Anna Lombroso per il Simplicissimus
Il Soroptimist International è “un’organizzazione senza fine di lucro, che riunisce donne con elevata qualificazione in ambito lavorativo, e opera attraverso progetti diretti all’avanzamento della condizione femminile, la promozione dei diritti umani, l’accettazione delle diversità, lo sviluppo e la pace…”. Il primo progetto del club, nel 1921, intitolato “Salviamo i Redwoods”, era diretto a salvare una foresta di sequoie secolari che rischiava di essere abbattuta; le Soroptimiste si impegnarono per ottenere sostegno dall’opinione pubblica: gran parte di quella foresta fu salvata e tuttora esiste, a differenza dei nativi americani che le avevano piantate e custodite, in via di estinzione e segregati nelle riserve.
Mi sono subito venute in mente le quote rosa del Rotary quando ho letto le cronache deliziate della stampa in merito alle due kermesse di Roma e di Torino promosse da sorprendenti “semo gente de borgata” intenzionate a riprendersi la Capitale e da ancora più sorprendenti pendolari in attesa di efficienti collegamenti per l’accesso rapido alla tavola di Paul Bocuse a Lione o per congrui trasferimenti delle progenie dell’Erasmus.
Per carità non chiamatele manifestazioni le loro, non sarebbe opportuno: fareste pensare, che ne so, a volgari plebi urlanti, a raduni di sgangherati senzatetto, peggio ancora, ad adunanze di femministe sguaiate che fanno gestacci. Meglio chiamarli flashmob, i loro garbati appuntamenti con tanto di cartelli di design, o anche “condivisioni” tramite tag e hashtag trasferite dalla rete al territorio. La loro tv di riferimento quella delle ragazze, che le fa sentire irriverenti come l’altra icona, la partner coprolalica, anche quella torinese, del tappetino di pubblico servizio, direbbe di loro che sono le “carine per il rinnovamento”, se non fosse che a loro non piace il nuovo ma nemmeno il vecchio se per vecchio si intendono quei principi e quei valori di solidarietà e di critica, di coesione e di opposizione, ormai tramontati in favore di un antifascismo senza resistenza e senza politica, di una comunicazione senza verità. E infatti – a somiglianza di quelli che Malcom X chiamava “negri da cortile”, minoranze che scelgono la soggezione piuttosto che la liberazione – hanno trasferito fuori dalla rete in piazza, il loro tutto fa sequoia, la fuffa anti- no che non sa nemmeno essere si, che l’unico si interessante è quello che le ha legate indissolubilmente al pensiero unico pensato di seconda mano, grazie ai rudimenti dei soci del Rotary, in occasione di cene a tema con tanto di onorevole o accademico un tanto al metro ad uso delle Milanodabere, dei Parioli curva sud del Pd e della Torino dei cretini magistralmente illustrata da Fruttero e Lucentini.
E infatti secondo un uso non proprio recente sono i maschi che le incaricano di battersi come leonesse contro le buche che mettono in pericolo i Suv, contro la monnezza che offende il decoro, contro i neofobici che non si arrendono alle magnifiche sorti e progressive dell’alta velocità. A loro non interessa lo sgombero del Baobab, la speculazione intorno a opere inutili e indegne, la repressione dei senzatetto, la fatica frustrante dei pendolari. Importa loro portare acqua – ma privata, per carità, al mulino delle brioche imperiali per garantire la conservazione di rendite, privilegi, autorità, profitti.
Sono le suffragette di un mondo di mezzo, come direbbe Carminati, mandate avanti, mercenarie impiegate come avanguardia in virtù di conclamati patrimoni genetici e codici che le rederebbero più sensibili alle cause umanitarie, più adatte alla propagazione di messaggi sociali virtuosi: patria, o peggio, Matria, famiglia,casa, meglio se c’è anche la seconda a Capalbio o Courmayeur.
