Come si sa l’incontro fra Putin e Trump è saltato a causa della delirante provocazione navale messa in atto dal regime di Kiev nelle acque della Crimea. E che si sia trattato di una provocazione del tutto gratuita lo dice la dinamica dell’operazione che è stata interamente filmata, lo dicono i marinai e agenti dei servizi ucraini catturati che riferiscono di ordini precisi in merito e lo ammette indirettamente la Casa Bianca quando prende a pretesto per la cancellazione dell’incontro non la legittima reazione russa ma il fatto che i marinai ucraini non siano ancor stati liberati. Conosciamo bene lo scrupolo quasi maniacale con cui gli Usa guardano al diritto internazionale, ma insomma è forse un po’ eccessivo pretendere una liberazione in poche ore dopo un evento di questa gravità, visto che da parte Ucraina sono stati violati tutti i trattati siglati con la Russia: loro infatti, gli americani intendo, li avrebbero tenuti dentro dei mesi se non anni con qualcuno che avrebbe chiesto insistentemente: li possiamo torturare?
Questo però è solo il lato ridicolo e penoso della vicenda con un occidente che deve difendere a qualunque costo il suo impresentabile fantoccio ucraino e la sua strategia di sopravvivenza che consiste nel minacciare guerra un giorno si e l’altro pure, ma dietro il sipario ci sono delle domande che non possono essere eluse. Porosenko ha agito in proprio con l’obiettivo primario di imporre la legge marziale per poter poi meglio controllare elezioni che i noti “osservatoti internazionali” daranno per buone anche se agli elettori viene puntato contro il mitra e con lo scopo secondario di stimolare i suoi padroni a concedere altri soldi e altre armi? Oppure c’è stato un suggerimento e un allestimento teatrale messo in piedi dagli uomini e dalle organizzazioni del deep state decisi a sabotare l’incontro fra il leader russo e Trump? O si è trattato di un’azione suggerita dalla stessa amministrazione Usa ufficiale, per così dire?
Vi sono tre circostanze specifiche le quali inducono a pensare che il regime di Kiev sia stato solo il braccio che lancia il sasso, mentre i veri autori del tentato colpo di mano stiano cercando di nascondere la mano e le loro impronte digitali: 1) Il fatto che lo scontro fra i russi e la flottiglia ucraina sia sia svolto nel mar d’Azov dove il pescaggio è talmente scarso da rendere difficile se non impossibile l’eventuale intervento di navi Nato che incrociano nel Mar Nero, riducendo così drasticamente le possibilità di un confronto diretto e di una drammatica evoluzione della vicenda; 2) la circostanza che l’operazione si stata diretta, a bordo delle imbarcazioni ucraine, da uomini dei servizi segreti di Kiev che com’è noto sono semplicemente un’appendice di quelli americani e che quelli arrestati dai russi abbiano ammesso la sostanza della provocazione, dichiarando di aver ignorato i vari avvertimenti della guardia costiera: 3) ultimo,m non ultimo la scoperta che già parecchi giorni prima della provocazione ucraina e naturalmente durante la stessa, vi sia stata un’intesa attività di ricognizione aerea statunitense e israeliana, tra l’altro con almeno un drone comandato dalla base di Sigonella. Tutto questo spinge decisamente a pensare che l’incidente del mar d’Azov sia stato preparato dalla Nato sia per evitare che il regime di Porosenko possa crollare vanificando la conquista e anche al fine di conoscere nei dettagli la composizione e le comunicazioni russe nell’area. Insomma due piccioni con una sola fava ucraina.
Dunque la narrazione messa in piedi dall’informazione occidentale di un confronto esclusivamente russo – ucraino, a parte le consuete e grottesche deformazioni sull’evento in sé che come sempre tendono a colpevolizzare la Russia, anche quando per farlo occorre ricorrere all’assurdo, non sta in piedi: l’immagine del regime di Kiev che organizza per proprio conto questa incursione senza ragioni, senza speranze di successo, senza alcuno scopo apparente è davvero desolante per la sua pochezza ed è sostenibile solo nascondendo nel cassetto delle ignominie comunicative le notizie vitali alla comprensione dell’evento. Oltretutto visto che l’oligarca di simpatie filonaziste, l’uomo che sta facendo la guerra anche alle minoranze polacche e ungheresi, adesso se la prende con Salvini, giusto per doverosa solidarietà con il complesso padronale che di certo non sta a guardare il capello, mica può essere sputtanato.
Ringrazio Jorge per l’intervento e le precisazioni sui temi economici.
Per quanto riguarda l’Ucraina è interessante notare come le provocazioni occidentali seguono l’offensiva religiosa lanciata dal potere imperiale americano per isolare non solo materialmente ma anche spiritualmente la Russia, patriottica e legata alla Chiesa Ortodossa, di Putin.
