Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non facciamoci illusioni, ormai siamo un posto occupato manu militari e in ragione di ciò posseduto dalla paura. Paura di tutto: paura degli altri, paura di fare, paura di non fare, paura di aver fatto troppo o troppo poco, paura di dispiacere ai figli ingrati, ai genitori severi che non cacciano più un euro, ai condomini, al bancario che ti offre i fondi, ai condomini che non devo sapere che sei alla canna del gas, agli elettori e agli eletti, paura di piacere e suscitare appetiti o invidie, sicché quando arriva l’autunno con piogge sempre meno naturali anche se largamente prevedibili, visto che almeno in quello si sa di non aver fatto niente per contrastare il cambiamento climatico e l’estremizzazione dei suoi effetti, l’unica scelta obbligata è quella della paura di quel che può succedere e che può venir imputato e raccomandare ai cittadini di starsene a casa, tenere chiuse le scuole e i varchi delle metropolitane uscite indenni dai lazzi e salti di tifoserie esuberanti.
Siamo ammaestrati all’ubbidienza, a non dire mai di no, salvo una volta “una tantum” già dimenticata come cadute in oblio le pressioni indegne di chi voleva rafforzare un esecutivo in modo da rendere ancora più obbligatori i si successivi.
E perciò chiniamo la testa a opere faraoniche, opache e dannose quando non semplicemente inutili, che devono solo sortire l’effetto di regalare profitti ai soliti noti, ci facciamo persuadere che acquazzoni e temporali, come i morti da terremoto, siano fenomeni naturali o effetti collaterali incontrastabili, che gli investimenti sono più produttivi se occupano in una eterna ammuina lavoratori precari o a cottimo, piuttosto che impegnarli per salvaguardare il territorio, se ci restituiscono reputazione e credibilità da servi presso il padronato globale, piuttosto che riacquistare dignità e qualità di abitare, viaggiare, godersi paesaggio e bellezza, respirare. E ci convinciamo che è il prezzo da pagare, caro, per essere restare nel contesto civile, ammessi al club dei grandi il cui tesseramento costa in cemento, buchi e perforazioni in terra e mare, crudeltà coi poveri e assoggettamento coi ricchi e armi taroccate, aerei scamuffi e correità criminali o silenzi complici.
Se mi viene da spezzare una lancia in favore di questo governo che ha a che fare con i troppi si del passato, una eredità pesante e non voluta che in alcune città ha persuaso le coalizioni di passato a scegliere di perdere piuttosto che affrontare i danni precedentemente prodotti, quella stessa lancia, gliela spaccherei in testa.
Le minacce di ritorsioni, le intimidazioni e i ricatti degli esattori europei e non, i rischi di sanzioni e multe comminate dagli esattori globali a proposito della Tap come di altri interventi dei quali non è mai chiarita l’efficacia e l’opportunità, anche grazie a una informazione abituata a passare le veline padronali, sono la tradizionale sceneggiatura dell’opera da tre soldi del racket imperiale. Come con la Tav, come con il Ponte di Genova e pure con l’unico davvero efficiente, quello sullo Stretto, come con il Mose di Mafia Serenissima, oggi all’onore delle cronache per via di una acqua alta eccezionale che comunque lo oltrepasserebbe, come con lo Stadio della Roma, etc., etc., non solo ai cittadini è interdetta la consultazione dei progetti, il calcolo dei costi e del rapporto costi/ benefici, lo stato di avanzamento, la natura e veridicità dei ritardi e dei cambiamenti in corso d’opera, provvidenziali per le cordate speculative e i valzer di poltrone dei loro manager dentro e fuori dalla porta girevole dei tribunali, ma soprattutto non è concesso l’accesso alle informazioni veritiere sulle penali e i costi della eventuale rottura di patti e contratti già largamente truffaldini all’origine.
