la-metamorfosisSe volessimo fare una media che riguarda l’ Europa occidentale, Gran Bretagna compresa, vedremmo una cosa molto chiara ovvero che minore  il reddito e maggiore è la tassazione:  il 20% delle famiglie più povere paga quasi il 30% del proprio reddito in imposte indirette, quali Iva, accise e altri balzelli relativi al consumo, mentre quasi il 13% è dovuto alle imposte dirette tipo l’Iperf. Invece il 20% più ricco spende qualcosa tra il 14 e il 15 per cento in tassazione indiretta e il 24% su per quella diretta. Sono cifre che possono variare un po’ da Paese a Paese, soprattutto in ragione della maggiore o minore trasparenza nel calcolo del reddito, ma nel complesso mostrano che c’è stata una totale inversione nel concetto di progressività delle imposte che è uno dei capisaldi della democrazia e una delle bestie nere del neoliberismo: i più ricchi pagano complessivamente il 38% per cento del loro reddito reale mentre i poveri arrivano a quasi il 43 %. Se poi prendessimo solo il 10% più  povero e quello più ricco, queste cifre sarebbero drammatiche visto che negli ultimi trent’anni c’è stato un continuo abbassamento delle imposte sui redditi alti e un aumento complessivo di quelle che invece gravano sui ceti popolari, accompagnato peraltro anche da una costante erosione del potere di acquisto

Tutto questo è frutto di un lotta di classe al contrario condotta attraverso la predazione del settore pubblico, dei servizi universali e dunque del welfare verso una concezione radicalmente privatistica che pone al centro della società il profitto e non il lavoro. Austerità, privatizzazione, blocco dei salari, programmi di finanza privata sono diventati, grazie all’enorme sviluppo dei media e alla loro concentrazione, la verità delle generazioni contemporanee e ultimamente anche l’alibi per suscitarne l’astio verso padri e nonni che “hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi”, una fesseria priva di qualsiasi senso, che non regge nemmeno alla più superficiale indagine razionale, ma che costituisce il maggiore atto d’accusa dei ricchi contro i poveri. E laddove c’erano società con classi lavoratrici forti e coese, difficili da sconfiggere oltre a a un diffuso senso di cittadinanza, si è premuto sull’acceleratore di ambigui organismi sovranazionali per marginalizzare le resistenze, anche a costo di tirare fuori dal cilindro perigliose monete uniche. Certo è difficile pensare che milioni di persone debbano accettare di buon grado la precarizzazione, la caduta dei salari e del tenore di vita, i licenziamenti in nome di supposte “leggi” dell’economia, mentre risorse sono state massicciamente trasferite dal basso verso l’alto  A partire dagli anni ’80 non c’erano più soldi per mantenere la presenza  dello Stato nell’economia , per salvare aziende, per aumentare i miseri stipendi dell’impiego pubblico, né per indurre aumenti nel settore privato, non c’erano soldi per costruire scuole, ospedali e strade, non c’erano soldi per potenziare i servizi pubblici, persino quelli essenziali.  Ma quando i banchieri sono andati in bancarotta a causa della loro avidità e cialtroneria, improvvisamente sono saltati fuori denari  a palate per salvarli. E naturalmente anche questo conto vergognoso è stato pagato da quelli che avevano vissuto “al di sopra dei propri mezzi”. Purtroppo a tutto questo “non c’è alternativa” e “siamo tutti sulla stessa barca” concettoidi idioti per gente primitivizzata dai media.

Ho fatto questa lunghissima premessa per inquadrare prima di tutto moralmente le dichiarazioni di Moscovici, che in realtà dovrebbe chiamarsi Moscerinovici per la sua pochezza, il quale ha tentato di dare un senso alla bocciatura del bilancio previsionale italiano da parte di Bruxelles. Egli con la supponenza priva di qualsiasi esprit de finesse a che è tipica degli ottusi, ha voluto giustificare la decisione con il fatto che ogni italiano, neonati compresi, ha 37 mila euro di debito. Purtroppo questo non c’entra praticamente nulla con il  modesto allargamento del deficit di bilancio che peraltro in Italia è stato più contenuto che in tutto il resto d’Europa da almeno vent’anni. Ma anche se avesse una qualche relazione forse sarebbe bene ricordare che ogni americano nasce con 53 mila euro di debiti e ciò non impedisce al signor moscerino di prostrasi verso Washington, mentre debiti pro capite molto bassi sono quasi sempre appannaggio di Paesi del terzo mondo. Tuttavia si può capire che qualsiasi fesseria può essere buona a sostenere le assurdità delle concezioni su cui è nata l’euro – Europa. Inoltre la cifra è pretestuosa perché in realtà molta parte di quel debito, oltre il 60% è esclusivamente interno detenuto da italiani: dunque il vero debito pubblico pro capite è di 13 mila euro. Non vorrei dire una cosa inesatta, però a naso direi che si tratta del debito pubblico pro capite tra i più bassi del continente, esclusi i Paesi dell’est. Ma. chissà Moscovici forse un tempo  è stato un uomo, poi si è risvegliato come insetto e più passa il tempo più  la metamorfosi lo trascina verso la larva. Praticamente un verme.