2907753_TESTE_DUOVO_NEL_VUOTOProbabilmente poche persone  conoscono di fama e di nome i fratelli Charles e David Koch, sebbene siano complessivamente gli uomini più ricchi del mondo con 120 miliardi di dollari di patrimonio e siano a capo di un vasto conglomerato che opera nel campo del petrolio, del gas e dei prodotti chimici oltre ad altre attività minori. Il loro comportamento ha sempre sfiorato  i limiti della legalità tanto  che hanno dovuto pagare multe per ogni genere di attentato ecologico , dagli sversamenti di petrolio, a emissioni oltre la norme per finire addirittura col volontario sabotaggio di un gasdotto, ma sono ancora meno quelli che sanno come i Koch siano tra i maggiori strateghi e ideologi  dell’egemonia neoliberista. Charles Koch, in particolare, fin dal 1978 definì l’obiettivo principale: “Il nostro movimento deve distruggere il paradigma statalista prevalente”, il che ovviamente significa la distruzione dello stato sociale, la diminuzione esponenziale delle tasse ai ricchi e una deregulation intorno ai diritti del lavoro.

Un professore  economia, Richard Fink, interessato alla scuola dei reazionari austriaci, padri putativi del neo liberismo, von Hayek e von Mises, divenne ben presto il loro consiliori nonché amministratore di fiducia e fu lui a mettere a punto la tattica di penetrazione del neoliberismo, un modello a tre stadi che è perfettamente funzionante ancora oggi: le università producono “la materia prima intellettuale”, i think tank si occupano di trasformare il tutto in concetti più semplici e utilizzabili che i media distilleranno sotto forma di slogan o frasi fatte e infine i gruppi di attivisti si occupano di fare pressioni sulla politica. I Koch da questo punto di vista non si sono risparmiati fondando il Mercatus Center all’università George Mason, creando il Cato institute e gruppo di pressione l’Americans for prosperity che di fatto è il padre genetico del Tea party e costituisce  gran parte dell’elettorato repubblicano, ma hanno anche versato centinaia di milioni di dollari per sostenere una vasta rete di dipartimenti accademici, “scatole” di pensieri , riviste e movimenti.

Fino a qui non ci sarebbe nulla di strano perché è quasi la normalità per i padroni del vapore, ma recentemente in Gran Bretagna è venuto fuori qualcosa di molto interessante perché si sono scoperti consistenti  finanziamenti dei fratelli Koch a una rivista inglese online di vaga ispirazione marxista, ovvero Spiked. Dico vaga perché deriva da una precedente pubblicazione Living Marxism e successivamente LM che già agli inizi del secolo si era spostata su grottesche posizioni di “individualismo sicuro” conducendo sorprendenti campagne contro il controllo delle armi, il divieto di pubblicità sul tabacco e la pornografia infantile e in favore del riscaldamento globale, della clonazione umana e della libertà per le multinazionali oltre a innumerevoli campagne a favore di questo o di quel potentato industriale o finanziario.  Poi dopo una vicenda giudiziaria andata male LM ha dato origine grazie ai suoi redattori sia Spiked che ad altre iniziative simili come la rivista Manifesto club  o centri di pensiero come l’Accademia delle Idee le quali tutte fanno riferimento per eventuali donazioni e contributi a indirizzi americani. Da notare che gli ex redattori e collaboratori di Living marxism non solo partecipano alle nuove iniziative, ma si sono sparsi nei giornali e nelle televisioni al punto da essere punto di riferimento della Bbc. Ma soltanto a leggere Spiked si rimane di sasso perché è tutto un inno contro l’ecologia, contro Corbyn, Black Live matters e i movimenti anticapitalisti condito da una presunta ispirazione trozchista.

Certo non ci possiamo stupire più di tanto visto che l’Unità fino all’ultimo ostentava Gramsci sulla testata che se vogliamo è un assurdo anche peggiore, ma tutto questo ci porta a capire che ai tre stadi teorizzati e praticati da Fink e Koch alla fine degli anni ’70 se ne aggiungeva un altro nascosto e decisamente rilevante, ovvero l’infiltrazione progressiva nel campo avverso per disperderlo, frazionarlo, confonderlo e renderlo vulnerabile agendo tanto sulla persuasione di massa, sui modelli di consenso, quanto sul narcisismo delle sue elites. E tutto questo si è rivelato efficace, soprattutto dopo il collasso dell’Urss perché sono decenni che dalle sinistre non si sentono più cose di  sinistra e tutte le volte che occorre fare una scelta di fondo essa finisce per incanalarsi dentro un  conformismo liberista creato dai tre precedenti stadi di azione. Stato ridotto al minimo dunque niente welfare, niente rappresentanza, niente difesa dei diritti reali, niente comunità, niente agibilità politica, ma tanta Europa perché non vogliamo confini, tanta “necessità economica”, tanta ipocrita rassegnazione che assolutamente non vuole riconoscersi come tale e razionalizza la sconfitta con gli equivoci concettuali. E che soprattutto non riesce a sua volta ad avere una voce e una forza di trascinamento su tutto ciò che si oppone a questo  causa delle condizioni reali.

E quante teste d’uovo alla Koch  vanno in giro. magari fingendosi tutt’altro prima di togliersi la maschera e costruendo una loro commedia alettate dalla visibilità e dalla carriera o ricattate per la stessa visto che i grandi ricchi hanno in mano le chiavi dei media e forti influssi sulla vita accademica.  E’ la storia scritta sugli assegni.