Che il governo Conte, sorretto da un movimento in cerca di autore e da una Lega monomaniaca sull’immigrazione, non sarebbe stato in grado di portare avanti le promesse lo davo per scontato, visto che esse implicavano la decisa volontà politica di contestare i parametri europei, quali fonti di impoverimento per il Paese e di disuguaglianza per i suoi cittadini, cercando altre sponde per resistere al ricatto finanziario e alle quinte colonne interne. Operazioni troppo complesse da compiere, specie se sotto il fuoco nemico armato di spread. Così non mi stupiscono affatto le anticipazioni sulla finanziaria del ministro Tria che mostrano in sostanza un panorama piatto rispetto al passato, senza nemmeno tentare di sfondare il tetto del 3%, limite dadaista posto da Bruxelles al deficit di bilancio, finito in Costituzione grazie all’opera di onorevoli servi sciocchi, anzi stando ben al di sotto e rendendo disponibili solo 6 miliardi per le promesse.
Quindi tutto come previsto salvo una cosa del tutto inaspettata e che rischia di fare del governo Conte la più grande occasione perduta dell’ultimo trentennio: l’inattesa disponibilità manifestata dalle due più grandi economie del pianeta a sostenere finanziariamente il Paese visto che in un contesto in rapido e radicale cambiamento, hanno o la determinazione di tenersi stretto lo Stivale o di farne un partner per futuri sviluppi. Due mesi fa è stato Trump ad assicurare a Conti la l’apertura americana a sostegni finanziari in vista della fine del quatitative easing ora è la volta della Cina a mostrare la medesima disponibilità, manifestatasi prima durante e dopo la visita di Tria nel celeste impero, dove peraltro è andato spesso per impegni accademici. Si tratta di qualcosa di più concreto delle promesse americane, sia perché il governo di Pechino ha capacità di governo dell’ economia molto più ampie della Casa Bianca, sia perché tra le righe si capisce che l’eventuale appoggio a titoli di stato italiano verrebbe pensato proprio in funzione anti speculativa.
L’ambasciatore cinese in Italia lo fatto capire chiaramente con queste parole riportate dalle agenzie: “la Cina è sempre e comunque un investitore responsabile; le sue attività di investimento da un lato promuovono la stabilità dei mercati finanziari internazionali, dall’altro mirano a mantenere e accrescere il valore delle riserve. Attualmente, i rapporti sino-italiani vivono un momento di rapido sviluppo e i due Paesi intendono approfondire ulteriormente la cooperazione di mutuo vantaggio. Spero che Cina e Italia possano attuare concretamente l’intesa raggiunta dai nostri leader di governo e promuovere in modo stabile lo sviluppo della cooperazione in tutti i settori, compreso quello finanziario. E aggiunge: “Ci tengo a sottolineare che tra i nostri partner non ce n’è uno che è entrato in una crisi del debito a causa della cooperazione con la Cina. E di tutte le “crisi del debito” che abbiamo visto fino ad oggi, non ce n’è neppure una che sia partita dalla Cina”. In due parole significa che Pechino è intenzionata a investire massicciamente in altre divise piuttosto che sul dollaro, ma in un contesto nel quale tale investimento deve mirare alla stabilità piuttosto che alle operazioni speculative e ancor meno a quelle speculativo – politiche, che potrebbero venir rintuzzate con l’acquisto di titoli italiani, tanto più che nelle nostre riserve è entrato ormai lo yuan.
Ora, mentre si sta mettendo a punto un piano di sviluppo bilaterale sul porto di Trieste, il solo nel nostro Paese e tra i pochissimi del mediterraneo in grado di ospitare le mega portacontainer che vengono dall’Asia, ma anche l’unico nel continente europeo ad avere una profondità di 18 metri alle banchine, in grado di operare con le navi ancora più grandi in progetto o già in cantiere, viene questa offerta in nome della multipolarità e della stabilità, chiara come il sole anche se espressa nel linguaggio criptico della diplomazia. Di certo non c’è bisogno di essere Cavour per vedere la distanza che ci separa dalla situazione di un decennio fa quando fu possibile cominciare il massacro della Grecia poi sfociato nel tradimento di Tsipras o destituire d’ufficio Berlusconi senza lasciare la parola alla democrazia, ma semplicemente sostituendolo con un fantoccio della finanza. Dunque gli spazi di manovra ci sarebbero tutti per cominciare ad avere un atteggiamento meno tremebondo e inginocchiato, tanto più che nel contesto in cui siamo una resa senza condizioni non servirebbe a tenere in piedi il governo visto come pericoloso sia da Bruxelles e Berlino, sia dalla razza padrona interna che si sente spodestata e teme per i suoi assetti d’affari come è emerso in maniera persino grottesca nella tragedia di Genova.