Ora è necessario dire che un governo che accettasse il regime dei ricatti (siano sotto forma di sanzioni o risarcimenti a seconda della legenda che ne vuol dare il Sole 24 Ore, il ministro in carica, quello fortunatamente mai abbastanza decaduto) sarebbe un esecutivo che diserta al suo incarico di rappresentanza degli interessi dei cittadini, che abdica e che si rassegna al sì come sistema di comando. Oppure, come abbiamo detto dei governi del si che si sono succeduti, è prostituito e “venduto”.
La vicenda della Tav è il prodotto col marchio doc della fabbrica della menzogna che lavora per sfornare incessantemente corde con cui impiccare e strozzare i cittadini delle morenti democrazie che vuole abbattere definitivamente, se proprio l’Osservatorio Torino Lione ha dovuto dichiararne la “superfluità”: “…non c’è dubbio, infatti, scrive in un rapporto del gennaio scorso, che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica di questi anni, che ha portato anche a nuovi obiettivi per la società, nei trasporti declinabili nel perseguimento di sicurezza, qualità, efficienza….Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso ed in buona fede può stupirsi di ciò. Occorre quindi lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte potevano essere diverse”.
Vorremmo, una volta rispettato l’iniquo patto, non dover aspettare che gli studiosi ci storia confermino quello che sappiamo già a proposito della inutilità, che diventa danno, della Tap, il progetto fortemente appoggiato dall’UE “al fine di ridurre la dipendenza dal gas russo per ragioni geopolitiche e allo scopo (educativo?) di stimolare la competizione tra diverse fonti di gas” , e con l’obiettivo di far passare il messaggio che il gas è un combustibile “pulito” e un partner nelle risorse rinnovabili, portando nel nostro Paese il gas proveniente dall’Azerbaigian, attraverso Georgia, Turchia, Grecia e Albania: gli otto chilometri «più lunghi del mondo », come recita lo slogan dei cittadini ribelli, che iniziano in località San Basilio, nel Comune di Melendugno, e arrivano alla Masseria del Capitano, a mezzo chilometro dalla spiaggia di San Foca, un piccolo gioiello difeso a spada tratta da ambientalisti e abitanti del posto e che non dovrebbero subire nemmeno l’onta di assoggettarsi alla direttiva Seveso sui requisiti di pericolosità e l’eventuale interazione con altre fonti inquinanti.
Non dovremo aspettare loro per sapere che l’Italia, vanta già un’offerta ben diversificata importando GNL e gas dalla Russia, dal Nordafrica e dal Mare del Nord, che i 10 mld mc che ci conquisteremmo a caro prezzo sono un volume marginale che, a proposito di stimolo alla concorrenza, non scalfirà la quota di mercato di Gazprom. E che il costo stimato per portare gas azero in Europa attraverso il SGC è di 7-8 doll./MBtu, ossia il doppio del costo marginale sostenuto dalla Russia (3,5-4 doll./MBtu).
E non occorre avere la conferma della storia per farsi un’opinione sul prezzo nel lungo periodo di scelte così improvvide anche paragonate ad eventuali costi di penali e risarcimenti, rispetto al danno che si ripercuoterà per anni e attraverso più generazioni, prodotto all’ambiente e alla collettività.
Invece la storia ci dirà, ma già adesso possiamo avvalerci della cronaca, che bisogna dire dei no per lasciare una impronta che non sia quella lasciata dai faraoni, dai conquistatori, dai feudatari ai danni degli schiavi delle piramidi, dei nativi, dei cittadini oppressi e depredati. Che se non si comincia si è condannati a subire capestri, imperativi, avvertimenti mafiosi e costrizioni in fiammingo, francese, inglese, come si addice a cupole legali, che ci hanno già imposto pareggio di bilancio, accondiscendenza a una carità pelosa a nostro carico, cravatte e forche per il salvataggio di banche criminali.
Il rapporto dell’Corporate Europe Observatory sull’industria e la lobby del gas pubblicato un anno fa informa che l’industria del gas che vuol costringere l’intera Europa a protrarre per oltre 40-50 anni la sua dipendenza dai combustibili fossili, con conseguenze disastrose per il clima, le comunità locali e per i territori lungo tutta la tratta del gas, infrangendo gli impegni presi in materia di cambiamenti climatici ed energia pulita, ha speso circa 100 milioni di euro nel 2016 per azioni di lobby dirette a influenzare le scelte dei governi nazionali e della Commissione Europea in materia energetica e a tenere a bada le proteste, con truppe di oltre 1.000 lobbisti e un esercito di agenzie di consulenza e pubbliche relazioni.
