Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non so se siano cattive maestre, ma tra tanto veleno rete e tv avevano una funzione comune positiva quella che permette di cambiare velocemente canale quando irrompono i consigli per gli acquisti. L’avevano, perché non so se l’avete notato, da tempo c’è una fatale sincronizzazione così che siate sul servizio pubblico o sui canali commerciali, che c’è poca differenza, se sfuggite al dialogo uomo delle fette biscottate/gallina precipitate nella marchetta alla caffeina della star di Hollywood.
E ormai succede così anche su Fb e Twitter dove frequentatori posseduti da analoghi demoni consumistici pubblicano gli stessi consigli per gli acquisti, magari il comodo patentino di antifascista che circolano nei “cretinai”, come succede in questi giorni con l’apostola della Matria (ne parlai qui: https://ilsimplicissimus2.com/2017/11/18/ho-paura-di-virginia-woolf/), presente con il suo test più dello spot della ragazza affetta dal fastidioso prurito intimo.
Avevo resistito, che si sa che l’unica punizione severa per attrezzi del genere è la condanna all’eclisse totale, al cono d’ombra. Avevo resistito, finché stamattina amici con tempra e stomaco più forti del mio mi hanno aggiornato sulle ultime esternazioni in recenti talkshow della molto invitata Murgia in veste di storica, attiva nel florido filone inaugurato da celebrati giornalisti che avevano frequentato poco perfino la cronaca, e autrice dell’ormai leggendario e provocatorio test, ultimo in ordine di tempo dopo il “vi piacciono le coccole” o “quale parte del corpo maschile è più sexy?”, per diagnosticare gli standard di fascismo dell’incauto lettore dell’Espresso. Il settimanale lo ha estrapolato dall’ultima fatica letteraria della spericolata scrittrice di instant book, nel filone quelli, dell’indagine sul Mercato e sulla società dei consumi della Kinsella, spunti perfetti per cinepanettoni promossi a critica del neocapitalismo a cura dei registi toscani, e e non deve essere un caso, dove precarietà, sfruttamento e la disperazione che ne deriva fanno ridere ma solo i loro portafogli.
E così ho capito che il test rispetta la tendenza che ha decretato il successo di Repubblica delle sue storiche penne, affrontare con disinvolta leggerezza temi alti e riservare un approccio pesante quando non pedante a temi blandi. L’intento è chiaro, far diventare tutto un minestrone, nel quale si perdono il senso e il gusto degli ingredienti, dove si superano il bianco e il nero e tutto diventa grigio, il bene e il male come nella pacificazione promossa dal “progressismo” nostrano per essere tutti assolti, perché così fani tutti, perché il vizio comune diventa professione se non di virtù almeno pretesa di innocenza, officiata sotto l’ombrellone con il rotocalco aperto che si macchia di ambrasolare.
Infatti la brillante autrice ci aiuta a diagnosticare i gradi di fascismo presenti nella società dei lettori del noto settimanale maestro di coerenza con le scosciate in copertine e le campagne contro l’ultimo utilizzatore di corpi e immagini femminili dentro, in quel target uso a barare con Mannheimer e anche nel questionario sulla lunghezza del principe degli attributi, con facili domandine che non si riferiscono, tanto per dirne una, al tema della regolarizzazione di badanti e giardinieri a Capalbio, come alla preferenza accordata a prodotti confezionati da manine infantili sottratte al gioco.
E dire che meglio e più efficace sarebbe stato invece chiedere agli arguti frequentatori dei settimanali, pochissimi peraltro, molto selezionati per censo e quindi poco indicativi, secondo la troppo dimenticata massima di una ventina di anni fa, se avevano più paura di Salvini o del Salvini che c’è in loro, proprio come allora si diceva a proposito di Berlusconi. Del quale, abbiamo appreso da una intervista, la Murgia non ha paura, perché a differenza di questi gran burini, fascista non lo è.
