DracmaE’ da molto tempo che la nottola di Minerva vola  su ciò che rimane della sinistra italiana perché al contrario di quanto pensasse Hegel la consapevolezza anticipa il mondo e non lo descrive, è un’alba, non un tramonto dove i contorni si confondono e il cielo che aveva illuminato il mondo splende solo per contrasto, come fosse un ricordo.  Se non ci fossero France Insoumise, Aufstehen in Germania e Corbyn in Gran Bretagna la partita sarebbe definitivamente persa perché non si può applicare un insieme concettuale efficace in un contesto ad un altro completamente differente senza alcun vettore di varianza: si rischia di essere Amleto in una farsa o un personaggio comico in una tragedia.  Visto che l’uccello della dea plana inquieto fra gli alberi, si confondono concetti generali con casi particolari che hanno segno contrario e si idealizza come proprio ciò che è invece appartiene al nemico.

I casi di scuola li conosciamo benissimo: l’Europa come spettro di un malinteso internazionalismo, del tutto inesistente ormai in quella che è una guerra europea sotto mentite spoglie e la vicenda dell’immigrazione che oltre ad essere causata in gran parte proprio dalle politiche adottate dalla Ue, sia pure in funzione subordinata agli Usa con qualche “cresta” neocoloniale, non viene vista come risultato di un’ideologia e dei suoi strumenti, come risultato di una lunga filiera di sinergie disumane e infine criminali, ma solo sotto il segno ambiguo e spesso ipocrita dell’accoglienza incondizionata in quanto oscuro analogo dello stesso internazionalismo. Cani che si mordono la coda in una gara di bon ton politico, tanto vuoto da lasciare tutto lo spazio politico ad altrettanta confusione come manifestazione di xenofobia e di chiusura identitaria. Mentre fondamentalmente l’identità è la radice di ogni possibile apertura.

Ma le cose non accadono mai per caso, sono frutto di una logica e questa non è nemmeno tanto nascosta, anzi alle volte è chiarissima, in altri casi addirittura dichiarata. Per esempio sull’immigrazione abbiamo un documento delll’Onu del 2000, quindi dell’ultimo anno del XX° secolo, in cui senza minimamente occuparsi delle cause della migrazione che dovrebbe essere la preoccupazione principale di questo organismo, ormai impari rispetto agli ideali, si dice che gli immigrati sono l’unica  soluzione  “per l’invecchiamento e il declino delle popolazioni” che si verifica nell’universo capitalistico, dall’Europa, al Giappone per finire alle sempre più ridotta frazione bianca del Nord America. La cosa impressionante è che non si prende minimamente in considerazione la possibilità di trovare una qualche alternativa all’immigrazione sostitutiva o quanto meno di renderla meno massiccia, per esempio suggerendo modi per incrementare le nascite e meno che mai la possibilità di investimenti seri e non solo bagatellari nei paesi da dove si fugge e così evitare la tragedia delle migrazioni forzate di massa.

La cosa ancora più curiosa è che non c’è alcuna ragione per pensare che l’Europa, ovvero il continente nel complesso più densamente popolato di tutti gli altri debba comunque mantenere o aumentare il numero dei propri abitanti. Proprio questa assenza di elasticità demografica è la spia dell’ideologismo economico che sta dietro a tutto questo: meno abitanti significa mettere in crisi il meccanismo del profitto richiedendo entro certi limiti ( vedi nota)  di rivedere tutti i criteri riguardanti i trattamenti pensionistici e/o l’età a cui essi possono erogati e in generale l’insieme della distribuzione del reddito, senza parlare dei consumi e dunque degli assetti creatisi intorno ad essi. Ma non è soltanto questo: una politica per favorire le nascite e così rallentare o annullare il calo demografico, vuol dire meno precarietà, salari più alti, possibilità di futuro, strutture pubbliche, scuole, sanità e via dicendo che possono essere ottenuti solo grazie a un’inversione di tendenza nella distribuzione della ricchezza cosa che certamente il capitalismo finanziario non può tollerare.

Ecco dunque che l’immigrazione diventa una sorta di panacea del globalismo perché da una parte evita un ritorno allo stato sociale, dall’altro importa eserciti di riserva che contribuiscono ancor più a distruggerlo. E infine sottrae ai Paesi di origine risorse umane preziose in grado di contrapporsi allo sfruttamento selvaggio e ai regimi locali che lo favoriscono. Ovviamente la gente che si accalca sui barconi o sulle navi di organizzazioni che fanno parte integrale di questa logica, non sono spezzoni di ideologia, sono persone che andrebbero trattate come tali, cosa che non accade né per chi li rinchiude, ma ancor meno per chi li trasporta e perpetua un meccanismo schiavista che non è cieco, ma nasce dallo spirito del tempo. Siamo insomma di fronte a  un dramma epocale che fa parte della caduta di speranze e di diritti, ma viene trattato da molta parte della sinistra con  criteri da tour operator, messa a fermentare sotto il capitolo dell’umanità spicciola e di un astratto diritto di movimento. Cose che fanno rivoltare Marx nella tomba e che ormai hanno stufato persino la nottola.

Nota  Dal momento che le società umane sono creazioni dell’uomo non esistono rapporti “naturali” tra vecchi e giovani, ma essi sono determinati dalle strutture economiche. In una società industriale o post industriale la produttività per addetto cresce almeno del 2% anno su anno, quindi in realtà le relazioni tra le varie fasce di età possono essere le più disparate a patto però che si consideri il profitto come una variabile e non come un elemento incomprimibile.