Anna Lombroso per il Simplicissimus
C’è da provare una certa amara stanchezza nel vedere l’affaccendarsi dei professionisti dell’antifascismo di questi giorni, sorpresi dal rinnovarsi inatteso di un incidente della storia che con tutta evidenza li coglie talmente alla sprovvista da guardare con rimpianto a un’età di Pericle nella quale il tiranno di Atene assunse le fattezze del cavaliere, con tanto di macchie sulla reputazione e pure sulla fedina penale, e con un’unica paura, non della morte ritenendosi immune per censo, ma di scomparire dalla scena politica con le conseguenze che ne deriverebbero per il suo ego ipertrofico e per i suoi poliedrici interessi.
Il sospetto ( ne avevo scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2018/09/28/fascimo-malattia-senile-del-capitalismo/ ) è che ci troviamo di fronte a una strumentalizzazione dell’antifascismo da parte dell’establishment come difesa di ultima istanza del proprio potere e dei propri interessi, che sollecita a prendere le difese dello status quo minacciato dagli empi populismi e dall’ancora più degenerato sovranismo. Tempi bui per chi non si arrende all’arruolamento forzato nei due fronti, quello che cerca di coagulare una opposizione di salute pubblica al governo in carica, intorno a un immaginario simbolico che fino a ieri considerava arcaico e superato, l’altro che dietro alle bandiere ripiegate dell’antieuropeismo e della lotta ai privilegi della casta, dimostra l’inettitudine o l’impotenza a rovesciare il tavolo liberista.
A dimostrare che si fa bene a pensar male, basta guardare allo stupefatto sdegno con il quale i riformisti si sono fatti sorprendere dalle misure del decreto sicurezza la cui paternità attribuiscono al golem crudele cui è stata soffiata la vita per svolgere i lavori sporchi, il cattivo ghignante dei manga e che si dicono impegnati a contrastare con un referendum abrogativo, che in questo caso ci augureremmo abbia più successo di quello con il quale pensavano di cancellare lo spirito costituzionale. Non solo qui e non solo ora, studiosi della materia ma anche semplice gente con gli occhi aperti hanno diagnostica e compreso il nesso sistematico tra la distruzione dello “stato sociale” e il rafforzamento dello “stato penale”, favorito tra l’altro da un razzismo che non è nemmeno quello poi tanto originale. Le varie leggi che apparentemente dovevano regolare il fenomeno migratorio, Bossi-Fini, Maroni, Turco-Napolitano, hanno sancito in via giuridica e amministrativa che gli immigrati poveri debbano “prestarsi” senza alcun diritto e sotto costante ricatto. I fisiologici contrasti fra la forza-lavoro italiana e quella immigrata, la riduzione del costo del lavoro che ne deriva, determina una frattura insanabile che fa perdere di vista perdere di vista il vero nemico di classe.
Eh si, questo risveglio, il sospetto che quello che viene messo in atto per i migranti possa compire anche gli indigeni, è remoto ma comincia a farsi largo, sia pure con la certezza che le misure di repressione siano opportunamente pensate solo per colpire gli indigenti: se ha suscitato preoccupazione la norma che potrebbe proibire gli assembramenti e blocchi stradali, possiamo star certi che i nostri ragazzi in fola per l’iphone di nuova generazione, le madamine no-no-tav, i caffeinomani di Starbucks potranno continuare a esercitare il loro inviolabile diritto, a differenza dei metalmeccanici che convennero a Roma – Alemanno sindaco – dirottati perché non offendessero decoro e bellezza dei luoghi storici, a differenza dei risparmiatori che protestavano contro il salvataggio di Banca Etruria.
E così via, in virtù di leggi dello stato e ordinanze sindacali che mettono un’ipoteca sulle libertà di espressione e circolazione, come nel lontano 1956 quando venne arrestato Danilo Dolci alla guida di cittadini che invasero una via, sì, ma per ripararla, o in occasione delle manifestazioni per la celebrazione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, quando decine di manifestanti hanno ricevuto fogli di via preventivi, dal territorio romano, senza nemmeno poter arrivare in città; e sui diritti compreso quello alla difesa sulla base del censo o dell’appartenenza etnica, come 2008, quando per tutti i reati era stata introdotta la circostanza aggravante dell’essere il fatto “commesso da chi si trovava illegalmente sul nostro territorio”.