Mettono loro davanti e non è una novità, come nelle battaglie del settecento, col loro fuciletto a sparare alle prime file di fronte, i soldatini più esposti, donne come loro, condannate quelle si, alla servitù in casa e fuori, ragazzini senza domani, vecchi obbligati a dimenticare un passato di dignità, i primi a cadere sotto il fuoco del tradimento. Che poi se qualcuno le critica è sempre possibile attribuire la riprovazione al sessismo, al maschilismo, al virilismo, insomma a quegli istinti mal repressi che affiggerebbero sempre e inguaribilmente la destra incolta e rozza, o all’invidia, se a volersi distinguere da loro sono donne, che si sa, sono velenose e avvelenatrici, come insegna la criminologia.
E d’altra parte hanno mandato una squinzia a far digerire il salvataggio popolare delle banche criminali, una sciura a fare da killer dei popoli e delle democrazie nel Fmi, una istitutrice a rapinarci delle pensioni, una sgallettata a governare una città: incarichi che un maschio ragionevole declina se vuol conservarsi la faccia e la poltrona. Eh si, sono i casi in cui dicono “vai avanti cretino”. E se è cretina, tanto meglio!
Certo che il coraggioso anonimo dia dell’esaurito ad altri…
Certo che se uno se la prende per dell’ironia senza avere dei particolari problemi ( magari di esaurimento…), può sembrare strano.
Di coraggiosi a chiacchiere ne ho incontrati parecchi ( solitamente erano personaggi viziati o bugiardi…).
Con tutto sto coraggio che gira per l’itaGlia stranente la Nazione è ridotta agli stracci…che sia per merito dei sedicenti coraggiosi all’ itaGliana ?
Bene Emiliano, ma attento: ti ha annoverato tra i “difensori d’ufficio”…
Con calma e buona educazione domani su “Politica e spazzatura”.
Come sempre più spesso lei fa, non interloquisce nel merito, in questo caso il merito di ciò che è oggi il potere e di come lo si possa osteggiare.
Lei esprime quasi solo moralismo, certo beneintenzionato, ma che come moralismo è sempre pronto a rovesciarsi in violenza soggettivistica e borghese che appunto prescinde dai contenuti, come si vede dalla sua risposta e da occasioni precedenti
Quanto alle scopiazzature, me le indichi, nei miei commenti troverà sempre dati e ragionamenti, è lei che si nasconde dietro figure da lei malintese come la Arendt, per sfuggire alla argomentazione di contenuto
Per il resto, leggerla da qualche informazione utile , a volte qualche spunto intelligente, spesso divertissement. da lei non progettato Si ha la sensazione che lei accentui certi suoi limiti , forse un pò si perde, condizionata dell’orgia di commenti misogini e sessisti, dalle difese di ufficio, talvolta da un clima o forse da una certa linea editoriiale del blog
Oca si è chiamata lei da se stessa, abbia più autostima anche nell’ironia, palmipede non la ho certo chiamata io
In effetti la Lombrosa, quando rimane sul piano basilare e non si atteggia ad una malintesa hannah arendt distorcendo l’analisi del reale in senso moralistico, qualcosa di buono lo esprime, anche se non da fastidio al potere vero
@jorge. Sono una povera ochetta ambiziosa, come spesso succede a noi donne, riesco a dare fastidio solo ai servi del potere, che si irritano leggendomi.. e mi chiedo ancora perché mi leggano,che tanto non pretendo certo di persuaderli nè tantomeno di corromperli con qualche scopiazzatura dei sacri testi
92 minuti di applausi per Anna, come nella mitica scena di Villaggio…
La Mazzamauro ?
A me piace quello che scrive Anna Lombroso, ma è evidente che non fa per te. Per cui facciamo così, io continuo ad applaudire la Lombroso, e tu la Mazzamauro che per te è più adatta, così siamo contenti tutti e due.
Da ste parti sono tutti un po’ troppo seriosi, sembrano quasi degli esauriti.
Bravissima, come sempre. Leggere la signora Lombroso arricchisce, entusiasma e carica.
Condivido dalla prima all’ultima parola. Eventuale refuso compreso…
strepitosa
ma grazie Stefano… è che a volte piace anche a me “strepitare”