Gli occidentali sono riusciti a ottenere la separazione della Chiesa Ortodossa ucraina da quella russa e non bisogna dimenticare che in passato l’avvicinamento di Papa Ratzinger al metropolita di Mosca era costato il trono pontificio al coraggioso bavarese.
Una risposta ad Andrea z ed al Simplicissimus su globalizzazione e piccoli imprenditori
Notoriamente il sistema capitalistico si basa sulla concorrenza, questa avviene per così dire su vari terreni di gioco. C’è la concorrenza effettuata con la compressione salariale, quella per cui una area intera mette a valore delle rendite imperialistiche che altre aree non hanno. Ma la concorrenza decisiva, e che qualifica il sistema capitalistico rispetto a formazioni sociali diverse, è la concorrenza effettuata tramite l’applicazione della tecnologia alla produzione
La concorrenza basata sulla applicazione della tecnologia appare una cosa ovvia per lo sguardo superficiale, essa si mostra molto più complessa ad una analisi ravvicinata, ed i vantaggi che procura dipendono da fattori molto diversi da quelli comunemente immaginati.
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L’opinione superficiale suppone che applicare la tecnologia, ovvero usare impianti tecnicamente più avanzati, sia una spesa certo notevole, ma suscettibile di fornire sul lungo periodo dei vantaggi decisivi.
Si immagina che grazie alla tecnica ogni unità di prodotto abbia un costo di produzione minore, ma possa essere venduto ad un prezzo alto come nel passato, quando la nuova tecnica non era ancora vigente. Sarebbe in effetti un prezzo alto come sempre ma con costi di produzione inferiori, su ogni unità di prodotto ci sarebbe quindi un margine di guadagno più alto. Un vero e proprio sovrapprezzo, capace di remunerare la spesa tecnica aumentando i profitti
In realtà questa situazione è valevole solo per i primi capitalisti che applicano la tecnologia nuova, man mano anche gli altri introducono l’innovazione e fanno concorrenza a chi li aveva preceduti. I nuovi arrivati riducono progressivamente il prezzo per vendere di più, devono recuperare lo svantaggio rispetto ai primi innovatori che da più tempo godono del margine maggiore sulla unità di prodotto. Se non recuperassero abbassando il prezzo e vendendo di più, a fine del ciclo di innovazione avrebbero meno profitti rispetto agli innovatori iniziali, ciò li penalizzerebbe rispetto agli investimenti relativi alle innovazioni tecnologiche venture.
Questa situazione comporta che il prezzo della unità di prodotto si abbassa man mano che l’innovazione viene effettuata da tutti i capitalisti, fino ad assestarsi sul reale costo di produzione, più basso che in passato. Si capisce allora che in una intera fase tecnologica i profitti capitalistici che remunerano la spesa tecnica iniziale, rendendo conveniente questa stessa, non vengono vendendo al prezzo di sempre una merce ora meno costosa (sovrapprezzo), ma al contrario perché si vende ad un prezzo più basso, una quantità di unità di prodotto notevolmente più grande che nei cicli tecnologici precedenti.
In altre parole, è propriamente l’incremento della MASSA di merci vendute il risultato finale dell’intero processo, ciò avviene per il prezzo inferiore che nel passato, ed è appunto attraverso questo grande aumento delle unità di prodotto vendute, che è possibile remunerare e rendere profittevole la innovazione tecnologica
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Si appalesa allora che se io ad es produco scarpe, per trarre giovamento economico dall’investimento tecnico effettuato, dovrò vendere un numero di scarpe molto maggiore che in passato. Solo così posso compensare la spesa tecnica maggiore che ho affrontato, dal momento che come si è visto il sovrapprezzo cessa dopo una breve fase iniziale. Ma vendere un numero di scarpe molto maggiore che in passato significa potersi giovare di mercati molto più ampi che nelle fasi tecnologiche precedenti, è da questa esigenza di ampliamento dei mercati che nasce la globalizzazione, come si è visto per avere dei mercati più ampi che permettano la remunerazione degli investimenti in tecnologia, che sono il cuore del funzionamento del capitalismo.
In tutta evidenza è il funzionamento oggettivo del capitalismo che impone l’ampliamento dei mercati, cose che chiamiamo Unione Europea, globalizzazione e compagnia cantando. L’unico modo per evitare questi processi, che sono la formazione del mercato mondiale, sarebbe il superamento del capitalismo, ma finché esso c’è non può funzionare che così. E’ quindi possibile dissentire dalle lucide analisi di Andrea z quando questi scrive che l’unione europea, o la globalizzazione, sono il portato della politica americana, in realtà gli usa sono la potenza egemone e mettono il cappello, traendone vantaggio e comando, da processi che sono spinti in avanti dal funzionamento oggettivo e necessario del capitalismo
Da quanto detto, si può inoltre cogliere inoltre cosa sia mai la famosa concentrazione e centralizzazione dei capitali cui a volte il Simplicissimus si riferisce. Abbiamo visto che la innovazione tecnologica viene fatta prima da alcuni capitalisti, che sono quelli con le spalle più larghe per fare investimenti, quelli più grandi e con più capitali, essendo i primi essi hanno un costo di produzione inferiore ma non abbassano i prezzi (sovraprofitti).
