Anna Lombroso per il Simplicissimus
Voglio consigliarvi due piccole “vacanze intelligenti”, due weekend a Venezia il 29 e poi a Firenze il 6 e 7 ottobre, dove si riuniranno i comitati che da anni si battono per realizzare la vera grande opera, di risanamento del territorio, di difesa del suolo e delle risorse, di contenimento del rischio sismico e idrogeologico, contro la distopia megalomane e speculativa della Tav, del Mose, della sottovia che perforerà la città del Giglio, dell’allargamento irragionevole del suo aeroporto, e poi autostrade destinate a restare vuote, svincoli e rotonde, trivelle fino alla costruzione dell’unico Ponte sicuro, quello sullo Stretto, anche quello peraltro costato quattrini e oltraggi al buonsenso e alla legalità.
Giustamente il teatro scelto per la prima manifestazione è Venezia. Il cataclisma giudiziario che ha squassato Venezia e il Veneto 4 anni fa (pochi giorni orsono non è stata accolta la richiesta di patteggiamento per il più dinamico degli attori sulla scena, Piergiorgio Baita, tangentista a larghissimo raggio diventato testimone d’accusa) denunciò che il fango sul quale si erigevano le dighe mobili schizzava dappertutto, riguardando le scelte di fondo: quella del sistema Mose, per la sua formidabile pressione e evidente incompatibilità con la natura stessa della Laguna di Venezia e con il suo delicatissimo equilibrio ecologico e quella di affidare in concessione a un unico soggetto privato, il Consorzio Venezia Nuova, l’incarico in regime esclusivo di progettare, sperimentare ed eseguire gli interventi previsti, con ambedue i ruoli, controllato e controllore, e ambedue le funzioni, inquinatore e bonificatore, un mostro giuridico quindi che non aveva avuto precedenti ma che poi è stato copiato sia pure con minore efficacia, grazie all’egemonia culturale e politica dell’emergenza, che per contrastare la rigidità del sistema delle garanzie, la lungaggine delle procedure, la sovrabbondanza e a volte sovrapposizione di controlli, i lacci e laccioli, adotta come fosse una necessità anzi un dovere l’impiego di procedure eccezionali, il ricorso a commissariamenti, l’applicazione di espedienti opachi e discrezionali. Allora lo scandalo assunse un significato allegorico, svelando il nesso profondo tra corruzione e grandi opere sicché più voluminosa, complessa e costosa è, più è ineluttabile l’ubbidienza del decisore (il partito, l’istituzione, l’amministrazione) agli interessi dell’impresa, più è fatale e fisiologico ungere ruote, elargire tangenti reali. E più si gonfia il progetto più aumentano le risorse da far circolare nella cricca, regali, stipendi regolari, consenso, altre poltrone, collaudi, committenze e consulenze.
È così che si sono spesi 6000 milioni di euro per realizzare qualcosa che si sta rivelando anche inutile (il sistema di 78 paratie mobili chiuderà la porta alle maree eccezionalmente alte, da 110 centimetri a tre metri. Ma non potrà fare nulla per limitare i danni quando arrivano le «acque medio-alte», quelle tra gli 80 e i 100 centimetri, sempre più ricorrenti), per via del prevedibile aumento del livello del mare che i cambiamenti climatici già prevedono per il prossimo futuro, avvelenata per via del congegno malavitoso e criminale che ha coinvolto politici, amministratori, imprese, magistrato alle acque, ministeri, guardia di finanza, corte dei conti e perfino ridicola e vergognosa, se il magnifico e superbo prodotto ingegneristico che l’attuale sindaco si voleva rivendere ai cinesi, è già un monumento avvilente di archeologia industriale prima di entrare a regime, abbellita da interventi di maquillage affidati alla progettazione estetica dell’Università di architettura con tanto di passeggiate e aree verdi, ormeggi e un muro «paraonde» costruito con i massi della diga demolita (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2018/03/14/mostro-in-mostra-ma-le-banche-scappano/).
E a giugno abbiamo saputo che sono occorsi altri 8,5 milioni per riparare il jack-up, la nave attrezzata da 50 milioni e ferma da 6 anni, pensata per trasportare le paratie dalla Technital, l’azienda veronese del gruppo Mazzi progettista del Mose, e costruita dalla padovana Mantovani, azionista di maggioranza del Consorzio (l’azienda del succitato Baita), orfana di una gemella – la flotta ne prevedeva due con raddoppio della spesa, ultima notizia dal fronte delle disfunzioni, dai guasti e dei danni, con il rischio di cedimenti strutturali per la corrosione elettrochimica dell’ambiente marino e per l’uso di acciaio diverso da quelli dei test (sono costate 250 milioni di un appalto senza gara “vinto dalla Mantovani, le cerniere che rischiano di non essere utilizzate), con i cassoni subacquei intaccati dalla corrosione, da muffe, con le paratoie già posate in mare che non si alzano per problemi tecnici e quelle ancora da montare, lasciate a terra, che si stanno arrugginendo per la salsedine nonostante le vernici speciali; e con l’azione dei peoci, le cozze, unici organismi viventi in un maestoso corpo morto.
