mobbingVi confesso una cosa: temo di diventare violento e ormai di fronte a certe ignobili scemenze servite come verità alla trattoria dell’ informazione, mi prudono le mani. Se per esempio mi trovassi fisicamente nel luogo dove Juncker recita i suoi consueti anatemi contro il debito italiano, mi verrebbe da abbatterlo a schiaffi, sano o malato che sia, ubriaco o imbottito di antabuse. Infatti sapete qual  è il Paese che ha il maggior debito complessivo tra pubblico e  privato, che è poi il dato che conta davvero? E’ proprio l’opaco Lussemburgo dove questo maneggione è nato e ha fatto il primo ministro,  con un indebitamento del 434% rispetto al pil.

In realtà il rapporto debito/pil è un parametro economico di scarso interesse, che dice assai poco sull’economia reale visto che il Giappone con la sua terza economia planetaria ne ha uno altissimo e l’Argentina che passa di crisi in crisi al suono delle pentole in piazza ne ha uno pressoché nullo, per non parlare del fatto che le situazioni nominalmente migliori da questo punto di vista appartengono proprio ai paesi più poveri del terzo mondo. Se in in Europa questo rapporto è stato messo sull’altar maggiore e ogni giorno vi viene detta messa dai sacerdoti della Santissima Reazione, non è certo dovuto alla sua importanza in sé, ma a quella che acquisisce nell’ambito della moneta unica e dei paradossali trattati che ne hanno segnato la nascita: l’ossessione è che nessuno faccia troppo debito che altri debbano riequilibrare. In realtà non siano dentro un unione né monetaria, né di altro genere, ma in una sorta di convivenza forzata, incarognita e ostile nella quale nessuno ha il coraggio di chiedere il divorzio.

Non ci vorrebbe molto a dimostrare che il debito è il motore stesso dell’economia capitalista e quello globalmente contratto dalle nazioni con logiche complessi complicate e tempi molto più lunghi dei debiti privati o aziendali è in senso letterale incalcolabile a lungo termine a causa sia delle vicende storiche, sia dei termini cosiddetti impliciti della spesa, ossia formati dagli impegni presi dai vari governi. Ad ogni modo il debito italiano, preso di mira dagli alcolisti non anonimi e dai lobbisti dell’euro, è di gran lunga inferiore a quello globale, che nel 217, come riferisce il Sole 24 Ore, ha raggiunto un nuovo record ed è arrivato alla straordinaria cifra di 260 mila miliardi dollari, ovvero il 320 per cento del pil globale. Tuttavia solo il 23 %  di tale cifra colossale è riferita al debito pubblico e un terzo di questa percentuale  è addebitabile agli Usa, seguiti da Giappone e Cina e solo a lunghissima distanza dall’Europa. Dunque da una parte assistiamo a un ingiustificato e grottesco processo ideologico nei confronti del debito pubblico messo sul banco degli imputati dai falsi testimoni del neoliberismo, interessati sollo alle conseguenza politiche di questa incriminazione, mentre quello privato (assai più significativo e pericoloso) viene assolto per non aver commesso il fatto e quello aziendale viene addirittura  santificato. Dall’altra parte  l’Italia viene messa sul banco degli imputati per questioni che sul piano globale sono davvero bagatellari, una minima deviazione dal famigerato six pack che è un capolavoro di stupidità economica e vera e propria violenza politica.

Stupido e pretestuoso perché se prendiamo il debito complessivo l’Italia sta molto meglio della Francia (300% del pil)  della Gran Bretagna (280% ) e udite udite della stessa Germania che da una parte usa miserabili trucchi per far apparire il suo debito pubblico più basso di non quanto non sia, ha una quota di risparmio privato molto più basso di quello italiano e soprattutto ha imposto un’inverosimile  lettura  dei dati per la quale ad esempio non vengono conteggiati nel debito pubblico alcuni capitoli essenziali come ad esempio quelli derivati da partnership pubblico-privato (in primis nelle banche) , oppure prodotto da  società statali o derivanti  dal fatto che le esposizioni dell’ equivalente tedesco della nostra Cassa Depositi e prestiti non entrano nel bilancio o ancora dalle garanzie implicite, ovvero dagli impegni futuri di spesa già  decisi e che da noi sono molto meno onerosi: se aggiungessimo queste voci troveremmo un panorama del tutto incognito, ma molto più realistico con l’Italia che ha un debito pubblico pari a circa il il 180% del Pil e una Germania che invece ne ha uno del 185%. Con la differenza che gran parte del nostro debito pubblico è di natura interna e solo per un terzo riguarda l’estero.

In queste cifre, se non lette ideologicamente, non c’è comunque nulla di drammatico. Di drammatico c’è invece il fatto che non avendo una leva monetaria autonoma, tutto il debito è come se fosse assoggettato a una legge estera, rendendo le cose molto più complicate. Per fortuna che questo lo dice il Sole, ovvero il breviario quotidiano della razza padrona e di quella che si sente solidale perché invitata alla festa dei signori. Se ci si dice che tutto va a gonfie vele quando il debito planetario è al 320 per cento del Pil, non si può fare una tragedia per un punticino scarso in più quando il rapporto è di appena il 130% sul pil come accade in Italia.  Certo se tutto questo avesse un senso oltre la violenza del profitto a tutti i costi e lo sfascio della democrazia, ma qui assistiamo solo a un caso di molestie, al mobbing di qualcuno che si è eletto capoufficio.