Anna Lombroso per il Simplicissimus
“Via a revoca della concessione ad Autostrade. Non possiamo aspettare i tempi della Giustizia”. La frase di Conte ha avuto l’effetto di una bombetta puzzolente scaraventata da un giovinastro imbucato in una cena della Rotary.
Ma come, si saranno detti i convitati, autori di varie tipologie di massacri sociali, di erosione di sovranità, di cancellazione di diritti e conquiste del lavoro, di stravolgimenti costituzionali, di corruzione autorizzata per legge, e pure quelli che li guardano da dietro i vetri con invidia sperando in qualche avanzo tirato con bonomia, e che hanno subito senza obiettare l’avvicendarsi di golpisti, lo sperpero e il ladrocinio di beni comuni.
Ma come, e dire che l’avevamo tirato su così bene: studi appropriati, adeguate frequentazioni e pure il patentino del diavolo di avvocato e adesso cede al molesto populismo come fosse lecito paragonare il delicato incarico dato a Autostrade e le sue responsabilità all’agire di un padroncino di pullman che ha trasportato ragazzini morti e feriti in un prevedibile incidente, e che invece di spendere parte della remunerazione contrattuale per controlli e manutenzione dell’automezzo se li è inquattati per godersi la vita insieme ai soci. Proprio come farebbe l’uomo della strada che passa ogni giorno su ponti e viadotti a rischio, che paga profumati pedaggi, che sta ore in fila in autostrade frequentate (mentre altre, la Brebemi per fare un abusato esempio, lastricate di cattive intenzioni e malaffare sono deserte) a causa di perenni lavori in corso, avviati e prolungati ad arte per favorire introiti opachi.
Il fatto è che a turbare i benpensanti del neoliberismo non è certo l’intemperante minaccia allo stato di diritto, considerato una loro prerogativa in regime di monopolio messa in pratica con leggi ad personam, intimidazioni nei confronti della magistratura, ricatti economici alle forze dell’ordine, smantellamento del sistema della vigilanza, affidamento dei controlli nelle mani dei controllati. Non è la preoccupazione che si instauri uno sbrigativo Far West, con la cancellazione della pretesa di innocenza, macché. A impensierirli di quella inattesa incursione nel realismo a discapito della realpolitik, è la creazione di un allarmante precedente che potrebbe determinare delle falle nel sistema delle privatizzazioni, restituendo allo stato la facoltà di esigere il rispetto delle più elementari norme contrattuali, la trasparenza e la rintracciabilità delle risorse erogate e il diritto di parola sul loro impiego in materia di servizi, manutenzione, sicurezza.
Così si è subito messa in moto la macchina minatoria con tanto di “Europa che ce lo impone”, avvertimenti trasversali e non in merito a sanzioni, multe, perdite in Borsa, il tutto indirizzato a dimostrare ancora una volta che non esiste alternativa al sopravvento dell’interesse privato su quello generale.
E infatti era una breve ed estemporanea incursione e tutti, Conte compreso, a chiedere indagini approfondite, investigazioni oggettive, commissioni ispettive, spaventati di riprendersi, compresi quelli che militano sul web, diritti alla difesa riconosciuti invece ad assassini, e funzioni che la Costituzione e la giurisprudenza riconoscono allo Stato e ai cittadini. Come se la supposta negligenza dovesse essere confermata da ben altro oltre a decine e decine di morti.
Come se non fosse praticabile mettere al lavoro quelle Commissioni, quei giureconsulti per rivedere tutto il contesto dei patti scellerati sottoscritti con bande criminali cui è stata offerta in comodato e senza gare o con gare truccate la gestione dei servizi e del nostro vivere quotidiano: comunicazioni, trasporti, elettricità, gas, acqua, urbanistica ridotta a concessione di territorio e uso alle rendite, e in gran parte, istruzione, assistenza, patrimonio artistico e culturale, perfino il sistema pensionistico con aziende che lucrano allestendo fondi “obbligati” per i loro dipendenti.