Metterci insieme per fermare soprusi e prepotenze ai nostri danni, non costa niente e ci risarcisce in futuro e dignità.
Il tap si farà. Ne eravamo certi. E non solo perché in merito già a luglio a Conte era stato ordinato dal segregazionista di tranquillizzare Trump.
Colpiscono nel vero senso della parola le motivazioni addotte a giustificazione della ennesima ma non certo ultima marcia indietro: dare le colpe ai precedenti governi, le penali miliardarie di cui “in campagna elettorale non sapevamo perché non ci facevano leggere nulla”, le irregolarità nelle procedure di autorizzazione dei lavori prima presenti e ora non più… Infantili.
Cambieranno idea anche sul tav, così come già fatto per gli F35 e il taglio ai fondi per gli armamenti offensivi, e così come faranno per molte altre questioni essenziali cui presto bisognerà mettere mano. Cambieranno idea anche gli elettori.
P. S. Non ci pensi troppo, cortese signora Lombroso: a me piace molto il suo modo di scrivere. A me e a tante altre persone.
P. S. Non ci pensi troppo, cortese signora Lombroso: a me piace molto il suo modo di scrivere. A me e a tante altre persone.
ma cosa ti fa pensare che la lombrosa se la prenda ? E cosa ti fa pensare che in altre occasioni la scrittura della lombrosa non mi piaccia, e che non lo abbia anche scritto ? E perchè in ultimo slittare di piano alludendo quasi ad un referendum ? Qualcosa non va…
Lombroso : ” mi interesso ai diseredati di tutte le latitudini e colore, della cui schiera se si va avanti così farà parte perfino lei ”
in effetti sa un po da millenarismo savonarolesco
prevedere la rovina economica di un singolo commentatore (da nessuna parte si leggono cose così), la lombrosa potrebbe forse trarre un qualche giovamento da questa mia osservazione ( a prescindere dalla bontà delle righe cui rispondeva), neanche si parlava dello stile in senso strettamente letterario o formale. In genere le difese d’ufficio non non arricchiscono coloro che in apparenza ne beneficiano
Sì, davvero qualcosa non va. Perché, intanto, mi riferivo alle “acrobazie logico-letterarie della Lombroso” e ad altro di cui scrive Patrizio e non ai suoi commenti che, come altri del resto, mi erano del tutto sfuggiti. Ma ho letto poco fa. E quand’anche mi fossi riferito a lei -e, ribadisco, non mi riferivo a lei-, davvero la sua replica è toppa peggiore del buco. Perché lei, persona che apprezzavo, si è rivelato invece per quello che realmente è: un presuntuoso che è convinto di essere al centro di ogni pensiero e discorso altrui. Non è così, se ne renda presto conto. Una persona modesta e semplice (stavo per scrivere bene educata) avrebbe senz’altro avuto un altro modo di porsi. C’è stato, per esempio, un equivoco con anonimo, peraltro determinato da “cause terze”, eppure chiarito nello spazio di pochissimo, poi ha chiesto scusa lui, ho chiesto scusa io. Ed è così che ci si comporta.
Probabilmente, pure con questi chiari di luna, lei ha molto tempo da dedicare alle polemiche. Ed è vero che ci sono polemiche che aiutano. Ma quella che lei ha acceso con me è sterile e fine a se stessa.
