Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non badate alle apparenze, il vero insider del Pd nel governo è Salvini. Proprio come nei romanzi di spionaggio la sua copertura è assicurata dalla deplorazione per i suoi comportamenti belluini, dalla condanna per le sue intemperanze da gran maleducato, dal biasimo per le sue impulsività brutali, che dovrebbero fare di lui un pericoloso ricercato da assicurare se non alla giustizia almeno alla censura morale. Il Pd è ormai uno spettro i cui aderenti coincidono numericamente con gli aspiranti segretari/becchini, ma nell’incarico riservato e sotto traccia dato al Buzzurro istituzionale, ha visto giusto perché il suo fascismo confonde sulla vera natura del totalitarismo, al cui servizio il cosiddetto arco parlamentare si presta anche grazie alla ineluttabilità di scelte compiute dalle quali sarebbe impossibile tornare indietro.
Così se i 5stelle ci vogliono far digerire in nome della irrimediabile fatalità la Tap, la Tav, le Triv, il Mose, le Grandi Navi, e le Grandi Schifezze imposte dai governi precedenti, Salvini come per magia le trasforma in opportunità doverose, proprio nello stile del più perfetto renzusconismo, come sta accadendo con gli inceneritori in Campania, che potrebbe diventare la regione pilota per l’esecuzione in grande stile e in tutto il Paese delle strategie di “gestione” dei rifiuti dello Sblocca Italia dettate dalle stanze del partito delle discariche e degli inceneritori: grandi aziende (molte municipalizzate), grandi interessi e collegamenti consolidati con i passati governi e frange influenti di quello attuale (anche se l’oscuro ministro Costa fa dei tentativi di impugnazione del famigerato decreto e Fico sbraita perlopiù inascoltato), c’è da star sicuri, con la criminalità.
Nel provvedimento, che dichiarava “strategici” e di prioritario interesse nazionale trivellazioni petrolifere e infrastrutture per il gas, irrinunciabili proprio come l’alta velocità, qualche metropolitana perfino sotto Piazza dei Miracoli, uno o più stadi, erano indicati come irrinviabili anche gli inceneritori, dando vita a una stridente contraddizione: da una parte si ribadiva la necessità di costruirne di nuovi per andare incontro a una presunta domanda insoddisfatta. Dall’altra si imponeva la liberalizzazione del traffico di rifiuti da una regione all’altra per sfruttare appieno il potenziale dei termovalorizzatori oggi largamente sottoutilizzati e in forte passivo con pesanti ricadute sui conti delle società di gestione che hanno bisogno di importare rifiuti da bruciare, da qualunque parte provengano.
Anche allora, autorevoli esponenti dell’ambientalismo prestati alla compagine, compresi quelli di un’altra lega della quale erano stati prestigiosi dirigenti, fecero intendere che si doveva dire Si, si trattava di una scelta doverosa in presenza di un popolo riottoso che non si dedicava col necessario scrupolo alla differenziata e per garantire profitti e guadagni alle imprese di settore, aziende parapubbliche e cooperative, nel nome della green economy.
E a quello stesso verde, come i fazzoletti e le cravatte che inalberava nei pellegrinaggi sul sacro fiume, si ispira Salvini, che ha annunciato di voler collocare un inceneritore in ogni provincia della Campania e a chi dice no, peste lo colga sotto forma di malattie e roghi. Che poi la logica è sempre la stessa, quella degli untori che mettono la fonte del contagio o il vaso dei veleni, dove ci sono già, porcheria più porcheria meno, in modo da convogliarvi anche quelle che arrivano dall’operoso Nord, che la strada la conosce già per averla percorsa andando a rovesciare i suoi rifiuti tossici e nocivi in quelle che erano state campagne felici, convertite in terre dei fuochi.