Tanto per aggiungere qualche dato recente, l’approvazione dei Decreti Legge nn. 13 e 14 dello scorso febbraio, con le firme degli allora ministri Minniti e Orlando, incaricati di dare un senso di “sinistra” alla sicurezza e l’autorizzazione a aver paura dei diversi, dimostravano che la scelta del “sorvegliare e punire”, addirittura superando e inasprendo il terreno già seminato dal Decreto Sicurezza di Maroni del 2008, altro non è che il concretizzarsi sul terreno securitario dei capisaldi della concezione dello Stato nella trasformazione aberrante del neoliberismo, che si sottrae dall’ottemperare ai suoi compiti nei confronti della “cittadinanza” per scatenare l’indole più ferina del mercato, affinché sia possibile l’espandersi dei dispositivi penali per gestire le conseguenze sociali generate dalle disuguaglianze. In modo che l’emarginazione e la punizione di poveri corrisponda a un disegno “sanitario”, di difesa dei beni e dei privilegi minacciati dalle vite nude dei falliti, giustamente estromessi dalle magnifiche sorti del mercato, che è meglio vengano sottratti alla vista della gente per bene abilitata a conservare dignità e decenza, eliminandoli dal panorama comune in qualità di molesti prodotti delle politiche governative, o veritiera profezia di quello che potrebbe capitare ad ognuno di noi, a causa di quelle stesse politiche, perché non possa venire alla mente di immaginarsi una vera e praticabile alternativa.
Prima di questo decreto sicurezza, i Daspo urbani, le ordinanze dei sindaci, gli interventi del governo Gentiloni per “contrastare l’immigrazione clandestina” con l’azzeramento di tutta una serie di diritti costituzionalmente garantiti, a cominciare dalla giurisdizionalizzazione delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione e l’abolizione del secondo grado di giudizio, hanno aperto la strada indisturbata a quello che oggi pare una fulminea e inattesa epifania nefasta. Che riguarda tutti i paesi occidentali, le cui leggi ma pure la percezione e perfino l’immaginario sono condizionati dagli Usa, e che hanno scelto la repressione più che la dissuasione anche di comportamenti considerati “offensivi” ma non definiti come reati, o che erano reati in passato ( si pensi alla prostituzione e alla mendicità) e che lo ridiventano, grazie al fine desiderato di “ripulire le strade dagli indesiderati” comune agli amministratori del Galles e alle ruspe di Salvini, a quello di contenere inquietanti fenomeni giovanili, ma anche il bighellonaggio comune alla gente de borgata e ai profughi di Padova, limitati da apposito muro.
Si può tranquillamente dire che uno dei valori indiscussi della fortezza europea è mettere al sicuro i primi e rassicurare i penultimi, criminalizzando e penalizzando gli ultimi, come appunto in Spagna, con le “Ordinanze per il civismo e la convivenza”, in Francia con la criminalizzazione dei “comportamenti incivili” più che mai se e assumerli è gente in gilet, deplorata perfino da Madame Le Pen o in Belgio, dove vige anche là quella combinazione di leggi statali e provvedimenti di autorità locali, che ha ispirato le politiche securitarie italiane in modo da promuovere discrezionalità e arbitrarietà, dispiegate su base “economica”.
A guardare indietro e a guardare l’oggi si capisce che il fascismo abituale declinazione capitalistica, conserva come da tradizione il suo target di propagatori e consumatori ben mimetizzati e integrati nelle file del folclore con cui dividono la riprovazione per chi non si uniforma ai diktat imperiali, per chi non accetta incondizionatamente l’immigrazione così come non aveva appoggiato la partecipazione a necessarie guerre esportatrici di democrazia, per chi non schifa la possibilità che Stato e popolo si esprimano in materia economica.