Ringrazio tutti, in particolare la signora Lombroso: per l’accoglienza, per le belle cose che ha scritto, quindi per quello che mi ha insegnato.
contano i contenuti, che in quanto ho scritto ci sono comunque. E non le sue giravolte e le reinterpretazioni o gli slittameti di piano, sui contenili lei non dice niente. Pero ha anche lei un tono moralistico. Chissà,,,,
Un pò lungo. ma è il docimento di alcuni abitanti dell’Umbria, interessati dal disegno dietro la Tap, la quale è solo una parte di un progetto assurdo, Un progetto di sganciamento dal gas russo che serve a rendere piu facile una guerra in europa ( possibile attacco alla russia, da non mitizzare come se fosse un paese non capitalista)
Si vede anche come gli interessi in gioco sono anche i Eni, Snam etc, gruppi del capitalismo di stato italiano , e del complessivo imperialismo nostrano. Checche ne dica qualche anima bella, succube del piagnisteo italiota e sovranista filo capitale, o la Lombrosa . Al seguito dell’atlatismo la borghesia imperialistica italiana ci guadagna, noi no, ma ad essa che importa ? Libia Nassiria e tanti posti dove la nostra presenza è forte, ad es
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L’ultima giravolta dei Pentastellati sulla Tap (Trans Adriatic Pipeline) ha mostrato una volta di più la loro natura truffaldina. Di Maio, nonostante le promesse elettorali, si inchina alla volontà dei padroni, italiani ed europei.
E’ sciocco pensare che il voto del 4 marzo potesse fermare la Tap. Il voto è servito solo a mandare in parlamento uno stuolo di furbi politicanti, la presenza di qualche ingenuo serve solo a confondere le acque.
In realtà la Tap (Trans Adriatic Pipeline) è solo un segmento del Corridoio sud del gas, che parte da Baku.
Il segmento successivo, che più riguarda l’Italia, è il Gasdotto Snam (si dovrebbe chiamare Rete trans appenninica). E un progetto che dispone un gasdotto che attraverserà la dorsale appenninica da Sud a Nord.
La Tap ed il Gasdotto Snam (un unico progetto coerente), sono un grosso affare, in primis per l’Eni-Snam, e poi per tutte le imprese coinvolte, con il relativo codazzo di faccendieri. Tutta gente pronta a uccidere anche la mamma, pur di imporre i propri criminali interessi. Perché di crimine si tratta.
Il Gasdotto Snam è un percorso di quasi 700 km (da Brindisi a Minerbio, in Emilia), lungo i quali verrà scavato un cratere di 40 metri. La pipeline attraversa zone altamente sismiche, con il rischio di disastri, imprevedibili, per progettisti euro-svizzeri, ma facilmente immaginabili, dopo i recenti terremoti in Abruzzo, Umbria e Marche.
Altre balle raccontano in merito ai vantaggi energetici per gli “italiani”. I vantaggi sono solo per le imprese, italiane ed europee. Gli “italiani”, in quanto consumatori, dovranno sempre pagare le bollette, nelle quali verranno spalmati i costi della Grande Opera. Mazziati e cornuti.
Il consorzio che unifica le due opere ha la propria sede centrale a Baar, in Svizzera, e uffici operativi nei paesi attraversati dal gasdotto (Grecia, Italia e Albania). Gli azionisti del progetto al 2017 sono : Snam (20%), l’inglese BP (20%), l’azera Socar (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%), la svizzera Axpo (5%).
