifletta anche la Lombroso
Ps, avrò poi tempo di controargomentare sulla questione del saggio di profitto, ma queste cose non si discutono a colpi di botte e risposte, come anche faccio io, cerchi di mettere a frutto le sue conoscenze prima di rispondere. chissà come fa ad avere conoscenze approfondite sulla teoria economica , visto che sembra attento solo al femminismo. A fare mille microcommenti di getto, spreca conoscenze e talenti che sulle questioni economiche e del valore (nel senso marxiano), lei indubbiamente possiede
“La concorrenza non è dovuta ad avidità”
La concoerrenza , aldila della forma bigotta è pressoche inesistente, i grosso del capitalismo e formato da corporation oligopolistiche con tanto di cartelli.
E se l’ accumulo di capitale Non è dovuto a concorrenza, allora è dovuto più probabilmente ad avidità.
Lei scambia il capitalismo per le teoriche teorie del libero mercato, e della concorrenza perfetta.
“Cionondimeno sono criminali, perchè non vogliono abbandonare un sistema, quello del capitale, che ormai si regge solo sulla rovina dell’umanità e della natura”
Tramite irrefrenabile accumulazione di capitale, molto simile all’avidità.
pensi prima di parlare, e cerchi di capire quanto ha letto,a livello mondiale la concorrenza esiste e come, se no perchè trump mette i dazi e la cina non li vuole, ad es ? e la germania non fa una concorrenza sleale all’italia ? un unico trust capitalistico, o un solo stato mondiale, non ci possono essere perchè prima di ciò scoppia la 3 guerra mondiale,
E ‘ la concorrenza dell’antritrust o di monti che è una balla ideologica
Per ora termino quì, ha preso lastrada dei microcommenti
Se ci fosse concorrenza come Lei dice, Non avremmo sempre Le solite grandi Corporation a costituire il capitalismo da almeno 100 anni.
Le grandi corporation dato il loro potere di mercato ( rendita, o anche cartello…), assorbono le piccole aziende innovative e concorrenziali… questo nelle teorie della concorrenza perfetta Non dovrebbe esistere, ma esiste, perche Nella sostanza la concorrenza è poca, e facilmente aggirabile tramite vari espedienti.
L’economia americana subisce la concorrenza cinese perche è un economia estremamente inefficiente viziata da una moltitudine di rendite, prima quella militare che però sta in parte scemando, ed è perciò sta lentamente prevaslendo sull’america…l’america AVIDAMENTE , Non ha investito su un sistema scolastico efficiente capace di di produrre innovazione in modo efficiente, ma ha pensato a agevolare in tutti i modi la comoda ( e ben poco concorenziale) accumulazione e concentrazione di capitale … poche e mastondontiche corporation, che ben poco hanno a che fare con la concorrenza, e molto con il potere di mercato, sicuramente nel versante interno.
È bastato aver di forte un economia pianificata, in parte mirata alla redistribuzione del reddito scuole tendenzialmente pubbliche e di buon livello che l’agglomerato capitalistico americano ben tutelato dall’apparato militare, abbia inizia a traballare.
Concorrere con gli americani è un po come fare una gara ai cento metri ad ostacoli con un bullo obeso, parecchi cattivo quanto lento, in realtà sotto parecchi aspetti poco concorrenziale e ( da sempre?) poco disponibile alla concorrenza, aldilà delle prediche.
Le spese in ricerca e sviluppo americane in parecchi settori esposti alla così detta concorrenza ad esempio sono tendenzialmente più inefficienti di quelle di altri paesi, perche gli americani sono fautori sostanzialmente del capitalismo e Non della libera concorrenza, la quale vedrebbe i tracotnate e ben armato sistema americano fallire miseramente.
Alla faccia della concorrenza Trump sta imponendo “manu militari” all’ Europa di rinunciare ad acquistare il concorrenziale gas russo.
Le forze armate americane, fanno parte del capitale fisso che riduce il saggio di profitto, allora ?
Dove sta la concorrenza e la caduta del saggio di profitto, se il moti settori il mercato è determina con imposizioni militari ?
