iStock-ostacolo-elezioni-1030x615Molte volte, una marea di volte, ho cercato di dire come la strada del servaggio ai trattati europei con i suoi paesaggi politici economici e narrativi, ci stesse trascinando sulla strada della Grecia, un Paese distrutto sul quale tuttavia vi sono persino indegni necrofori che cianciano di resurrezione per strappare un obolo di credibilità verso le teorie più improbabili imposte nel continente e i contenuti reazionari a cui esse portano. Al vero fascismo che si serve persino degli appelli contro il fascismo com’è facile fare quando nella società liquida diventa tale  anche il cervello. Ma adesso ho raggiunto la convinzione che questo destino, sia non solo inevitabile, ma anche giusto perché con tutta l’astuzia e la furberia vantate come maggior patrimonio dell’Unesco nello Stivale, ci sono troppi furfanti e troppi creduloni, troppi grassatori di verità e troppi illusi in mala fede.

Forse il panorama completo lo si sta raggiungendo in questi giorni quando attorno al Def si è formata una sorta di ola di bugie che parte da Bruxelles, si trasmette sulle sponde dei grandi giornali e persino su quelle del senato, tutta tesa a denunciare presso i cittadini l’irresponsabilità del documento. Come al solito si tratta di un misto tra infingimenti e tetragona incompetenza che tuttavia gli italiani ingoiano come una pillola di saggezza. In realtà il Def un difetto enorme lo ha ed è quello di essere eccessivamente prudente rispetto a ciò  che ci si aspetterebbe e alle promesse fatte, anzi  molto più prudente e responsabile dei precedenti visto che sottostima il livello di crescita dovuto al deficit (ovvero all’ aumento della spesa) che era stato adottato dagli esecutivi  precedenti: se prendessimo ad esempio il Def del 2016 (qui) e i suoi criteri di calcolo vedremmo che non ci dovremmo attendere un Pil in crescita dello 0,6 per cento con un  deficit dell’1,2% come calcola il governo Conte, ma un aumento del prodotto nazionale del 2,1 per cento.  In altre parole mentre per il governo Renzi a ogni euro di deficit veniva contrapposto 1 euro di crescita in modo da far quadrare i conti con la Ue e da poter sollevare l’asticella delle illusioni, quello attuale ritiene che per ogni euro di deficit ci sia solo mezzo euro di crescita.

Naturalmente un calcolo realistico si può fare solo guardando i capitoli di spesa oltre a molti altri fattori, dunque in molti casi si può anche ritenere che un euro di spesa in più possa corrispondere anche a un euro e mezzo di crescita del Pil, ma diciamo che i calcoli del governo Conte sono ampiamente sbagliati per difetto e per eccessiva prudenza (addirittura inferiori a quelli dell’Fmi),  altro che irresponsabilità. Tuttavia al di là di questo c’è una coincidenza paradossale e inquietante: il rapporto un euro di spesa, mezzo euro in più di pil è il moltiplicatore adottato dalla troika per massacrare la Grecia, dunque la commissione Ue dovrebbe essere ben contenta di questo. Invece scalpita e fa scalpitare  i suoi impiegati di concetto e ufficiali di scrittura per dire che questo  Def  è pericoloso, nonostante che il deficit previsto sia largamente inferiore a quello già dichiarato dalla Francia per il 2019: è proprio che il governo populista viene visto come un costante pericolo in sé, per principio, qualunque cosa faccia, soprattutto dopo aver mandato a casa lo Tsipras locale, ovvero Renzi. Tuttavia non sembra che nel Paese esistano le sufficienti difese immunitarie per difendersi dai parassitismo informativo e dalle veline dell’agenzia Juncker, per far sì che nel discorso pubblico prevalgano argomenti reali e consistenti, non importa se pro o contro il governo, ma comunque non pappagallescamente assunti dalla più scialba propaganda Ue, dai banchieri tedeschi come dai gigolò neocoloniali francesi e diffusi dalla razza padrona locale che scalpita per riprendersi  tutta la torta.  Anche questa, anzi soprattutto questo è sovranità e quando manca non rimane che arrendersi al destino della Grecia.