Il Gasdotto Snam (Rete trans appenninica) è un’altra opera, ma sinergica con Il Tap (Trans Adriatic Pipeline). Il Gasdotto Snam addirittura è stata programmato prima del Tap, con lo scopo di portare in Europa il metano proveniente dal previsto rigassificatore di Brindisi. Il gasdotto Snam, per la prima volta nella storia addirittura, attraverserà una catena montuosa “in verticale”, al centro, quasi sulle sue vette più alte. Normalmente, anche nei progetti più disastrosi, le gallerie si costruiscono da un lato all’altro delle montagne. Questa galleria di circa 40 metri di diametro, attraverserà invece l’Appennino per quasi 700 km
Il progetto del gasdotto Snam è precedente al Tap, già che ci stiamo attacchiamoci al Tap, hanno pensato alla Snam, ma il loro gasdotto verrebbe realizzato anche se il Tap saltasse. In secondo luogo, il gasdotto Snam, è stato diviso in cinque tronconi: Massafra-Biccari (194Km), 5 Biccari-Campochiaro (70Km), Sulmona-Foligno (167Km), Foligno-Sestino (114Km), Sestino-Minerbio (142Km). E’ probabile che, nell’incertezza sul come vada a finire la battaglia in Salento e dunque dove andrà a collegarsi il blocco più a sud, i lavori potrebbero comunque cominciare negli altri. Sono già iniziati a Sulmona, per la verità. E sono ormai autorizzati dal Consiglio dei ministri in tutta Italia
Questa opera denuncia quella che è la follia del capitalismo. Difficile elencare tutti i disastri ambientali che produrrà. Uno gravissimo sarà certamente quello idrico. Gli scavi infatti muteranno per la prima volta da quando si è formato, tutto insieme, l’intero Appennino, centinaia di vallate e migliaia di fiumi e torrenti. I naturali canali di scolo dell’acqua dell’Appennino verranno stravolti, modificando quello che fino ad ora è stato il deflusso delle piogge dai monti con effetti imprevedibili. Sia per la vita umana, che per la natura. Lo stesso tracciato del gasdotto potrebbe diventare, in alcune aree, il candidato naturale ad accogliere neve, acqua e terra, col rischio di frane molto elevato anche da un terreno reso più friabile dagli scavi.
Ma non è tutto. Quello che fa più paura, è il fatto che questo gasdotto passa, quasi a farlo a posta, su tutte le zone colpite da terremoti negli ultimi anni: Sulmona, L’Aquila, Norcia, Colfiorito. La catena montuosa che attraversa la penisola italiana è la formazione superficiale dell’attrito tra la placca africana e quella europea. Insomma, un luogo storicamente e geologicamente destinato a fenomeni quali sono i terremoti. Il gasdotto Snam passerà esattamente lungo questa “ferita.
I tecnici della Snam rassicurano: tutto verrà fatto in sicurezza. Non c’è da fidarsi e anche in passato la Snam ha dimostrato una certa pressappochezza in materia. Gasdotti si sono rotti, ad esempio, anche durante il terremoto dell’Aquila. Tanto più che questa è una impresa, letteralmente, “senza precedenti”. Non solo si sviluppa esattamente lungo il “confine” fra le due placche continentali, ma attraversa perpendicolarmente anche molte faglie locali. E se per mettere in sicurezza si intende costruire una gabbia di decine di metri di cemento, strade e strutture per la manutenzione, il disastro per la natura e la vita dell’Appennino non sarà comunque meno grave.
Siamo certi che il terremoto darà un ulteriore contributo ai processi nefasti di cui sopra. Edificare il gasdotto Snam proprio ora potrebbe essere un’occasione. Abbiamo visto che il progetto è diviso in cinque tronconi, che non devono essere sviluppati “uno dietro all’altro”, così come abbiamo visto che l’inizio dei lavori è strutturalmente indipendente dalla resistenza dei salentini. La valle è militarizzata, molti abitanti sono deportati fuori, le strade per le Marche sono chiuse. Se i lavori cominciassero subito saremmo gravemente impreparati. Persino le chiamate di solidarità non potrebbero che arrivare in ritardo, con le strade chiuse e quelle rimaste pattugliate ogni ora del giorno e della notte. Se a questa deduzione siamo arrivati noi, chissà che non ci stia pensando anche qualche stratega della Snam…
A causa del terremoto, quanti degli abitanti più poveri non torneranno a casa? Quanti troveranno lavoro e una nuova vita nelle città dove sono stati trasferiti a causa del sisma? Quanti resisteranno alla possibilità di vendere una casa distrutta? Un processo di usurpazione che va avanti da 400 anni: montanari autoctono che si impoveriscono e diventano proletari, borghesi che si fanno la casa in montagna (per le vacanze, ma spesso residenza fittizia con diritto di voto). Le proteste esplose subito contro Alemanno e Altavilla (quelli del “boia chi molla” urlato sopra le macerie) nascono proprio da una resistenza spontanea al tentativo di “forzare” i trasferimenti.
