900-manifestazione-pd-piazza-del-popoloPeccato sia morto l’anno scorso, perché George Romero, l’indimenticato inventore degli zombi, sarebbe stato perfetto per dirigere la conventicola di piddini accorsi in Piazza del popolo a protestare contro “la deriva venezuelana” di cui raglia il povero Renzi, ovvero contro il governo popolare del paese sud americano sotto minaccia Usa,  contro la manovra del governo, contro la timida disubbidienza europea, in realtà realizzata sottobanco negli anni precedenti, ma che assume un significato diverso nel momento in cui viene dichiarata.  E infine, udite udite per denunciare il pericolo fascista, che è è un po’ come denunciare se stessi: basta leggere le varie interpretazioni storiografiche del fascismo ( riassunte ottimamente nel Secolo breve di Hobsbawm) per riconoscere che si attagliano come un abito di sartoria a costoro. Davvero uno spettacolo triste e insensato perché questi quattro gatti in cerca di folla concessa solo da Repubblica con il numero barzellettaio di 70 mila (da dividere per dieci ad essere proprio benevoli) , recuperati dalle coop e dagli uffici degli enti locali nonché infoltiti dall’apporto di pariolini sfaccendati, sono andati a protestare contro le eventuali rinazionalizzazioni che potrebbero turbare i sogni dell’amico Benetton, contro i timidissimi tentativi di contrastare le misure di impoverimento e di sottrazione dei diritti dell’ordoliberismo, contro qualsiasi concetto residuale che ossa ricordare la sinistra: fascioliberisti alla Soros che tentano di farci credere che il fascismo sia altrove. E che la panacea della politica, il fulcro di tutto, sia l’immigrazione incondizionata,  provocata dalle rapine e dalle stragi occidentali, organizzata da criminali e favorita da ong che in qualche caso vengono persino finanziate per cifre consistenti da enti regionali e comunali italiani a direzione piddina.

Ma non è certo questo che mi indigna quanto il fatto che tale Maurizio Martina, segretario di questa falange di orfani del potere, nel corso del raduno di morti viventi ha osato evocare e pronunciare invano il nome di Corbyn, tentando di ammantare lo squallore nel quale Renzi e la sua banda hanno precipitato il Pd, con qualche ammennicolo di sinistra. Purtroppo per gli zombi il leader del Labour britannico, il cui congresso si è chiuso da pochi giorni, ha idee diametralmente opposte a quelle espresse dalla cricca renziana, e basterebbe riferirisi al fortissimo discorso di apertura dell’assemblea con la denuncia delle ingiustizie prodotte dal neo liberismo, con l’analisi delle sue fasi e del suo immaginario da spot dove avidità e fanno da specchietti per i citrulli e soprattutto con il lancio di un ambizioso progetto politico per la “trasformazione radicale dell’economia” fondato sulla condivisione e sulla solidarietà. Ma anche su una razionale dialettica tra sovranità e apertura perché al pari di Sahra Wagenknech in Germania lancia un ammonizione: “Se non saremo noi laburisti a offrire soluzioni radicali, altri riempiranno il gap con la politica” e si slancia in una visione complessiva di un suo futuro governo che dovrà ricominciare a nazionalizzare e a fare dell’ ambiente il fulcro di un nuovo sviluppo. Le bandiere rosse hanno sventolato al congresso e a buona ragione dal momento che Corbyn ha tratteggiato una strada alternativa al capitalismo selvaggio, sogna e fa sognare una lotta politica per la civiltà.

Qui invece non soltanto dobbiamo assistere alle desolanti riunioni del renzismo che stanno alla sinistra come una bestemmia al paternoster, ma quella sinistra che potremmo definire vera in contrasto con quella truffaldina e interamente pagata dai ricchi, è attraversata da inconcludenti personaggi al limite del grottesco che se ne contendono le spoglie ripetendo le stesse frasi cabalistiche da anni, agitando gli stessi feticci svuotati di sostanza, incapaci di qualsiasi reale progettualità politica e che per giunta danno vita a faide, insulti, litigi insensati, beghe assurde per nulla o meglio per arraffare le briciole rimaste. Tutto l’immenso patrimonio del pensiero progressista sembra essersi disperso, liquefatto, senza che nessuno sia in grado di riafferrare le fila, depurarle dalla fanghiglia che si è accumulata per troppi anni, spazzare via le ambiguità, costruire un progetto credibile  di futuro e riunire le intelligenze necessarie a sostenerlo e a realizzarlo. Non c’è alcun Corbyn in italia, capace di riafferrare dall’Ade politico il labour distrutto da Blair e riportarlo alla sua tradizione e alle sue speranze, semplicemente perché piano piano c’è stato un allontanamento dalle radici e al tempo stesso una loro ossessiva conservazione sotto forma di estratto secco.

Così dobbiamo sopportare questi raduni che da un parte vorrebbero riferirsi al “misero orgoglio di un tempo che fu” per continuare la commedia di essere sinistra, dall’altra mostrarsi fedeli valletti della razza padrona.