manifesto-con-Petain-VichyForse soltanto Dostoevskij, sarebbe in grado di descrivere il dramma della sinistra italiana, di quella vera almeno nelle intenzioni intendo, che voleva essere al di là del bene e del male borghese, ma che alla fine ha acquisito la coscienza di non essere più all’altezza della battaglia contro il capitalismo e si è rifugiata in una sorta di esistenzialismo politico prosternandosi davanti al  giudice globalista. La colpa non viene espiata in una remota fortezza, ma si chiama Europa, ovvero quel conglomerato di potere finanziario che bisogna onorare a tutti i costi per continuare ad esistere dopo il parricidio ideologico e la trasformazione del padre in reliquia. Nessuno sforzo viene evitato pur di dare ancora credito a un organismo sovranazionale e sottodemocratico che è soltanto un brutto sosia delle vecchie speranze, anche a costo di evocare un fascismo che invece è in qualche modo insito nel feroce e lobbistico meccanismo di Bruxelles.

Ma ogni giorno bisogna aumentare la dose perché non basta dover fare sissignore all’Fmi, alla Bce e alla sua Versailles bancaria, al massacro sociale necessario per rientrare nei parametri stabiliti dal padrone, non basta tentare con qualche alata e vuota allusione a un cambiamento, per non vedere il gioco della Germania e dei suoi satelliti che dichiaratamente non vogliono alcun  riequilibrio dopo avere sfruttato l’integrazione europea a proprio esclusivo vantaggio e anzi mostrano e asseriscono senza infingimenti il ruolo egemone che Berlino vuole esercitare. No, non basta perché adesso ci si mette anche la Francia di Macron a disfare la matassa di semplicistiche suggestioni, diciamo così popolari, secondo le quali l’Europa sarebbe un sorta di antidoto al fascismo e un baluardo di pace. L’ineffabile presidente francese che ha dell’accoglienza un concetto per così dire tutto personale non ce l’ha proprio fatta a tener ben stretta la maschera e qualche giorno fa, nel corso di una cerimonia ufficiale, si è lanciato in una riabilitazione del maresciallo Petain, uno dei più oscuri personaggi del fascismo europeo, creatore della repubblica di  Vichy, dando manforte ai nazisti forse in modo anche più netto della Repubblica sociale di Mussolini. Un capitolo indimenticabile che si è voluto dimenticare per il buon nome della Francia, ma che adesso ritorna per vie misteriose.

Evidentemente molte cose sono cambiate e il vecchio maresciallo filo hitleriano (lo era già anche prima della guerra se è per questo come molta parte della borghesia francese) torna in auge tanto che quasi in contemporanea con l’esaltazione di Petain, impedita secondo Macron “dai troppi gol segnati contro la sua squadra”, esternazione davvero inquietante ed enigmatica pur nel suo grottesco infantilismo, il ministro  delle finanze, Bruno Le Maire,  faceva sapere che occorre ” un impero europeo” perché il continente “non può più mostrarsi timido nell’utilizzo del proprio potere”. In parte è un vieto tentativo di appiattirsi sulla guerra commerciale di Trump alla Cina, il che dimostra tutta l’idiozia del milieu europeo che anzi dovrebbe sfruttare questa rivalità invece di inserirvisi come sciocco deuteragonista, ma il riferimento all’impero e alla potenza è una chiarissima allusione a un ritorno del militarismo europeo di cui la Francia è stata per decenni il fuoco sotto la cenere. Dunque è questo: non solo banche, non solo massacri sociali, non solo egoismi insuperabili, ma adesso anche l’impero e la potenza. L’Europa non si fa mancare niente perché le sue elites sono disposte a qualunque cosa pur di rimanere al comando: se la sovranità diventa un tema importante ecco che sono disposte a barattarla psicologicamente con qualche forma di nazionalismo (chi crede che siano la stessa cosa, bè si dedichi a Harry Potter e ai super eroi che ci guadagniamo tutti) o magari col cercare attraverso tematiche imperiali quel minimo di riequilibrio che dovrebbe essere il minimo sindacale di un’unione e che rimane invece una chimera semplicemente perché l’unica unione vera che si scorge è quella della finanza e dello sfruttamento.

Vabbè da sanculotti che cercano Liberté, Égalité, Fraternité a soldati della vecchia guardia che gridano Vive l’empereur il passaggio come sappiamo è facile facile.