Il sistema globalista è tanto più sfacciato, incarognito quanto più salire per le vene la debolezza: l’altro giorno la Banca di Svezia ha assegnato il proprio premio che passa per essere una sorta di Nobel dell’economia, ma surrettizio nei fatti e mediaticamente abusivo, a William Nordhaus, ben noto per essere il caposcuola di quegli economisti che da ormai anni da qualche lustro, pur riconoscendo il cambiamento climatico e la sua causa antropica, invitano in sostanza a fare il meno possibile per porvi rimedio. E qui non c’entra la banalità del male, ma quella dell’economia che commisura ogni cosa al profitto e alla sua crescita: infatti il ragionamento è così limpido nella sua ottusità di fondo che lascia senza fiato più della CO2: più si spende oggi per fermare il cambiamento climatico più lenta sarà la crescita e dunque i benefici di un’azione di “pulizia del pianeta” sarebbero di molto inferiori in termini economici, se al contrario si agisce con lentezza e gradualità l’economia crescerà di più e quindi, poniamo, nel 2050 ogni singola azione ambientale costerebbe molto di meno rispetto all’oggi. Insomma le generazioni future saranno più ricche e dunque anche più capaci di adeguarsi ai cambiamenti
Questa sorta di trading sul clima, nata in opposizione all’ economista Nicholas Stern che invece era favorevole ad interventi massicci immediati, aveva alcuni difetti di fondo e non prevedeva due cose. Gli errori di fondo sono che è impossibile quantificare in maniera econometricamente precisa e dunque inseribile in un metaforico bilancio contabile, vantaggi o svantaggi di una situazione che non ha precedenti e non si tiene conto che il cambiamento climatico stesso può pesantemente influenzare la crescita. Le cose invece non previste erano la crisi di sistema endemica che è intervenuta e soprattutto la scoperta che il riscaldamento del globo va avanti a un ritmo assai più veloce rispetto a quando si pensasse un quindicennio fa e si è scoperto che il tempo stringe. Dunque le basi stesse di questa posizione, perfettamente in linea con i principi del neoliberismo e le prassi delle classi dominanti, da poco credili che erano sul sul piano teorico, sono state completamente scardinate.
Tuttavia tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo gli economisti di parte liberista potevano ancora illudersi e illudere che il cambiamento climatico fosse un problema lontano, qualcosa che avrebbe avuto un influsso tra molti decenni e dunque i progetti di riduzione delle emissioni di carbonio potevano essere giudicati in base al loro tasso di rendimento: se avessero sottoperformato rispetto al mercato, sarebbe stato meglio investire semplicemente i soldi in maniera da massimizzare la crescita, rendere le generazioni future più ricche e quindi più capaci di adattarsi. Benché a molti possa sembrare una follia, anzi benché si tratti di una cecità patologica, dovuta sostanzialmente al fatto che a pagare per variazioni climatiche moderate sarebbero stati comunque i Paesi svantaggiati e le classi dominanti, era possibile anche abbozzare una simile teoria. Ma oggi con l’acquisizione di nuovi dati e con molti anni di stagnazione economica nella quale paradossalmente è aumentato il consumo di combustibili fossili, tutto questo suona perverso. Infatti è soltanto perverso che la Banca di Svezia che sospetto essere un covo di bianchicci cretini boreali, premi proprio il personaggi che per due decenni è stato il capofila di questa scuola di pensiero.
In fondo ci meravigliamo per nulla: il sistema globalista trasforma gli errori in necessità e oggi non ha alcuna voglia di riconsiderare il problema semplicemente perché l’accelerazione degli eventi climatici richiede contromisure tali da poter essere intraprese solo con massicci interventi pubblici e rinnovati patti sociali, dunque richiede la sconfessione di tutto l’apparato teorico, antropologico e narrativo costruito, mattone per mattone, a partire dagli anni ’70 e sfociato nel sistema politico complessivo della disuguaglianza. Niente passi indietro, anzi si autopremiano con questi Ignobel, proprio nello stesso giorno in cui l’ Ipcc, l’organizzazione di scienziati del clima più autorevole al mondo, ha diffuso uno sconvolgente documento sul fatto che gli accordi di Parigi sono diventati carta straccia che nessuno rispetta e che di questo passo si va verso i tre gradi di aumento, altro che l’ 1,5 su cui si era concordato. Forse questa razza padrona pensa che ormai ogni azione per fermare la devastazione è politicamente irrealistica. Mi chiedo se per caso non abbia ragione e se solo la catastrofe che stanno preparando gli annienterà.
Vorrei solo dire una cosa, che non è a vantaggio del capitalismo globale, anzi. I cambiamenti climatici del Pianeta ci sono sempre stati, solo che adesso ci sono quasi otto miliardi di specie umana che ha un range di vita in tema di temperatura oltre il quale non può sopravvivere. Noi abbiamo bisogno del freddo, abbiamo bisogno dei poli ghiacciati e delle montagne con ghiaccio eterno, abbiamo bisogno di quattro stagioni, per alimentarci e respirare. Solo potendo respiare e cibarci possiamo pensare oltre, alla civiltà (che ancora non vedo, anzi).
Il Pianeta ha vissuto oltre il 95% della sua lunghissima vita (4,5 miliardi di anni) nel CALDO, anzi NEL CALDONE.
