ciampi-andreatta-1981“Ce lo chiese l’Europa”. Così rispose Beniamino Andreatta all’inizio degli anni ’90 a chi gli chiedeva che cosa avesse spinto lui in qualità di ministro del Tesoro e il governatore di Bankitalia, Ciampi a celebrare una decina di anni prima, nell’81, il  divorzio tra la banca centrale e governo, senza nemmeno interpellare il Parlamento e dando in pasto il Paese al mercato e alla speculazione. E’ ben noto infatti come proprio quella svolta determinò  il passaggio dall’epoca della crescita a quella della stagnazione e poi del declino: prima di allora il tesoro poteva emettere titoli a un certo interesse, conveniente sia ai conti che all’economia del Paese sapendo che se non fossero stati tutti collocati sul mercato il resto sarebbe stato preso dalla Banca d’Italia in conto vendite future. Questo meccanismo non solo faceva risparmiare sul debito (che infatti si aggirava sul 60% di un pil in crescita reale), ma evitava le manovre speculative che proprio tramite una perversa alchimia sull’invenduto riuscivano a strappare interessi più alti del dovuto. Se per esempio un’emissione di titoli per un miliardo o qualsiasi altra cifra veniva comprata al 98 per cento con interesse attorno al 6% , quel poco che mancava non potendo più essere acquisto da Bankitalia doveva essere venduto aumentando l’interesse, supponiamo al 6.6%. Solo che il meccanismo messo in piedi per favorire i pescecani faceva sì che tutto l’ammontare dell’emissione, ancorché già in gran parte acquistato, avesse il tasso massimo raggiunto dalle vendite marginali. Bene tutto questo è stato venduto all’opinione pubblica come un’adeguamento al resto dell’Europa.

Più si va indietro nel tempo più il sistema politico che ha governato questo Paese appare come un vaso di Pandora, ma è non di questo che vi voglio parlare, bensì della rivelazione fatta qualche giorno fa tra le righe da Milano Finanza, ovvero che a noi il divorzio tra governo e Bankitalia, ce lo aveva chiesto l’Europa, ma non lo ha affatto chiesto alla Germania dove invece lo stretto legame tra ministero della finanze e Bundesbank continua tranquillamente ad esistere e quest’ultima incamera i bond invenduti che fra l’altro non devono essere pochi visti i bassi rendimenti dei titoli tedeschi. Francamente non lo sapevo, non ne avevo idea, a dimostrazione che non bastano ore quotidiane di letture per spezzare la crosta di narrazioni intrecciate, evasive quando non apertamente menzognere per avere un panorama complessivo della situazione. Qualcosa che ormai è talmente introiettato che la stessa Milano Finanza non sembra essersi accorta dell’enormità della cosa. Infatti qualunque sia il modo di considerare l’unità di intenti tra banche centrali e governi, a qualunque ideologismo economico si appartenga è del tutto evidente che vi sono differenze radicali tra Paesi che dovrebbero far parte di un unico super organismo di nome Europa, differenze che declinano opposti destini destini e possibilità visto che l’Italia è assolutamente esposta al ricatto dello spread e all’aumento del debito, mentre la Germania è molto più al riparo  dalla speculazione e dalle pressioni  politico – finanziarie, anzi è essa in prima persona ad esercitarle.

E’ difficile dire cosa abbia indotto i venerabili maestri Andreatta e Ciampi, appoggiati dall’ancor più venerabile Spadolini che allora sedeva a Palazzo Chigi (quando non inseguiva nerboruti carabinieri)  a prendere in proprio e senza alcuna consultazione, una decisione che ha determinato in maniera così pesante e negativa la storia del Paese, provocando fin da subito una ripida ascesa del debito, di cui la razza padrona si servì già negli anni immediatamente successivi per imporre le prime controriforme sociali e le “innovative” cadute salariali, mentre successivamente mise in moto quel meccanismo perverso che ha portato alle svendite chiamate privatizzazioni lungo il  sentiero che ha condotto infine all’entrata nell’euro e alla cattività nella prigione dei dikat. Si può immaginare che siano state le pressioni dei fratelli speculatori che poi sono riusciti a far diventare i loro interessi una verità, quando invece è facilmente dimostrabile anche in base ai dati Ocse che i momenti migliori per l’economia e l’occupazione sono situabili in ciascun Paese proprio nei momenti di legame fra governi e banche centrali. Chi invece ha indotto e determinato l’assetto monetario e finanziario europeo, ovvero la Germania, si sottrae alle logiche propagandate e continua sulla vecchia e buona strada da cui altri sono statti distolti. Del resto l’euro non è che un doppio del marco, criminale chi non lo ha detto, ingenuo chi non lo ha capito al tempo di Maastricht, disonesto chi fa finta di non capirlo ora.