img_hwbush_cia_lg-300x1622Ogni defunto è sempre stato una persona esemplare, un buon’anima di cui non si può dire nulla di male per un malinteso senso di rispetto che alla fine non null’altro che ipocrisia e pio annullamento di ciò che si è stati in vita, a detrimento di coloro che  effettivamente sono stati dei giusti. Ed è proprio sfruttando questo riflesso culturale che sulla stampa occidentale è già cominciata la santificazione di Bush senior, passato a miglior vita, soprattutto per gli altri,  il cui merito è stato quello di aver dato inizio alle modalità e alle logiche deliranti del mondo contemporaneo. A lui in sostanza si deve l’inizio del caos medio orientale quando fece capire a Saddam che aveva via libera in Kuwait per poi scatenare la guerra del golfo e impadronirsi di fatto dell’area dove peraltro aveva anche interessi personali. Ma la caratteristica principale di questo presidente non è tanto ciò che ha fatto durante la sua permanenza alla Casa Bianca, quanto la svolta che ha rappresentato nell’establishment americano. Per due volte vice di Reagan, ha trasferito il neoliberismo grossolano e dilettantesco del mediocrissimo attore, su un piano di pura oligarchia, colui che ha saldato definitivamente il potere dell’apparato militar industriale con quello della finanza e dell’amministrazione politica.

Di fatto George Herbert Walker Bush è stato il primo presidente Usa ad essere stato direttore della Cia (cosa che oggi sembra dimenticata) e nello stesso tempo ad appartenere a una famiglia dedita al commercio delle armi e ai traffici dell’alta finanza. Il nonno aveva diretto la War Industries Board , divenuta un gigante durante la prima guerra mondiale mentre il padre, Prescott,  era socio della Union Banking Corporation. che non è cosa da poco perché questo istituto finanziò il riarmo tedesco al tempo di Hitler in maniera così convinta da essere insignito dell'”Aquila tedesca” nel 1938 con decreto firmato personalmente dal Führer e addirittura secondo ricerche pubblicate nel 2001, Prescott Bush sfruttò gli internati ad Auschwitz per una fabbrica, la Silesian steel company,  installata nelle vicinanze del campo di concentramento ( vedi qui un primo approfondimento). La vicenda finì anche in tribunale perché nel 2001 due sopravvissuti, Kurt Julius Goldstein e Peter Gingold iniziarono un’azione legale poi finita in nulla grazie ad un’argomentazione sorprendente del giudice (vedi nota). Peraltro come accadde anche a parecchie altre realtà americane, come l’Ibm ad esempio, gli aiuti e le connessioni con i nazisti continuarono persino durante la guerra, qualcosa che finora gli storici hanno trattato come fattore marginale, ma che invece dovrebbe favorire una più autentica comprensione di ciò che avvenne.

Ad ogni modo Bush senior era portatore di questa tradizione e di una lunga esperienza di spione che lo portò ad essere coinvolto nella vicenda della Baia dei Porci, a civettare con Noriega per quanto riguarda il narcotraffico e con i contras per quanto concerne le armi. Bush senior era stato anche consulente del Carlyle Group che aveva il proprio core business nella produzione di armi e che annoverava come partner anche la famiglia Bin Laden, che già aveva favorito la sua corsa alla presidenza durante le trattative per gli ostaggi americani a Teheran. Insomma Bush fu il primo oligarca a tutto tondo, una sorta di prodotto finale dell’impero e il primo grande feudatario della marca neo liberista, visto che riassumeva in sé tutte le caratteristiche, le stigmate della geopolitica contemporanea. Ma naturalmente nemmeno un grammo di tutto questo verrà fuori negli epitaffi a stampa e orali perché un microgrammo di verità più di una tonnellata di bugie.

Nota La causa collettiva intentata da Goldstein e Gingold si basava sul fatto, peraltro documentato, che gli americani sapevano ciò che avveniva ad Auschwitz, ma non fecero nulla, nemmeno tentarono di bombardare il campo per interromperne le attività ( e lo stesso copione si può applicare a parecchie situazioni analoghe). L’argomentazione, parecchio pericolosa per il clan Bush oltre che per l’eccezionalità americana, venne respinta senza alcuna audizione preventiva dal giudice  Rosemary Collier, sulla base del fatto che il governo non può essere ritenuto responsabile in base al principio della “sovranità statale”. Già, ma allora come la mettiamo con Norimberga? Fu qualcosa su cui costruire un nuovo mondo come ci viene detto o un regolamento dei conti in vista dell’estensione del potere? Faccio notare che le vicende storiche sono talmente deformate che nel film la Vita è bella (per lui evidentemente) di Roberto Benigni addirittura sono gli americani e non i russi a liberare Auschwitz. una delicatezza nei confronti dell’industria del consenso made in Usa che è stato decisivo per l’attribuzione dell’Oscar, per quel che vale e vale pochissimo,