E come se le privatizzazioni non avessero già mostrato il loro insuccesso, o meglio la cuccagna a corrente alternate a beneficio dei fortunati azionisti e contro di noi e come se non fosse evidente a chi sa vedere oltre il guardare che in tutti i contesti: compagnie aeree, industria siderurgica, banche, aziende di servizi, la soluzione consisterebbe proprio nel riprenderci i beni comuni dei quali siamo stato spogliati.
Purtroppo è troppo tardi. Quella ideologia (ha un nome, Neoliberalismo, anche se viene pronunciato raramente e solo dai derisi addetti ai lavori del “benecomunismo”, quelli della «solita minestra statalista e dirigista che ha nutrito per oltre un secolo la sinistra») ha intriso tutto come un veleno, così pervasivo che lo consideriamo come l’unico e insostituibile potere accettabile, alla stregua di una utopica fede millenaria, una sorta di legge biologica, come la teoria dell’evoluzione di Darwin. Che può e deve ridefinire i popoli in quanto consumatori, le cui scelte democratiche sono meglio esercitate con l’acquisto e la vendita, un processo che premia il merito e punisce l’inefficienza. I tentativi di limitare la concorrenza sono trattati come ostili al dispiegarsi di iniziativa e talenti. Pressione fiscale e regolamentazione devono essere ridotte al minimo, i servizi pubblici privatizzati, l’organizzazione del lavoro e la contrattazione collettiva da parte dei sindacati sono considerate come distorsioni del mercato, che impediscono lo stabilirsi di una naturale gerarchia di vincitori e vinti. La disuguaglianza è descritta come virtuosa: un premio per i migliori e un generatore di ricchezza che viene redistribuita verso il basso per arricchire tutti, tanto che gli sforzi per creare una società più equa sono sia controproducenti che moralmente condannabili.
Non c’è speranza: dopo l’abolizione della sfera politica democratica resta solo la vita economica. Deve aver vinto la soluzione fascista se il capitalismo organizzato nei diversi settori diventa l’intera società, talmente dominata dai rapporti commerciali, al punto, paradossalmente, di perdere il controllo delle attività economiche, in funzione di un mercato esteso su scala mondiali e che crea e consolida istituzioni ed equilibri al suo servizio, che si regge sulla pretesa che gli esseri umani si comportino in modo da tale da appagare accumulazione, guadagno, avidità. Il paradosso è che con tutta probabilità si è insinuato un germe suicida nelle regole che si è imposta la teocrazia del mercato, come spesso succede a chi è posseduto da una incontrollata hybris, da una tracotanza così orgogliosa e cieca da ribellarsi a ogni ordine morale e umano, ammesso che vi sia ancora qualcosa di umano in terra. E non si sa se la sua caduta è auspicabile, se la sua apocalisse ci salverà.
Ma chi è Jorge? Un troll? Attacco a spada tratta contro questo governo.
con argomenti però, non con illazioni come le sue
Lucido e vividissimo il sabba del profitto descritto dalla Lombroso. Inoltre ricevo e volentieri diffondo
In Italia ventisette concessionari, con in testa Autostrade per l’Italia (Aspi), gestiscono la rete autostradale. La Benetton, attraverso il controllo di Atlantia, ha il controllo di Aspi, per cui i Benetton sono al vertice della piramide
I profitti dell’ Aspi sono saliti verticalmente nel corso degli anni, anche grazie all’aumento dei pedaggi: nel solo 2017 su un ricavo complessivo di 3,9 miliardi ha avuto un utile di 2,4 miliardi, Un tasso di profitto superiore al 50%
Dal picco 1945 fino al 1985 in tutto il mondo il saggio di profitto scendeva quasi zero, dal 1985 ha cominciato a risalire ma solo grazie ad un andazzo speculativo come quello in oggetto, verificabile in tutto il mondo (nota di jorge)
In compenso, nello stesso arco di tempo, gli investimenti di Aspi in Italia sono crollati (da 718 milioni a 556 milioni), e migliaia di posti di lavoro (casellanti) sono stati distrutti.
