Anna Lombroso per il Simplicissimus
Lo so, lo so, non mi va mai bene niente e nessuno. In questi anni ne abbiamo visti di giocondi, leader, dirigenti politici, ministri con l’eterno ghigno come iene, presidenti ilari alla faccia nostra, che hanno soffiato i loro gas esilaranti ma altamente tossici per drogarci con il loro entusiasmo come certi coach di atleti bolsi e senza fiato che gonfiano di anabolizzanti perché resistano giusto dl tempo di rivenderli a un’altra società.
Non erano state meglio quelle facce immote, di tolla o di bronzo, che fanno pensare a un buondio stanco dopo una settimana di lavoro che si affretta a mettere insieme svogliatamente un po’ di fango e ne viene fuori un volto inespressivo, l’espressione di un vuoto feroce pronto a riempirsi di algoritmi e convinzioni di comodo al servizio di interessi padronali.
Oggi un esemplare per tutti, quel Mario Monti issato su una poltrona a vita e su un’altra giusto il tempo di effettuare uno svelto e irreversibile massacro, atteggia la sua maschera allo sdegno, deplorando che ieri il suo Senato è stato esautorato: lui che ha aperto le porte al pretendente allo scanno di piccolo Bonaparte che voleva la cancellazione dell’assemblea della quale ora orgogliosamente fa parte sia pure in forma liquida se non volatile, accusando l’attuale governo di aver fatto “evaporare una parte della sovranità nazionale in perdita di prestigio del Paese”; lui che ha inventato l’implacabile condanna è l’Europa che ce lo chiede, dando potenza istituzionale al “servaggio” ai diktat (il Fiscal Compact viene votato in forma quasi clandestina durate la sua presidenza), mostrando la dovuta e esacerbata stupefazione per il tremendo e inatteso accadimento: “una manovra dettata da Bruxelles”; lui, il cocco imperiale dell’antitrust, che viene mandato in tutta fretta a custodire gli interessi monopolistici del regime eseguendo alla lettera, e anche un po’ di più, i comandi della famosa missiva segreta che costò il posto al cavaliere, perfino, quello, meno subordinato, perfino, quello, meno posseduto dalla teocrazia neoliberista.
E che dire dei lacrimosi, quelli che sostituiscono la pietà alla solidarietà, la beneficenza alla giustizia, l’emozione alla ragione. Chi sa bene che soffrono gli svedesi riservati e enigmatici dei film di Bergman almeno quanto le vaiasse che si strappano i capelli delle sceneggiate, gridando Ciro, Ciro, non avrebbero dovuto farsi impressionare dal pianto della Fornero, che divenne un’icona soprattutto tra le signore incantate dalla presenza iconica di una quota rosa impulsiva e passionale, sensibile e istintiva, come vuole la retorica sullo specifico femmineo. E come continuano a volere le fan della S.p.A. Ferrante che preferiscono gli umili, come l’Useppe della Storia, e i poveri, purché anche poveri di spirito, che così si prestano a essere umiliati, vessati, mazziati, però dolcemente riconoscenti per qualche mancetta, teneramente supini sotto le busse meritate per nascita, miseria incontrastata, scarso spirito di iniziativa.
A ben guardare piangono di preferenza e a comando, quelli che te lo stanno mettendo in saccoccia, o te la stanno svuotando anche a pensare a uno dei primi a sdoganare i lucciconi, proprio prima della riduzione del Pci a “azienda”, o a quello che a operazione di eutanasia conclusa si è fatto immortalare in forma di selfie mentre frignava come un bambino che non ha avuto il trenino promesso.
I questi giorni il tasso di umidità è aumentato grazie alle lacrime, smentite come fossero una oscena debolezza poco virile, di Emma Bonino, il cui curriculum non lascia dubbi sulla natura di entusiasta trasformista e spericolata equilibrista tanto che la laureata con tesi su Malcom X è diventata un modello esemplare della categoria dei negri, pardon dei radicali, da cortile, al servizio di ogni regime.
Da tempo ho esaurito la mia magra scorta di riconoscenza per le vittorie del divorzio e dell’aborto legale, da subito ridimensionate a elargizioni di un minimo sindacale sempre minacciato dal pensiero e dall’azione cattoliberista. Su questo è perfino noioso tornare (in occasione dell’ultima fune su cui si è prodotta l’instancabile sacerdotessa dell’Ue e della Nato,favorita di Erdogan e all’occorrenza perfino di Alfano durante il caso Shalabayeva, ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2018/03/01/bonino-o-malino/ )
Invece vale la pena ricordare a chi si è commosso per le sue secrezioni, che i diritti dei quali si è autocertificata in qualità di paladina, non sono i miei, non sono quelli delle donne e degli uomini che non si accontentano delle prerogative “cosmetiche”. Che vengono benevolmente somministrate e con molta parsimonia, nel mentre ci vengono sottratte quelle duramente conquistate, che credevamo fossero inalienabili e invece ogni giorno sono messe a rischio, in modo da far perdere di vista i deplorevoli “ valori materialisti” (che ispiravano la ‘critica sociale’ e la lotta di classe) in favore di “valori post-materiali” più moderni e fashion (l’autoespressione, la libertà di inclinazione sessuale).