A dirla tutta la Murgia, come la sua larga cerchia, non ha paura nemmeno di Salvini, né di quel “fascismo” come non ha avuto e non ha paura di Berlusconi, e come ammira e sostiene figuri imbarazzanti, sessisti, viaggiatori nel mondo opaco del gioco d’azzardo, omofobi come il suo candidato di riferimento Adinolfi, che ha accompagnato in una campagna elettorale in qualità di supporter e testimonial. E lo credo che non le fanno davvero paura, si tratta soggetti, prodotti, fermenti e azioni funzionali al fascismo vero la cui faccia vera, sotto le maschere oscene e dietro gli slogan insani del nostro carnevale politico, è quella del totalitarismo economico, finanziario, sociale e culturale che ci occupa militarmente. Un regime che ha sfiancato e tolto la parola alle poche voci libere, condannandole all’emarginazione, o peggio a schierarsi con l’una o l’altra tifoseria, a dichiarare appartenenza ai due fronti simmetrici e omologhi, che tanto benvestiti, ben calzati, educati, o rozzi, volgari, sfacciati gli obiettivi sono gli stessi, salvare lo status quo, il presente senza ieri e senza domani, i privilegi e le rendite immeritate, guadagnate sul campo del furto di diritti, conquiste, garanzie, dignità e libertà.
Cosa ne dite se proponessimo un test facile facile ma di sicura utilità sociale? Voi che vi sentite esenti, voi disincantati, voi che avete riscoperto l’antifascismo purchè senza resistenza, domandatevi quanta Murgia c’è in voi.
Si può leggere:
https://www.carmillaonline.com/2018/11/04/fracchia-contro-dracula/
grazie Luigi, una gara di buongusto.. senza dire che sono certe sortite a permettere a donne per caso come la Murgia di rivendicare le sue sciocchezze come qualitàdi appartenenza di genere e le critiche che le vengono mosse come farneticazioni sessiste..
cavoli non sapevo avesse sostenuto Adinolfi…
con grande entusiasmo come dimostrano i filmati della campagna elettorale del figuro, con lei in veste di supporter e testimonial
Bellissimo.
Sì, test facile facile. A chi proporlo con urgenza?
Comunque neanch’io sapevo del connubio con quell’invasato. So di un processo in cui Murgia è coinvolta come parte offesa, per diffamazione da parte di Ugo Cappellacci, commercialista di Berlusconi ed ex presidente Regione Sardegna, il quale accusava Murgia di aver percepito finanziamenti irregolari da un altro che vuole molto bene alla Sardegna e che ha molta moltissima Murgia dentro, Vincenzo Onorato, il padrone di Moby e Tirrenia.
(Murgia dava dello “Schettino della politica” a Cappellacci, quell’altro “tu invece hai la stazza della Concordia”. Poteva mancare l’armatore?)
“Donna per caso “…
La vicenda del vero o presunto finanziamento illecito alla Murgia, in seguito alla quale Cappellacci è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata (vero), e lo scambio di carinerie fra questi due Grandi Sardi, risalgono alla campagna elettorale elezioni regionali 2014, che io non ricordo ma sulla quale ho chiesto notizie. Sulla scia dell’incomprensibile successo letterario, Murgia si era “buttata in politica”, mettendo su anche lei il suo bel “movimento”(10%, e non è poco…). Di lì gli eleganti scambi tra oche giulive e impastoiate. Poi tutti e due finirono malamente … (dunque, un sinonimo di trombati?) bocciati, ecco. Eppure tutti e due, al cattivo gusto e alla volgarità (trash no, non mi piacciono gli inglesismi) affiancavano e impudenti ancora affiancano insularità, indimpendentismo, autogoverno, extraterritorialita’, etc. E di queste essenziali e urgenti questioni Murgia ha detto una volta ad Agorà. Ma poco prima, mentre la stavano restaurando, un microfono birichino ha raccolto :” Mi avete fatto alzare alle 7.30 per questo?”.
Donne per caso, appunto.