NOI VIVIAMO IN UNA ERA GLACIALE, più o meno calda, con ere cosidette “interglaciali” di maggiore calore, ma solitamente mai localizzate su tutto il globo. Noi non siamo rettili, necessitiamo del freddo.
Necessitiamo che le condizioni climatiche siano stabili e lo sono state, per tantissimo tempo, tipo gli ultimi 10000 anni (un nanosecondo per il Pianeta). All’interno di questo sistema chiuso che è, termodinamicamente parlando, il Pianeta Terra (ci arriva solo la luce del Sole dall’esterno e ogni tanto qualche meteorite, più o meno grosso), un sistema quindi FINITO, LIMITATO, le risorse naturali che ci sostengono nella vita, aria, acqua e suolo non sono RINNOVABILI. Una volta inquinate, la loro purificazione sarà possibile ma in tempi lunghissimi, perlomeno 1000 anni per noi umani, una eternità ma un niente per il Pianeta.
Noi ricaviamo tutto dalle risorse naturali TUTTO e quello che lasciamo dopo averle usate, è una forma entropica, è inquinamento e rifiuti. Con tempi lunghi di recupero. I tempi di recupero sono comunque sempre legati alla forza dell’intero ecosistema, la forza di sopportare inquinamenti e rifiuti. La cosiddetta RESILIENZA, alla quale contribuisce senza ombra di dubbio, la BIODIVERSITA’.
Il Pianeta farà a meno di noi, come un cane enorme farà a meno di pulci fastidiose, dandosi una sonora grattata.
Una vera civiltà si avrà quando capiremo che il Pianeta è l’unico che abbiamo, che possiamo vivere benissimo su questo pianeta occupandoci si di vivere e respirare, ma soprattutto di curare con profondo amore e conoscenza proprio questo unico Pianeta, rispettandone i tempi di rigenerazione e TUTTI I SUOI ABITANTI, vermi compresi.
Ma il Capitalismo mangia tutto quello che trova davanti a sé, lasciando dietro di sé il deserto.
Più che di cambiamenti climatici, eufemismo per dire che toccherà tenere molto petrolio e gas nelle visceri del Pianeta e il terrorismo di matrice islamica inventato sempre dal Capitalismo medesimo ci convincerà a un uso meno smodato di fossili per spostarci (e altro), eufemismo che solo l’ipocrisia tipica della matrice anglosassone del Capitalismo poteva sfornare, ebbene più che di cambiamenti climatici dovremmo invece riflettere su come fermare l’assassinio della cosiddetta antroposfera, la parte di Pianeta che ci fa vivere, aria, acqua e suolo, foreste, laghi, le altre creature indifese di cui noi abusiamo continuamente, fermarme il consumo e l’abuso indiscriminato.
Per farlo c’è un SOLO SISTEMA, ma è un sistema che al Capitalismo ipocrita non va di parlarne apertamente (usa sistemi diversi) e è la riduzione dell’unico driver che impatta sull’ecosistema, ovvero il numero di esseri umani. Da noi dipende tutto. Uso del suolo, dell’acqua, della terra, miniere, allevamenti, infrastrutture.
Ma di demografia guai a parlarne.
Ma il Pianeta è limitato, le sue risorse hanno limiti di rigenerazione, quindi prima o poi ci si scontrerà con questo problema.
Mancano i giovani, è vero, soprattutto nelle civiltà (si fa per dire) occidentali. Che facciamo uccidiamo tutti gli over 50 o 60 per far posto a altri? E poi la cosa proseguirà, nei secoli a venire, a parte per chi abita il Regno di mezzo, trasversale alle Nazioni, dei 10000 superricchi che tutto determinano?
I robot costano, meglio qualche essere umano, costa di meno, dura molto, poche manutenzioni e si sostituisce facilmente.
Un Mondo di un miliardo di esseri felici non rientra nelle ipotesi dei 10000 signori del Regno di Mezzo, perlopiù psicopatici, e si sa che gli psicopatici sono molto intelligenti e con grandi capacità di manipolare e comprare.
Basterebbe iniziare subito, un figlio a donna e basta. Basta ossessivo consumismo, basta sfrenato uso di risorse naturali, dieta meno carnivora (gli umani non sono carnivori, i gatti si).
Più dialogo, più ascolto del prossimo, meno inutile cattivera da competizione. Ma così ci vogliono i signori del regno di Mezzo.
Allego questo straziante e veritiero video di Steve Cutts
https://t.co/hMv4jAQLjZ
Per screditare le attività del sindaco di Riace Mimmo Lucano, Matteo Salvini pubblica sulla sua pagina facebook un’intervista fatta a Pietro Domenico Zucco, che si lamenta del primo cittadino accusandolo di sperperare i soldi della comunità per perseguire scopi personali .
Zucco è stato arrestato nel 2011 perché prestanome dell’ndrangheta.
Abbiamo un Ministro dell’Interno che posta un’intervista di un ‘ndranghetista
http://www.iacchite.com/video-su-riace-ma-chi-e-il-signore-che-parla/
ad oggi mi dispiace per i miei nipoti che lo sono solo per cognome ,faccio come il Sansone biblico ,aspetto per vedere se arriva prima la morte per me o la fine di questa civiltà che a me non è mai piaciuta con tutte queste diseguaglianze ,fisiche morali e materiali
lei è troppo ottimista, non credo sarà facile schivare a questo modo lo schifo che ci circonda, ma comunque glielo auguro di cuore