Non bisogna perdere un’occasione che è anche un punto di inizio, certo senza fare i Rodomonti, ma chiarendo che gli interessi concreti del Paese non possono essere sacrificati in nome di concezioni economiche dietro le quali poi si nascondono anche interessi nazionali altrui. Chissà sarebbe anche un modo per uscire dall’adolescenza politica.
Convengo con Jorge: NEL CAPITALISMO BABBO NATALE NON ESISTE. Il capitalismo, bellezza, è UNA RAPINA CONTINUA nei confronti del debole e dell’Ambiente, senza corresponsione di danni.
Tria e altri presunti ministri del M5S da dove escono?
I loro nomi sono approdati alle cariche governative senza colpo ferire. Quindi già decisi, Di Maio e il resto della truppa lobotomizzata grillina (dei leghisti non parlo, il loro capopopolo monomaniaco, prima contro i terroni adesso contro i migranti – la parola rifugiato si rifiuta di pronunciarla, non smette di fare campagna elettorale per il maggio 2019) hanno solo messo il timbro, irresponsabilmente.
Un movimento anti-ideologico (come furono i fasci sansepolcrini), azione contro tutto e tutti, contro la castaH, la corruzioneH, che ha il vuoto dentro e fuori, abilmente manipolato da Londra (sede europea di Washington), non avrà dato nomi a caso nei ministeri importanti tipo ECONOMIA, ESTERI E DIFESA.
L’interno è irrilevante, come pure il lavoro.
Chiacchiere e distintivo.
Recita il noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali..
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più.
Vedo che dalle parti di Goofynomics soggiorni, o hai soggiornato, anche tu.
Comunque, il coraggio di riscoprire la socialdemocrazia passa per quello di ottenerla con i mezzi che passa il momento.
M5S e Lega potranno sembrare due carrozze imbarazzanti e instabili, ma se a dare il tiro ci sono cavalli di razza come Bagnai la direzione dovrebbe essere quella giusta.
E smettiamola di dare ascolto alle grida catastrofiste di certe zecche rosse: appena hanno la pancia piena si trasformano in mosche del letame. E dal tumulo del privilegio borghese non si allontanano più…
Senza nessuno spirito polemico, la storiella di Pippo non è esclusiva dei siti cui alludevi, il cui link è stato suggerito tra l’altro da altri commentatori
In sintesi, sia il keynesismo che la secialdemocrazia sono fallite definitivamente con la stagflazione degli anni 70, non riconosco nessun valore analitico reale a quello che dicono i neokeynesiani (bagnai),
Oggi gli investimenti in tecnologia sono cos’i grandi che prima del loro remunerazione, già il capitale deve spendere per le tecnologie maggiormente avanzate. E’ il capitalismo che non funziona più, infatti tende ad investire meno in tecnologia e piu in forme decadenti e speculative. Al contempo le tecnologie pffrono possibilità impensabili ai tempi del comunismo sovietico non a caso fallito (problema allocazione delle risorse, ma è dire il minimo)
Ovviamente è il mio punto di vista, solo per chiarire che non tiro la volata zecche rosse, a forma di stelle gialle , verdi o azzurre. Se ti dovesse interessare, ho postato qui uno spunto
https://ilsimplicissimus2.com/2018/09/02/ce-lo-chiese-leuropa-una-truffa-allitaliana/#comments,
In realtà che l’Italia dovrebbe guardarsi intorno per cercare degli alleati più affidabili di UE e USA, come accenna il simplicissimus in questo articolo, Non è sbagliato.
certo senza fare i Rodomonti…….
…………….. la più grande occasione perduta dell’ultimo trentennio
Un po’ contraddittorio, L’italia ha 260 miliardi di debito pubblico, l’apporto cinese può dare un po di ossigeno, un minimo di potere contrattuale in piu verso l ‘Europa, questo sì. Ma cosa dovrebbe farsene un governo è potuto nascere solo perchè ha accettato di avere la troika al suo interno, Tria e Moavero, scagnozzi della nato e della Ue
Comunque non sarebbe a gratis il sostegno cinese, gli interessi da pagare non sarebbero tanto inferiori a quelli attuali, i cinesi vorrebbero poi comprarsi in tutto od in parte finmeccanica, i gioelli di famiglia rimasti, ci stanno provando gia da almeno un lustro
Anche in africa stanno riducendo piu di un paese alla monocoltura dela soia, poi gli africani devono comprare tutto all’estero con costi piu alti di quando avevano almeno una agricoltura di sopravvivenza. Nel capitalismo babbo natale non esiste, ci vuole una riscossa di classe
Nel capitalismo babbo natale non esiste 😀