Fat-Man-4Anche oggi mi tocca cedere, se non altro in parte, la parola a qualcuno. Questo qualcuno è probabilmente sconosciuto ai più, si tratta di Jean-Pierre Chevénement, personaggio singolare, rifondatore nel ’69 del partito socialista, entrato al governo con Mitterrand e ministro per tre volte durante gli anni ’80 (ricerca, scuola, difesa) e per due volte dimissionario prima per protesta contro l’involuzione in direzione neoliberista della linea di governo, vuoi per protesta  contro l’impegno france nella guerra contro l’Irak. Da sempre al centro della politica francese il vecchio Chevénement ora esprime tutta la sua condanna contro Macron e in particolare contro la novità di questi giorni: in pratica l’ l’assenso dell’Eliseo alla cessione alla Germania e ai suoi satelliti, senza alcuna contropartita,  del seggio che le spetta nel consiglio di sicurezza dell’Onu in quanto potenza nucleare e vincitrice, sia pure d’ufficio, nella seconda guerra mondiale.

Questo progetto tedesco, come al solito travestito in maniera da sembrare europeista, era da già da un anno in campo e qualche mese fa il vice cancelliere  Olaf Scholz ha formalizzato la richiesta, in maniera che anche la Germania possa mettere veti e incorporare in qualche modo la bomba francese. Incredibilmente Macron senza darsi pena di informare la propria opinione pubblica, ha subito aderito a questa idea che è poi saltata fuori quasi per caso durante una conferenza questo autunno. La cosa è sorprendente perché Berlino ha già decisamente bocciato qualsiasi idea di un riequilibrio del debito all’interno della Ue che avrebbe dovuto essere l’oggetto dello scambio. Anche perché la Francia stessa avrebbe avuto bisogno di un riequilibrio e non solo i famosi piigs. Per questo Chevénement parla di irresponsabilità di Macron visto che questa ultima pretesa tedesca “fa parte di una lunga serie di iniziative unilaterali prese senza previa consultazione con la Francia, come l’uscita del nucleare nel 2011, la regola del pareggio di bilancio nel 2009-2012, la minaccia di gettare la Grecia fuori dalla zona euro, l’apertura dell’Unione europea all’afflusso di rifugiati nel 2015, e via dicendo. La Germania aveva già imposto, nel 2008, la ripresa nel testo del trattato di Lisbona della nucleo del trattato costituzionale europeo respinto dal popolo francese al 55%. Ma un eventuale cessione di fatto del seggio Onu significherebbe un enorme declassamento per la Francia non solo nell’immediato, ma in prospettiva: “Il continuo deterioramento della situazione economica della Francia nell’area dell’euro dall’inizio degli anni 2000 si riflette nelle statistiche del commercio estero – 70 miliardi di deficit, un quarto dei quali verso la Germania – e riflette la deindustrializzazione della nostra economia. D’altro canto, il surplus commerciale della Germania – 250 miliardi di euro all’anno, quasi il 10% del PIL tedesco – è formalmente contrario alle regole di Bruxelles, ma la Commissione europea ha mai aperto una procedura nei confronti della Germania per eccedenza eccessiva? L’accumulo di deficit potrebbe impedire, a medio termine, alla Francia di mantenere e sviluppare il proprio sforzo di difesa. Tuttavia, la deterrenza nucleare è inseparabile dalla sede del membro permanente del Consiglio di sicurezza. Se la Francia non si reindustrializza, la via sarà aperta all’abdicazione nazionale. Per costruire l ‘”Europa europea”, un’idea che, da parte mia, preferisco a quella, troppo ambigua, di “sovranità europea”, dobbiamo rivedere le nostre equazioni. La proposta fatta dal Presidente della Repubblica, all’inizio della sua cinque anni è stato: “La Francia si mette nelle unghie di Maastricht, ma mi aspetto che in cambio la Germania fornisca le risorse attraverso il budget della zona euro per diversi punti del PIL in modo da consentire una ripresa dell’economia e il finanziamento di progetti strategici di interesse comune .
Oggi questa proposta si rivela ingannevole perché la signora Merkel non ha restituito nulla.  Dobbiamo ripensare l’Europa su una scala più ampia dando tempo al tempo. I francesi si aspettano che il Presidente della Repubblica, la cui funzione costituzionale è quella di garantire l’indipendenza nazionale e il rispetto dei trattati, di apportare gli adeguamenti necessari col nostro partner tedesco e di aprire nuove prospettive per l’Europa: non rinunciare agli obiettivi strategici, ma rivedere le modalità e, se necessario, ridurre l’orizzonte.”

Le parole del vecchio socialista mi paiono abbastanza significative, anche al di là del tema in questione, per capire molto bene limiti effettivi della costruzione continentale che si riducono in effetti a una sorta di riedizione dell’Europa carolingia, privata per giunta delle sue parti più vitali e con capitale Berlino; che le dottrine neo liberiste che hanno tenuto a battesimo la Ue – euro, non solo hanno favorito l’egemonia tedesca, ma sono diventate una camicia di nesso che affligge tutti gli altri; infine che l’idea di Europa dietro la quale si è svolta tutta la maligna mutazione si sono trasformate quasi nel suo contrario dando origine a una grande Germania che intende svolgere un ruolo planetario a spese degli altri partner destinati a fare da massa di manovra.  Quando Helmut Khol divenne per la prima volta cancelliere nel 1982  citò, nel suo discorso di insediamento le parole di Thoma Mann, ” preferisco una Germania europea che un’ Europa tedesca”. E’ passato un quarto di secolo da allora e abbiamo un continente non solo a direzione tedesca, ma per giunta grazie a dottrine che hanno favorito un immenso massacro sociale e un’epocale caduta di democrazia, mentre la Germania sta lanciando vasti piano di riarmo con la creazione di una propria legione straniera e l’ingresso annuale nelle forze armata di 700 mila uomini. Come dire, un successo strepitoso, tra gli applausi dei coglioni.