Però il gruppo Atlantia ha fatto affari in giro per il mondo: con gli stessi soldi risparmiati sulla manutenzione e accumulati coi pedaggi ha comprato l’aeroporto di Nizza, la società di controllo delle autostrade spagnole (Abertis), parte del gruppo societario che gestisce l’Eurotunnel. Ottimi affari privati, concessi dai poteri pubblici
Lo Stato potrebbe invece ricavare dalla gestione pubblica delle autostrade importanti risorse da investire ad esempio in manutenzione. Il centro sinistra di governo fu regista dell’operazione; la famiglia Benetton era ed è non a caso tra i suoi tradizionali supporter.
Inoltre ad Autostrade Per l’Italia (Aspi) è stata appaltata l’intera rete di monitoraggio sulla tenuta della rete autostradale. Infatti né gli enti locali né lo Stato intervengono in questo campo con propri tecnici e specialisti, gli unici tecnici sono quelli pagati da Aspi
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Il M5S nel 2013 ha sostenuto le rassicurazioni della società Autostrade, sul fatto che “il ponte Morandi durerà altri cento anni” . Ora che la frittata è fatta, il M5S minaccia di revocare la concessione ad Autostrade perché inaffidabile.
Possibile? Forse…. ma tutto e il contrario di tutto pur di incassare voti. Oggi
Salvini, Toninelli, Conte hanno fanno a gara nel promettere , «un grande piano di monitoraggio e manutenzione dell’intero patrimonio pubblico nazionale»
Ma per un grande piano come quello promesso occorrono diverse centinaia di miliardi. Li possono trovare quelli che si impegnano a concedere alle grandi ricchezze il più grande regalo fiscale del dopoguerra, cioè flat tax più condono? A proposito di inaffidabilità….
Nello stesso giorno in cui l’ex carabiniere Toninelli proclama il suo piano a reti unificate, il sottosegretario a Palazzo Chigi Stefano Buffagni, grande emergente del M5S, promette solennemente, sul quotidiano di Confindustria, che l’Italia non tradirà i creditori. «Questo governo non ha alcuna intenzione di disattendere gli impegni presi coi creditori del Paese», dichiara Buffagni (Il Sole 24 ore, 15 agosto)
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Buffagni inoltre rivendica come medaglia nazionale l’avanzo primario migliore d’Europa. Ma l’avanzo primario indica solo il risparmio dello stato ri (manutenzione inclusa) dopo aver pagato gli interessi sul debito degli interessi sul debito.
E gli anzidetti impegni presi coi creditori, sono l’impegno a continuare a pagare alle banche il debito pubblico con tanto di interessi (70 miliardi annui) In che modo ? Anche con «nuove privatizzazioni», assicura l’ultima nota congiunta fra Tria, Di Maio e Salvini, per rassicurare i mercati.
Sarebbe questo il governo del cambiamento? Da un lato promette la revoca della concessione ai Benetton – con l’occhio al pallottoliere elettorale, dall’altro assicura nuove privatizzazioni per pagare il debito alle banche e detassare i profitti ??
Stavolta NO!! Stavolta cassandra sbaglia! Basta risentire le ultime dichiarazioni di Di Maio, ieri sera in un programma della 7, queste parole: ” Chi non vuole revocare le concessioni deve passare sul mio cadavere….” Un po esagerato ma chiarissimo!!
Anche sui vaucher dovevano passare sul cadavere di di maio per reintrodurli, poi sono stati estesi da tre a dieci giorni, e introdotti in ancor piu settori lavorativi
Essere Cassandra è l’unico atteggiamento onesto intellettualmente, mi spiace invece per il Simplicissimus che con le sue aperture di credito al governo legastellato, poi non ha potuto affrontare l’ingannevole infamia del decreto dignità
Ma tanto, qualche immigrato in meno farà risalire stabilità e mole dei salari..