Da tempo la frase che campeggia sul mio profilo in Twitter è quella di Enzensberger: ai tempi del fascismo non sapevo di vivere ai tempi del fascismo. In realtà da anni io lo sapevo e lo so, in molti lo sapevamo e lo sappiamo. Non era difficile a meno che non ci si trovasse bene ai tempi del fascismo, di ieri come di oggi.
Condivisibile lo spirito del post, bello e documentato. Credo che, pur non mancando degli elementi di vero e proprio fascismo nel complessivo panorama in cui ci troviamo, sia piu adatta e profucua ( perfino innovativa ) la nozione di totalitarismo capitalistico, una espressione proposta piu volte dalla Lombroso
Forse parlare di totalitarismo capitalistico coglie di piu la dimensione di atomizzazione e passivizzazione delle masse sempre piu evidente, richiama anche la Hannah Arendt cara alla Lombroso,
Individuare un totalitarismo del capitalismo, richiama la geniale traduzione , da parte della arendt, del il giudizio estetico di kant, in un giudizio politico (modalità di rapporto tra i soggetti nello spazio pubblico). Modalità aventi il pregio di non irregimentare le soggettività e l’agire come invece avviene con le categorie politiche tradizionali, inverate nella società di massa e nelle sue le sue strutture disumanizzanti (gattungswesen).
In questo quadro la teoria politica della Harendt e le sue indicazioni si pongono come critica ad una oggettività, quella della società di massa e le sue strutture economico sociali, siamo fuori dal moralismo è questo può essere un importante suggerimento da parte della Lombroso
Non si è inteso sovrapporre alla nozione di totalitarismo capitalistico piu di quanto non abbia espresso la Lombroso, siamo sul piano di un confronto dialettico, ma è evidente e dalla stessa autrice richiamato, che parlare di totalitarismo capitalistico inerisce gli scritti sul totalitarismo della Harendt
A mio parere la nozione di totalitarismo capitalistico introdotta dalla Lombroso è gravida di futuro, si può ipotizzare che l’autrice parli poi di un ritorno del fascismo piu per la sua carica evocativa che in senso strettamente tecnico, la progressione di un totalitaismo capitalistico è ad un tempo meno legata alla violenza squadristica diretta, ma in realtà più oppressiva del fascismo quanto a capacità di naturalizzare una situazione antiumana e senza piu nulla di progressivo
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“Al tempo stesso come diceva Jorge, sti immigrati sfruttati, in fin dei conti sostengono dei prenditori fuori mercato, che per esistere basano la propria attività sullo sfruttamento.
In quelle condizioni, hai voglia a sperare come farebbe Jorge in un’unità fra lavoratori immigrati e italiani; semplicemente Non esiste nei fatti.”
Come su riconosciuto, immigrati ed italiani non si fanno concorrenza, semplicenmente perchè gli immigrati lavorano in realtà arretrate che senza lo sfruttamento dei non italiani chiuderebbero ma non offrirebbero lavoro decente ai nostri “connazionali”, e la loro chiusura favorirebbe il piu delle volte le produzioni estere piu tecnologizzate con danno all’economia nazionale ( es. pomodoro olandese versus pomodoro raccolto dai dannati della terra)
Senza approfondire, chi ha esperienza diretta di odierni ambienti lavorativi non tecnologizzati, sa che i garzoni extracomunitari malpagati consentono trattamento migliori ai lavoratori italiani (ove tali italiani ci fossero), e la sopravvivenza di tali aziende arretrate. In genere i lavoratori italiani non hanno niente contro la presenza di stranieri ed al più tendono a non trasmettere a tali stranieri i saperi che consentirebbero loro di mettersi in proprio ( ma questo verso le ultime ruote del carro c’e sempre stato anche quando gli stranieri non c’erano e non ha mai impedito che sorgessero delle spinte di classe)
Esistono studi serissimi che dimostrano che la presenza di extracomunitari malpagati mette al riparo dall’invasione di produzioni estere evitando un danno all’economia italiana, giacchè i lavoratori stranieri e quelli italiani non si pestano i piedi reciprocamente ed i migranti non costituiscono un esercito di riserva, non c’e alcun motivo perchè non possano lottare insieme inuna fase di ripresa di lotta di classe
Si pensi che prima del 1968, scioperavano i metalmeccanici, ma non le operaie tessili perche le donne allo sciopero non arrivavano, A volte tali operaie erano mogli dei lavoratori maschi in sciopero e si astenevano dallo scioperare per portare a casa i soldi che consentivano ai mariti di continuare le astensioni dal lavoro, Le divisioni erano tante altre anche piu gravi , e sempre così, ma poi queste cose scompaiono quando la lotta parte.