E figuriamoci se con le sue referenze anche la Bonino non si prestava ad “assecondare la sottrazione” per convincerci che visto che non si può avere tutto, tanto vale accontentarci delle briciole che restano sotto il tavolo del privilegio, che al resto è realistico rinunciare. Magari con qualche protesta propagandata sui media, che ci viene concessa per un po’ godere del paradosso della debolezza, l’opportunità cioè di deprecare i comandi e accettarli, mettendo il muso, facendo la scafetta come lei o la Fornero, perfino disapprovando, ma in rete, che in piazza sarà sempre più vietato.
E così, ma solo per un po’, abbiamo potuto compiacerci delle famiglie dell’era capitalista post moderna: trans, etero allargata, mista con genitori 1, 2 e 3, mentre si rottamava non quella tradizionale, magari, ma quella fondata sull’amore, la solidarietà, gli affetti, il sostegno reciproco qualsiasi forma avesse e abbia, per frantumare insieme a lei ogni cellula, nucleo, aggregato sociale che possa ostacolare il progresso, il trionfo cioè del sistema capitalistico assoluto che ha bisogno di individui privi di identità che si riconoscono tra loro solo attraverso la lingua alienata dello scambio commerciale e del consumo.
Ora perfino quei diritti dei quali rivendica la maternità per i quali in tante e tanti abbiamo combattuto, sono messi in discussione, insieme a quelli del lavoro, della salute, di espressione, di culto, a conferma che nulla è al sicuro in questo mondo, che toglierne uno significa impoverire tutti gli altri e toglierli a uno significa che è più povera tutta la gente. E questo è uno dei principi fondanti della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà. Per le quali noi non abbiamo più lacrime da versare, ma solo collera per difenderle.
Buon natale…
Da scolpire sulla pietra quando si parla di sinistra e sinistrati:
”Ci sono “anarchici”, “femministe”, “comunisti”, “socialisti”, “antifascisti”, “suprematisti bianchi”, ecc. Tutti questi termini descrivono essenzialmente la stessa cosa: liberali che creano conflitti sociali. In Francia, persino il Partito Comunista è “comunista” solo di nome. In realtà, questa è diventata una tendenza mondiale, dove le agenzie di intelligence hanno infiltrato con successo i movimenti “comunisti” e li hanno trasformati in un sistema capace di derubare i poveri e dare [qualcosa] ai più poveri, mentre le élites ricche, super ricche e nascoste non vengono toccate. ”
Da:
https://comedonchisciotte.org/un-maidan-francese-o-una-rivolta-nazionale/
laddove per liberali si può intendere anche “borghesi” o rentier.
Si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/perche-amo-il-ministro-bonafede/
“A ben guardare piangono di preferenza e a comando, quelli che te lo stanno mettendo in saccoccia, o te la stanno svuotando anche a pensare a uno dei primi a sdoganare i lucciconi, proprio prima della riduzione del Pci a “azienda”, o a quello che a operazione di eutanasia conclusa si è fatto immortalare in forma di selfie mentre frignava come un bambino che non ha avuto il trenino promesso.”
È il sempiterno lagna e fotti di frequente matrice femminil-femminista.
Scommetto che i frignoni di cui sopra erano sostenitori del femminismo all’itaGliana.
” la libertà di inclinazione sessuale”
questa l’avrebbe detta anche Fusaro, peraltro filosofo abbastanza rispettabile.
“quel Mario Monti issato su una poltrona a vita e su un’altra giusto il tempo di effettuare uno svelto e irreversibile massacro”
Per fare danni possono servire poche ore o attimi magari con comportamento dissimulatorio… per rimediare al danno possono essere necessari decenni.
L’atteggiamento del mena danni può essere di frequente pontificatorio.
In veneto si dice “quando el mota sora al scragno , o che el spussa o che el fa danno”.
In certi frangenti lo scranno può essere inteso anche come pulpito, dal quale elargire solenni prediche.
Mario monti dovette essere una femminista travestita capo dell’antitrust europeo, come può sfuggire proprio a Lei una simile verttà….
La sua ironia Fuori luogo, fa comunque ridere…anche perche ha contro commentato (volutamente ?) al commento sbagliato.
Per certi versi la sua ironia è ridicola e grottesca…che il 90% dei sinistrati sia a favore del femminismo a prescindere, qui in Italia, lo può verificare chiunque, quello che sembra essere anche il suo caso.
Èh , sti sinistrati , come accenna la Lombroso hanno mandato allo sfascio un patrimonio di diritti dei lavoratori e diritti sociali, e negli ultimi 20-30 anni e dopo Non gli è restato che cincischiare con le pretese spesso narcise e squilibrate di talune femministe all’itaGliana.
Quando si dice la meritocrazia, come direbbero anche molti elettori, spesso di sinistra.
I sinistrati itaGliani sono i novelli Bruning all’itaGliana, ed intanto ci siamo beccati Salvini.
ha contro commentato (volutamente ?) al commento sbagliato
come è sospettoso…, comunque, faccia un buon natale…