Per le conseguenze di tali spostamenti di popolazione si pensi a Scheggino, comune di appena 500 anime. La famiglia Urbani da cinque generazioni lo domina secondo i principi feudali del buon signore: piazze, palazzi, musei portano il nome Urbani. Oggi la Urbani Tartufi controlla il 70% del mercato mondiale, con sedi dall’Umbria ad Alba in Piemonte. Immaginate come una località di 500 abitanti sparpagliati tra frazioni, vallate e montagne, possa resistere al potere, al fascino, al rispetto nei confronti di un padrone tanto potente, in loco e nell’universo della finanza mondiale.
Ma i Lupi vengono anche dall’esterno. Oscar Farinetti, padrone (oggi si usa patron) di Eataly, imprenditore della magnata del terzo millenio, personaggio di punta del renzismo e sperimentatore in prima persona di nuove forme di sfruttamento e precarietà, lo scorso 6 maggio è venuto in Umbria ad inaugurare la prima sede nella regione a Panicale. Non ha rinunciato a fare le sue “provocazioni” (come le chiamano i giornali), vale a dire a prenderci per il culo. L’Umbria è talmente irraggiungibile – ha dichiarato – non ci sono autostrade, infrastrutture e strumenti per facilitare l’arricchimento degli imprenditori dell’ottimismo, che a questo punto dovrebbe arrendersi, rinunciare alla modernità. Sarcasticamente ha proposto questo slogan: L’Umbria, l’irraggiungibile.
La boutade del guru del PD è solo l’ultima uscita interessata di alcuni grossi pezzi (di merda) del capitalismo italiano e non solo sulla nostra terra. Da qualche tempo è nata una fastidiosissima “moda umbra”. Dai festival estivi alle fiction televisive con sbirri e preti, dall’uscita fuori porta per i romani all’imperituro flusso di fedeli che da tutto il mondo si vengonono a sbucciare le ginocchia nelle basiliche locali; infine l’appello all’etica: “tornate a trovarci!” – recitano le pubblicità in televisione. Venire a rompere i coglioni nelle nostre montagne è presentato come gesto di solidarietà per i terremotati.
Naturalmente in ossequio a questa nuova religione in questa terra di santi, tutto il resto deve piegarsi o spostarsi di lato: dallo sfruttamento vergognoso nella ristorazione, fino alla cementificazione massiccia per costruire arterie per far affluire masse di clienti per gli artigli del Capitale sull’Umbria 9 ganti (il progetto di trasformazione dell’E45 in autostrada su tutte), naturalmente trasformando le città e i borghi in luna park dove tutto è pulito, tutto costa troppo e comunque la sera si deve andare a letto presto.
Ogni piano di rinascita economica è per la borghesia, mai per i lavoratori e chi in questi luoghi ci vive. La (onni) presenza di sbirri nelle città, nei borghi, persino nei boschi (i neo carabinieri ex forestali) garantisce che il divertimento sia legale, pacifico, facoltoso. Lo spettacolo deve andare avanti, dovete solo pagare e applaudire. Sarà che noi tendiamo sempre alla malafede, ma temiamo che dietro questo entusiasmo, in Umbria, non sia solo Farinetti a leccarsi i suoi bei baffoni.
Alcuni vecchi affari tornano alla luce. Da anni il sindaco di Norcia prova a costruire un grande parcheggio sulla piana di Castelluccio. Il progetto bloccato per la natura impattante in uno dei luoghi unanimamenti riconosciuti fra i più belli del mondo, ora trova nuova linfa. La Protezione Civile si occuperà di edificare “a proprie spese” e con un contributo “benefico” della Nestè un villaggio commerciale “provvisorio” per risarcire le attività distrutte dal terremoto. Tutte le botteghe, gli allevamenti, i caseifici, i ristoranti di quella vasta area dei Sibillini verranno raccolte in questo centro commerciale. E così sarà anche necessario edificare il parcheggio. Il tutto in mezzo al Pian Grande. L’avevamo detto che non era solo Farinetti a leccarsi i baffi…
un unico grido di dolore ,purtroppo non governiamo da soli ,ma con la Lega e ho detto tutto il male possibile .Dobbiamo farcene una ragione o qualcuno preferisce un Cottarelli con annessa #patrimoniale
Ok, forse rischio di andare fuori tema, ma sono giorni che seguo le acrobazie logico-letterarie della Dr.ssa Lombroso su quanto siamo cattivi, noi scettici, circa l’esigenza insopprimibile di abbracciare fraternamente i nostri fratelli “colorati” che sbarcano sulla terra dei grassi porcelli.