Poco importa che si tratti di un braccio di ferro con gli alleati che vedono mettere in discussione uno dei loro capisaldi, poco importa se si tratti dell’ennesima dimostrazione di disprezzo nei confronti del sud parassitario. Importa invece che siamo di fronte a una di quelle scelte anche simboliche che denunciano come il capitalismo possa essere stupido e irrazionale fino all’autolesionismo, e che lo siamo anche noi se riteniamo di potergli affidare i nostri destini, il lavoro, la salute, l’ambiente.
Nel Nord esistono alti tassi di raccolta differenziata, ci sono inceneritori (circa 45, che trattano però solo il 17,2% di RSU, e lo 0,7% degli speciali, e sono quindi sottoutilizzati perché gli enti e le comunità locali rifiutano l’eventualità di far conferire rifiuti provenienti dal Centro e dal Sud) e discariche, ma la presenza di un mercato drogato e di infiltrazioni criminali ha favorito la transumanza colonialista di rifiuti speciali e tossici nei depositi clandestini del Mezzogiorno o saturando le discariche “regolari”. Da Roma – dove Marino si è reso responsabile di aver chiuso Malagrotta e la Regione guidata da un altro probo celebre, Zingaretti, si è resa responsabile di non mettere a punto un’alternativa, e non solo, partono i carichi di robaccia mista, controllati da organizzazioni quanto meno opache, costosi quanto irragionevoli, poiché i paesi di destinazione cui paghiamo il trattamento ci guadagnano lautamente con il recupero energetico.
Il fatto è che la soluzione della raccolta differenziata sarebbe quella ottimale, favorisce un incremento occupazionale oltre a standard di compatibilità ambientale elevati. Ma non è la preferita dai signori dell’immondizia. Perché un inceneritore medio come quello di Parma, costa sui 300 milioni di euro e brucia 130.000 tonnellate l’anno, impiegando poche decine di persone, si tratta di impianti molto complessi e costosi da costruire e gestire con la conseguenza fisiologica che le spese si ripercuotono sulle tariffe: ogni tonnellata di solidi urbani incenerita costa ai comuni, e quindi a noi, intorno a 150 euro. Per questo il brand è così redditizio soprattutto quando diventa emergenza e costringe a misure eccezionali, commissari e autorità speciali, localizzazioni estemporanee in zone che sono sempre le solite, le più bistrattate. Anche se un bell’inceneritore è previsto a Venezia e uno a Firenze (costo pari a circa 170 milioni di Euro, per smaltire 200.000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati annui), sempre per la legge della necessità sarebbero indispensabili per fronteggiare la crisi di un surplus di rifiuti originati da un turismo auspicato ma maleducato che non si adegua alle regole della differenziata. In nessuno dei due casi si pensa alle alternative praticabili, come ad esempio la ristrutturazione degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) finalizzati a recupero dei materiali e già presenti, operazione che nel caso di Firenze costerebbe intorno ai 5 milioni.
Ma a pensar male si fa bene e non è certo un caso che in coincidenza con lo Sblocca Italia sia nato il più robusto polo dell’incenerimento in Italia grazie alla fusione di due società, la Kinexia di Pietro Colucci, convitato eccellente alle cene di Renzi, e la Biancamano di Giovanni Battista Pizzimbone, compagno di merende di Marcello Dell’Utri, che aveva a suo tempo rilevato le attività ambientali del gigante cooperativo Manutencoop, e sostenuto da un pool bancario disposto a sobbarcarsi i debiti dei due dinamici partner.
Anche oggi basterà seguire il tintinnare delle monete per vedere che faccia ha il fascismo che suggerisce gli slogan del Rodomonte de noantri, per capire che i suoi veleni sono sempre gli stessi e sempre gli stessi sono gli intossicati.
e si può leggere:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc#/discussion/100340/il-cazzaro-posseduto-di-marco-travaglio
Si può vedere:
Ah.. qui sopra Non si parla delle mille sofferenze, vere o immaginarie delle femmine o femministe, quindi potrebbe essere pericolosa e sovversiva propaganda.