Non incoraggia certo la mesta previsione del provveditore alle opere pubbliche del Triveneto Linetti, in rotta di collisione coi commissari straordinari incaricati di vigilare dopo lo scandalo, ma che concorda con loro sull’entità del costo per completare il Mose: “per finire l’opera sono già stanziati 221 milioni, a cui si dovranno aggiungere altri 70-80 milioni per la fase di avviamento. Poi ci sono i 400 milioni di residui. Complessivamente abbiamo altri 700 milioni di lavori. Ora dobbiamo solo essere autorizzati dal ministero a spendere una cifra tra i 70 e i 100 milioni, probabilmente più vicina ai 100, per pagare le imprese e rilanciare i cantieri”. Un altro capitolo in bilancio riguarda la gestione-manutenzione che costerà 80 milioni l’anno, più altri 15 per la laguna, stando alle stime dello stesso Provveditorato. Cui si devono aggiungere i lavori di manutenzione alle paratoie, alle cerniere… “Una voce, quest’ultima, tranquillizza Linetti, che però non supererà la trentina di milioni l’anno”.
Il Ministro Toninelli, che ha puntato il dito contro il Consorzio, colpevole di «una sorta di paralisi da parte del soggetto tecnico operativo incaricato di realizzare l’opera per conto dello Stato: inadempienza ingiustificata e pericolosa rispetto ad un’opera marittima, che rischia di aggravare le condizioni di manutenzione», non ha lasciato dubbi. Comunque sia, il governo vuole vedere l’opera finita, malgrado sia stata ridotta a una mangiatoia. E l’unico annuncio forte, anzi fortissimo, è che lui non presenzierà all’inaugurazione, ecco.
Tutti d’accordo dunque, 5Stelle e pure il Pd nei panni del deputato Pd Pellicani. Il Mose si deve completare. Anche se è inutile, anche se è stato e sarà una macchina mangiasoldi, anche se è stato e sarà con tutte probabilità un motore di interessi e affari opachi, anche se continua ad essere affidato a quel mostro giuridico impegnato in altre ipotetiche nefandezze sempre costruite sull’acqua e sul fango. Pena, si direbbe, la riprovazione del mondo civile che invece guarderebbe con comprensiva indulgenza il crollo di un ponte, i terremotati all’addiaccio dopo due anni dal sisma, la conversione di ogni temporale in catastrofe alluvionale, lo stato del nostro patrimonio artistico talmente trascurato da imporne affidamento a privati e svendita.
Eh certo, che figura si farebbe ad ammettere che in Italia la corruzione è stato il motore delle decisioni, e che figura si farebbe a tornare sui propri passi, a considerare sia pure tardivamente quelle alternative che per motivi inconfessabili e ora evidenti non vennero considerate in passato, quelle indicate dalla grande scuola idraulica padovana –dipartimento di ingegneria idraulica, marittima, ambientale e geotecnica, che immaginano l’applicazione di una modellistica matematica – modelli bidimensionali a fondo fisso e mobile – applicata all’idrodinamica ed alla morfodinamica lagunare, più leggeri, flessibili e adatti a un ambiente così speciale.
Eppure l’alternativa c’è. Ma non piace, perché impone di “ripensare”. Anzi, peggio, impone di “pensare”.
Si può vedere:
Si può leggere:
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/follia-dei-magistrati-francesi-perizia-psichiatrica-pen-1578457.html
“Eh certo, che figura si farebbe ad ammettere che in Italia la corruzione è stato il motore delle decisioni, e che figura si farebbe a tornare sui propri passi, a considerare sia pure tardivamente quelle alternative che per motivi inconfessabili e ora evidenti non vennero considerate in passato, quelle indicate dalla grande scuola idraulica padovana –dipartimento di ingegneria idraulica, marittima, ambientale e geotecnica, che immaginano l’applicazione di una modellistica matematica – modelli bidimensionali a fondo fisso e mobile – applicata all’idrodinamica ed alla morfodinamica lagunare, più leggeri, flessibili e adatti a un ambiente così speciale.”
MA CHE STRANO, SEMBRAVA CHE “L’ONESTIMO” DEI 5S AVESSE GIÀ RISOLTO TUTTI I PROBLEMI D’ITALIA.
Aspetteremo i prossimi 100 anni.
L’ItaGGlia è quel paese, che, anche tramite LEGGI ELETTORALI PORCATA,e ad una giurisdizione con parecchi DIFETTI (!!!!), derivazione di un legislatore difettoso, è riuscita a tenere al governo ed in parlamento ( a 15-20.000 euro al mese…) un frodatore del fisco multi milionario (!!!) come Berlusconi, per circa 20 anni… c’è qualcosa da aggiungere ?