Chi vuole militarmente imporre un mercato inefficiente, e viziato, è o non è un capitalista avido, che ha poco a che fare con la concorrenza ?
ed è perciò CHE LA CINA sta lentamente prevalendo sull’america
In america lo sfascio dell’istruzione e del poco stato sociale pur esistenti negli anni 70, è servito anche a trasferire risorse alla corsa agli armamenti, per difendere posizioni di predominio nel mondo, al quale gli USA impongono mercati viziati, non concorrenziali, e sfavorevoli… si venda la rendita dei petro dollari; il dollaro imposto manu militari quale moneta ( con tanto di commessa di cambio da pagare agli USA) per gli scambi internazionali , e le conseguenti penalizzazioni per chi ne deve pagare dazio, cosa sarebbe , una forma di efficienza del mercato imposta dalle pressanti esigenze di innovazione ?
In realtà il capitalismo è viziato da varie forme di avide rendite,che determinano parecchi extra costi anche a danno dei salari, altro che concorrenza.
“Per cui il generico desiderio di ricchezza, di cui lei Anonimo parla rispetto ai capitalisti, ha il problema di lasciare aperta l’illusione che se i capitalisti desiderassero meno ricchezza, ovvero fossero un po meno avidi, allora le cose andrebbero per il meglio.”
No , io penso che forze democratiche, socialiste ed istituzioni pubbliche oneste dovrebbero imporre , a sto punto a livello mondiale ma partendo ovviamente da un livello uno sviluppo economico meno mirato avidamente al profitto, meno sconti sulle tasse alle imprese, più investimento in economia del benessere , utili investimenti pubblici con i quali fare lavorare le imprese nazionali, mirando a creare posti di lavoro e domanda aggregata.
Penso pure che andrebbe fatta una pesante redistribuzione dei redditi, per migliorare l’andamento dell’economia, certo bisognerebbe iniziare a penalizzare i possessori di panfili alle Cayman ecc… che quelli mica sono avidi capitalisti, o borghesi.
Penso che lo sviluppo tecnologico dovrebbe essere messo in 2o piano, poiche il mondo attualmente è già a livelli parecchio avanzati.
Se il capitalismo è un sistema economico cancerogeno e avido, allora i capitalisti suoi attori principali, direttamente o indirettamente lo sono pure essi, in quanto complici-sostenitori dello stesso.
mi riprometto una risposta articolata al quesito in merito al capitalismo addomesticato del dopoguerra, quello che aveva dato respiro al riformismo socialdemocratico…. Non mancherò, abbia pazienza
@ una breve risposta l’ho pubblicata, @Jorge, in margine al post successivo.
E come mai i finanzieri e le elites in generale non furono avidi negli anni del benessere postbellico, tipo anni 50 e 60 , ed anche i primi 70 ?
Se non ci spiega questo, l’avidità come spiegazione della finanziarizzazione, in realtà non spiega niente
Poichè non la vedo nei panni di Donna Letizia, o di Tante Emma, suppongo che lei chiarirà questa questione
“l’avidità come spiegazione della finanziarizzazione”
Il presupposto per l’accumulo di capitale, di qualsiasi tipo, escludendo possa essere spirito di liberalità e beneficenza, potrebbe essere l’avidità… si , si il mercato e la concorrenza , che spesso è fatta di oligopoli… e quindi di che concorrenza si starebbe a parlare ?
Costi enormi di ricerca e sviluppo per produrre cosa?
Un telefonino che è poco di più di quello precedente, come tecnologia ?
L’avidità proprio Non ha nulla a che fare con il capitalismo, che allora dovrebbe essere un modo di fare beneficenza sin dai tempi dell’ Inghilterra di Dickens suppongo.
L’aggressione di Iraq e Libia, da cosa è stata mossa, da filantropia ?
Ah, certo dimenticavo si voleva esportare la democrazia (????), l’avidità cancerogena del capitalismo proprio Non bisogna metterla in conto, fosse pure per ripagare “i costi del capitale fisso “accumulato” alla maniera marxiana”.
L’accumulo continuo del capitale Non è mosso dal desiderio di ricchezza, magari irrefrenabile ( fosse pure perche sistematico-capitalista…), potrebbe essere una forma di collezionismo tipo quella dei francobolli.
costi propedeutici alla produzione del cellulare ad esempio, sono anche i satelliti da mettere in orbita, o noi comprando il telefono, o lo stato che sborsa e poi va in deficit , i produttori di cellulari fanno profitti di tipo parassitario e non produttivo, per cui il capitalismo non si regge piu in piedi ed è fallito