Èh c’è un po’ eccessiva enfasi ne descrivere la Costituzione, se poi si pensa che è la giurisdizione itaGGliana che la deve applicare-interpretare.
“il mondo del lavoro ha una unità di interessi che è reale, anche se la coscienza dei lavoratori non ci arriva ancora”
Pure l’armata Brancaleone aveva se non interessi, scopi comuni.
La Dott.ssa Lombroso fa pieno centro, come spesso e volentieri le capita. Avercene moral-moraliste come lei. In un mondo sociale di immoral-immoralisti. Avercene fustigatrici di femministe misogine che sono categoria più deleteria delle femministe di maniera che funestano i rapporti sociali senza intaccare di un granello i sacri dettami dottrinari del Capitalismo (per tacere dei “femministi” che sono la prosopopea misoandrica dietro cui si cela il più vile maschilismo). Tutte queste maschere della Commedia dell’Arte dell’Ipocrisia “itaggliana” (per dirla all’Anonimo) Anna Lombroso le individua, le smaschera, e ne mostra l’insita falsità. Avercene Catoni come lei in una sozza società di incensati e incensurati.
Una analisi ineccepibile come sempre. Sarebbe bello che a leggere queste considerazioni fosse il pubblico più vasto possibile. Grazie comunque Anna per averle condivise.
“il ruolo oggettivo del patriarcato”
la devianza del patriarcato è una “derivazione” del capitalismo, come lo è il fascismo e come lo è parte ( sicuramente la più vistosa, quella più comune…) del femminismo moderno.
Scrive Anna Lombroso “. Sono una povera ochetta ambiziosa, come spesso succede a noi donne, riesco a dare fastidio solo ai servi del potere, che si irritano leggendomi.. e mi chiedo ancora perché mi leggano,che tanto non pretendo certo di persuaderli nè tantomeno di corromperli con qualche scopiazzatura dei sacri testi”
Comincia a capitarle sempre piu spesso, non interloquisce nel merito, in questo caso il merito di ciò che è oggi il potere e di come lo si possa osteggiare, scavalcare il merito sembra divenire la sua forma mentis
Tutto nasce dall’averle contestato che esistono forme di dominio oggettive che non si possono scavalcare richiamando il giudizio politico di Hannah Arendt,, che invece il tema oggettivo del gattungswesen lo poneva.. Ricordo la sua negazione dell’ imperialismo italiano, il suo sminuire il ruolo oggettivo del patriarcato, per fare qualche esempio
Lei se ne inalbera e vuole ridursi a praticare solo moralismo, certo beneintenzionato, ma che come moralismo è sempre pronto a rovesciarsi in violenza soggettivistica e borghese che appunto prescinde dai contenuti, come si vede dalla sua risposta e da occasioni precedenti
Quanto alle scopiazzature, me le indichi, nei miei commenti troverà sempre dati e ragionamenti, è lei che da un pò si nasconde dietro figure da lei malintese come la Arendt, per sfuggire alla argomentazione di contenuto (anche rispetto alle ricordate strutture oggettive, lei ha risposto solo lateralmente e rabbiosamente, o non ha risposto affatto)
Per il resto, leggerla da qualche informazione utile , a volte qualche spunto intelligente, spesso divertissement da lei non progettato Si ha la sensazione che lei accentui certi suoi limiti , forse un pò si perde, condizionata da una annosa orgia di commenti misogini e sessisti, dalle difese di ufficio, recentemente forse da un clima o da una certa linea editoriiale del blog
Oca si è chiamata lei da se stessa, abbia più autostima anche nell’ironia, palmipede non la ho certo chiamata io. Credo di agire nel suo interesse, richiesto o meno che sia, se le suggerisco di non mutuare le modalità di pancia tipiche di molti commentatori che si sono succeduti su questo blog
“Sono una povera ochetta ambiziosa, come spesso succede a noi donne”
A me sembra che la Lombroso scambi alcune critiche ai suoi post e ad una sua certa fissa per il femminismo, che ha un po’ stemperato negli ultimi mesi, come un attacco personale, magari da parte mia.