Fermarsi alla fotografia del presente, neanche tanto negativo per il nostro argomento, è dovuto se non a malafede e interessi inconfessati, ad un inequivoco istinto asociale di morte. Per fortuna arriva un esperienza dalla dalla Francia ( che resterà un antecedente importante anche se si dovesse fermare), quello dei gillet gialli, a fare giustizia di una diffusa volontà di morte e suicidio
Se Non fosse tragico (!!), sarebbe comico:
https://www.carmillaonline.com/2018/12/02/money-for-nothing/
Gli anti fascisti “della domenica”, assomigliano molto ai social democratici che hanno preceduto l’ascesa di Hitler… predicando austerità ( e probabilmente anti populismo-fascismo…) hanno favorito l’ascesa al potere di Hitler.
Si veda alla voce: cancelliere Bruning.
“In realtà da anni io lo sapevo e lo so, in molti lo sapevamo e lo sappiamo.”
Nelle fasi di crisi del capitalismo la classe dominante trova sempre “una soluzione”.
“per chi non accetta incondizionatamente l’immigrazione così come non aveva appoggiato la partecipazione a necessarie guerre esportatrici di democrazia”
Sembra che la Lombroso inizi a capire per DAVVERO…
Chiamasi atomizzazione (Ulteriore…) della società tramite importazione massiccia di immigrati di diverse razze e culture ( a fine di creare una massa più manipolabile di un popolo-nazione…),che tra l’altro funge da esercito industriale ( e da peso sulle esigue prestazioni sociali e sanitarie rimaste, a scapito della classe subordinata italiana…) di riserva anche grazie alla sua criminalizzazione a prescindere… un cane che si morde la coda, con sta imigrazione massicia e la sua criminalizzazione, in un periodo DI CRISI ECONOMICA.
È un “gioco” perverso!
È il capitalismo che sta promuovendo da almeno (!!) un decennio, il neo fascismo ( regime securitario-autoritario, a danno dei più deboli e poveri…)
È chiara e violenta istigazione di guerra fra poveri, e contemporaneamente lotta di classe alla rovescia dei ricchi verso i poveri.
Si è fascismo.
Al tempo stesso come diceva Jorge, sti immigrati sfruttati, in fin dei conti sostengono dei prenditori fuori mercato, che per esistere basano la propria attività sullo sfruttamento.
In quelle condizioni, hai voglia a sperare come farebbe Jorge in un’unità fra lavoratori immigrati e italiani; semplicemente Non esiste nei fatti.
Atomizzazione sociale ( la società non esiste…)= divide et impera= guerra fra poveri… questa è la strategia con la quale l’oligarchia dominate capital-fascista e cortigiani al seguito ci domina.
Il popolo, numeroso ma diviso, iper individualista e spinto alla feroce competizione con se stesso, come in una rena di gladiatori; il popolo disorientato e disinformato, atomizzato insomma.
L’oligarchia, come minoranza estremamente compatta e coordinata, nonche, solitamente ben “informata” ( anche dai propri cortigiani, a livello sociale…), nel difendere i propri privilegi o nell’acquisirne di ulteriori a danno dei diritti del popolo … questa oligarchia, parecchio potente , la si potrebbe anche definire borghese-capitalista.
“Non solo qui e non solo ora, studiosi della materia ma anche semplice gente con gli occhi aperti hanno diagnostica e compreso il nesso sistematico tra la distruzione dello “stato sociale” e il rafforzamento dello “stato penale””
Eccovi serviti i risultati del legalismo-onestismo alla 5S maniera !!
Ma avevano promesso un reddito di cittadinanza e di dignità poi hanno fatto un’ incomentabile pastrocchio…MA È ONESTO TUTTO CIÒ ?