Seguono quelli con le spalle più strette cioè con meno capitali, per recuperare il tempo ed i profitti persi rispetto ai primi innovatori vendono ad un prezzo più basso, si rifanno così sulla maggiore quantità di merci vendute, non saranno in difficoltà nel successivo ciclo di investimenti.
Ci sono poi quelli ancora più piccoli che innovano per ultimi, essi non godono dei sovraprofitti ma neanche hanno il tempo di recuperare profitti vendendo più merci, prima che ciò avvenga parte un nuovo ciclo tecnologico. Essi non sono in grado di sostenerlo e muoiono cedendo la loro quota di mercato a quelli più grandi, quelli che hanno innovato prima e che hanno risorse sufficienti
Sicché è altrettanto possibile dissentire quando Andrea z ed il Simplicissimus credono che i piccoli imprenditori vengano declassati e pauperizzati da manovre politiche del grande capitale, invece il loro progressivo scomparire dipende dal fatto che non sono in grado di innovare con la stessa velocità e prontezza di quelli più grandi. Si tratta di un fenomeno, appunto la concentrazione dei capitali, che ha la sua radice nel funzionamento oggettivo del capitalismo, per quanto siano i grandi capitali e la finanza a trarne giovamento
Il sovranismo esprime l’ideologia di questi piccoli imprenditori, destinati a morire per il meccanismo oggettivo profondo del capitalismo, essi attraverso il sovranismo legano a se le masse popolari per ricontrattare margini rispetto al grande capitale europeo (anche italiano) con sede a Bruxelles, ma non possono che lasciare tali masse a bocca asciutta come si vede ogni giorno di più. A parte le manfrine tra i sovranisti ed i poteri europei espressione del grande capitale, il grande capitale al contempo produttivo e finanziario concederà qualche attimo di respiro ai piccoli capitali appartenendo a entrambi i gruppi alla classe borghese. Le masse popolari devono organizzarsi in proprio secondo una prospettiva di classe
Ps. Andrea z sembra dare importanza assoluta al livello politico del capitale, ma non è possibile affermare che misconosca le dinamiche oggettive del capitalismo. Invece il Simplicissimus le misconosce apertamente, ha affermato di recente che è l’apertura dei mercati a provocare la concentrazione e centralizzazione dei capitali, mentre è evidente che è l’esigenza oggettiva di vendere masse di merci sempre maggiori che spinge il capitalismo a realizzare l’apertura dei mercati. Da parte di un blogger che richiama spesso Marx, ciò rasenta il falso ideologico
Concordo con le tue affermazioni, però in un sistema capitalistico non più basato sulla produzione ma sulla finanza, l’elite transnazionale che controlla il sistema bancario può creare denaro ordinando alle proprie banche di cliccare sulla tastiera di un computer gli importi e di accreditare.
Può realizzare speculazioni per miliardi di dollari facendo salire il prezzo dei titoli e decidendo di vendere quando più gli aggrada.
Può aumentare la moneta circolante per invogliare le persone e gli Stati a indebitarsi e ridurre poi la massa creando deflazione.
Può agire sulla politica e i militari per causare guerre e far indebitare le nazioni.
Il concetto di denaro per l’elite non esiste più perché non è più legato a beni reali come l’oro e l’argento.
Il denaro serve solo come strumento di controllo delle masse sottostanti.
Loro sì che devono scontrarsi e lottare per avere a disposizione pezzi di carta a cui l’elite attribuisce un valore regolandone e la quantità.
Temo che l’elite transnazionale abbia creato un sistema finanziario e lo abbia imposto, ma anche se fosse vero il contrario con un’economia basata su pezzi di carta che si moltiplicano senza più bisogno del lavoro l’elite può imporre le sue regole alla società sottostante.
D’accordissimo su tutto. Un’unica precisazione: a quanto sembra, la guardia costiera russa avrebbe bloccato le unità ucraine prima dell’accesso allo stretto di Kerc -https://im1.kommersant.ru/ISSUES.PHOTO/NEWS/2018/11/26/карта%20Украины.jpg – infatti la regola sarebbe stata, da parte ucraina, se non fosse stata una provocazione, quella di fermarsi e far salire a bordo il pilota, come è norma per l’accesso ai porti o alle acque, appunto, poco profonde del mar d’Azov, al di fuori del corridoio. In ogni caso, complimenti per il pezzo.