Beh, io Non ho da attaccare personalmente nessuno,posso criticarne il modo di ragionare, magari un po’ sbilanciato rispetto ai molti problemi presenti oggi giorno.
Se qualcuno volesse pensarmi misogino, beh in fondo si sbaglierebbe , eventualmente sarei un po’ “misantropo”, verso un umanità ubriacata dal capitalismo, della quale fanno parte anche le donne, ( che però, Non si capisce bene il perche, quasi per spirito di presunta superiorità, tenderebbero a tirarsene fuori, quando spesso, non possono farlo).
Le mie critiche in realtà Non sono mirate alle donne ( fossero solo le donne il problema, l’avrei detto al mio primo commento, anni fa…), ma quella parte di femmine presuntuose o in pesante malafede, che tendono a scaricare ogni colpa sui maschi, solitamente delle classi subalterne, che dei maschi dominanti, quelli che reggono il sistema capitalista ( che riempie loro di belletti e di trucchetti, e riempie gli uomini di automobili sportive e quant’altro possa renderli degli ebeti compratori compulsivi…), spesso hanno paura.
Posso dire invece che la Lombroso informa e scrive sicuramente meglio di altri, come lo fa il simplicissimuss.
Mi dispiacerebbe che un blog quanto meno un po’ alternativo ricadesse nella propaganda dei mass media di descrivere ogni donna come santarella, poiche così non è.
In ultima detta propaganda dei mass media Non fa un buon servizio ne agli uomini ne alle donne.
E magari per dispiacere di Jorge mo’ metto pure un po’ di musica, dall’approccio più umanistico e meno teoretico o , nei fatti, astruso di Jorge ( miserie indotte dal capitalismo…):
@Anonimo, l’egemonia dell’ego fa brutti scherzi a volte. E io non mi riferivo a lei, non si preoccupi
Di che egemonia sta parlando, della Sua ?
Una qualche forma di etica nella lotta al capitalismo ci vuole, Non so se Jorge possa scambiare detta etica politica, per moralismo.
@jorge, come avrà capito perfino lei, non sono solita, se non per scherzare un po’, rispondere a commenti personali. Anche nelle scuole di un tempo chi voleva perseguire fini didattici, dava giudizi pertinenti al tema e raramente si soffermava a esprimersi sulla personalità dell’alunno. Quindi non perdo tempo a contestare certe sue affermazioni di scarso interesse per me e immagino per i pochi lettori che da tempo sono costretti a subire la vostra occupazione militare dello spazio dei commenti. Invece le dirò che ormai penso sia patetica questa insistenza sulla piega moralistica che avrei assunto: è la solita accusa di chi ritiene l’etica un optional perlopiù molesto della politica, preferendo la disinvoltura della realpolititik che rende necessaria anzi doverosa l’abiura da responsabilità personali e pubbliche, la rinuncia a aspettative, diritti, conquiste e perfino desideri convertiti in privilegi intangibili di pochi. Forse lei è ancora tra quei pochi, ma l’avverto amichevolmente che con tutto probabilità anche lei è a rischio. Sull’imperialismo de noantri, in realtà le ho già risposto e rispondo ogni giorno sul blog: da sempre siamo una provincia remota che cerca di annettersi ma che salvo qualche azione colonialista di rimessa, occupa solo lo spazio di vivandiera, di rampa di lancio, di hangar, come dimostra appunto la gamma di vergognosi incarichi che assolviamo sui piano militare, la militarizzazione di nostri territori, la subalternità economica. Per non dire di quella culturale. La sua ostinazione a ritenerci un potenza imperialista mi fa ricordare i russi bianchi a Parigi, che tra loro si chiamavano ancora con i titoli nobiliari come quando frustavano i mugicchi, mentre erano costretti a fare le governanti e i portieri d’albergo