domenica-del-corriere-copNon ci posso credere, non ci vorrei credere, ma è la triste realtà: dopo la tragedia di Genova e l’impudenza di Atlantia che non vuole riconoscere alcuna responsabilità quando questa è invece denunciata dalle cose stesse, la razza padrona, con il contorno delle forze sconfitte alle elezioni e dei loro zombi, fa alzare i vecchi e prediletti cori: la lamentela sui “piccoli risparmiatori” che sarebbero colpiti da ogni riconoscimento di responsabilità da parte di chi gestisce le autostrade. Per il capitalismo nostrano, sempre ipocrita, opaco e lamentoso, è un po’ come Vecchio scarpone per gli alpini, una canzone che viene tirata fuori quando c’è bisogno di un classico.

Un vero peccato che il piccolo risparmiatore tanto decantato non sia mai esistito almeno nelle forme che gli sono state attribuite: fino agli anni ’80 i piccoli azionisti erano una elusiva definizione per la vecchia classe dirigente e per la  neo borghesia molto abbiente del boom e della contemporanea evasione resa facile dalle strizzate d’occhio dei governi democristiani. Ma questa parte di investimenti era comunque ridotta rispetto a quelli più tradizionali nel mattone o nei titoli di Stato con quei grandi fogli a cedoline conservato gelosamente nei cassetti più nascosti. Per tutti gli altri era buona grazia se potevano permettersi il mutuo, ma quando  verso gli anni ’90 l’illusione finanziaria cominciò a diffondersi richiamando verso la borsa anche chi aveva pochissimi margini, questo avvenne nella stragrande parte dei casi attraverso il risparmio amministrato delle banche e dei centri finanziari tramite i fondi che ovviamente ne disponevano nel migliore dei modi per loro e nel peggiore per i piccoli risparmiatori, comunque sempre nella logica e nella prassi del capitalismo di relazione.

Dunque questo grido di dolore che sale dalle segrete stanze e si riversa su giornali e social network è veramente irreale e fuori luogo, ma anche se non lo fosse sarebbe eticamente inaccettabile: ogni investimento comporta un rischio intrinseco, maggiore o minore che sia e se uno viene attirato da dividenti o quotazioni alte che nel caso specifico sono dovute a una manutenzione ridotta al minimo indispensabile e a un’alta remunerazione dovuta ai pedaggi, non può poi pretendere che si sorvoli sulle responsabilità per evitare le perdite. Anzi in realtà sarebbe corresponsabile del disastro, avendo contribuito nel suo piccolo ad alimentare le logiche che hanno portato alla strage di Genova. Questi piccoli azionisti hanno poco a che vedere con quelli truffati da Banca Etruria e compagnia che sono stati vittime di una truffa e va evitato che anche su questo si cerchi di confondere le acque.

Ma con questa litania per i guai di una supposta povera gente che investe in borsa, si cerca in realtà di accreditare una sorta di sospensione dello stato di diritto in nome del mercato, delle possibili ripercussioni sulla libertà d’impresa e delle reazioni degli investitori esteri, il tutto accompagnato e condito da una grottesca campagna contro un governo che per quanto inesperto, di certo non può avere responsabilità in questo, ricorrendo persino a falsi documenti criptati di Autostrade che guarda caso vengono decrittati solo quando si parla dei 150 mila euro che sarebbero stati donati a Salvini per la campagna elettorale, mentre tutto il resto rimane invece inattingibile. Forse anche il gorilla quadrumano capirebbe che si tratta di un’operazione fatta per conto di Autostrade, di Renzi e di Berlusconi. Ad ogni modo è chiaro che si sta arrivando rapidamente a una frattura insanabile tra la gente e la razza padrona, a una rottura del patto sociale, cosa messa in luce anche dal fatto che la metà dei parenti delle vittime del ponte ha rifiutato i funerali di Stato. Andando di questo passo, le vittime di Genova non saranno certo le uniche, travolta dall’obsolescenza delle infrastrutture piccole o grandi che una mancata e decisa azione contro Atlantia aumenterebbe,  mentre finirà per salire il rancore per le troppe cose che non funzionano in queste privatizzazioni assurde e clientelari. Se c’è un compito ineludibile del governo è scegliere finalmente con chi stare.