Tra uno svolazzo sulla Venezia messa a rischio dalle Grandi Navi e la Puglia inforcata nel didietro dal TAP obamiano-piddiota, ecco il grido di dolore sulle conseguenze della dipendenza da combustibili fossili. Per non parlare della scoperta dei segreti pulcinelleschi, come la scarsa competitività rispetto al gas dell’orso russo.
Ma dai, sta a vedere che quando conviene al padrone di turno l’economia serve a tavola la politica e non il contrario. Chi l’avrebbe mai detto!
Intanto, con tutto il rispetto e l’apprensione per le sorti della spiaggia di San Foca, stiamo per essere scientemente penetrati e soggiogati dalla mafia nigeriana.
Un pericolo così incombente e raccapricciante, invito i lettori a documentarsi, che gli uomini di Stato che se ne occupano stentano a raccontarlo nella giusta dimensione, avversati come sempre dai media mainstream e dalle troppe palombelle rosse con ramoscello d’ulivo nel becco.
Che a chiamarle radical-chich, queste povere bestiole cresciute e ben pasciute grazie al becchime versato da altri nella propria ciotola mai vuota, si offendono e reagiscono come tutti i volatili disturbati: guano per tutti gli indisponenti che osano manifestare solo la più piccola critica.
“Metterci insieme per fermare soprusi ecc…” non è solo velleitario, è semplicemente un tragico sbaglio nel momento in cui dobbiamo forzatamente pagare alcuni dazi (aerei scamuffi e TAP magari) per affrancarci dalla morsa dei tecnonazisti di Bruxelles.
Esasperando il popolo con i soliti voli pindarici delle già citate palombelle rosse si ottiene l’apparire all’orizzonte del Bolsonaro della situazione. Così, giusto per far apparire Salvini come un moderato solo un po’ intemperante…
P.S.
Se qualcuno vuole saperne di più sulla mafia nigeriana, può iniziare a leggere questo pezzo di Rosanna Spadini.
https://comedonchisciotte.org/black-axe-lorrore-che-ignoriamo/
Patrizio, si vede che il suo sussiego da scettico blu disincantato e attento solo alla difesa di greppie ben indentificabili, ottenebra la sua vista e non solo con pregiudizi stantii. Quindi legge con la superficialità che è una sua cifra. Non sono un’ecumenica, non sostituisco la solidarietà con la carità e quindi mi interesso ai diseredati di tutte le latitudini e colore, della cui schiera se si va avanti così farà parte perfino lei che perde tempo prezioso a leggere il mio sciocchezzaio. Ma mi chiedo tanto per restare nel tema del post in appendice al quale commenta, se l’opera ha un impatto sull’ambiente, se non mette in moto una meccanismo virtuoso di concorrenza, se comunque si tratta di una fonte fossile allora perchè si dovrebbe fare? Immagino che lei abbia una risposta oltre l’invito a piegare la testa agli eurocrati solo un po’ più educati di Bolsonaro, come la si è piegata a Salvini in doppiopetto e cravattari in loden. Ma immagino che anche la sua indole alla servitù volontaria sia garbata e beneducata salvo con me, rispetto alla quale applica la regola di sempre, forte coi deboli e debole coi forti.
Risposta in stile Savonarola, più un non so che di bolla papale, come fosse un accenno di scomunica ecclesiastica
Si allena molto per scrivere così ? O Le viene naturale ?