imagesmacrondevillier_1024x512-860x450C’è la Nato a cui Trump chiede oggi di aumentare il proprio budget, poi c’è il PeSco, ossia la cooperazione permanente  militare che coinvolge 23 dei 27 Paesi dell’Ue e che dovrebbe essere il primo nucleo di un esercito europeo e adesso c’è pure la nuova ambigua invenzione di Macron, ossia la initiative européenne d’intervention, IEI ossia una forza di intervento rapida la cui funzione è ancora del tutto incerta e vaga, ma che parrebbe più utile ai fini di repressione interna piuttosto che come difesa da attacchi esterni. Ora capisco che il presidente bancario dell’Eliseo abbia la necessità di superare il disagio sociale con una spruzzata di grandeur, ma l’idea è stata sottoscritta anche da Germania, Spagna, Belgio, Danimarca, Olanda, Portogallo ed Estonia. Ma di quanti cazzi di eserciti ha bisogno l’Europa? E per difendersi da chi o per attaccare chi, a parte le avventure neo coloniali per le quali le forze nazionali bastano e avanzano?

Qualcuno dice che questo nasce dal timore che Trump possa spingere gli Usa a ritirarsi dalla Nato, una minaccia che in realtà dovrebbe essere una speranza, ma che in ogni caso non ha alcuna consistenza visto che l’alleanza è la radice del dominio americano sul vecchio continente e dunque è di importanza vitale per gli Usa impegnati nella lotta per la supremazia planetaria. In più le forze armate di quasi tutti i Paesi europei, sono troppo basate sull’industria bellica statunitense o comunque sui sistemi d’arma e sulle strategie o tattiche a cui essi fanno riferimento per poter pensare a una qualche autonomia che non implichi un massiccio sforzo di riarmo a carico dei cittadini impoveriti dalle filosofie del neoliberismo. Per questo credo invece che la moltiplicazione degli eserciti  e dunque anche dei costi serva piuttosto a contrastare nella maniera più rozza le forze centrifughe a cui è sottoposta l’ Ue creando nuovi e artificiosi legami che magari in un secondo tempo potrebbero essere utilizzati sul campo in caso di rivolte o di disordini generalizzati.

D’altro canto è molto facile parlare a vanvera di esercito europeo, ma il problema di una forza armata plurinazionale non è da poco: chi dovrebbe comandare un eventuale esercito europeo e sulla base di quali criteri? Esaminando le varie possibilità si vede a occhio nudo che una direzione collettiva con una infinita pletora di soggetti sarebbe di fatto impossibile, anche senza nemmeno ipotizzare la radicale divergenza di interessi che esiste e che possiamo esemplificare con la “guerra” italo francese in Libia o con la particolare posizione degli ex Paesi dell’est. L’esperienza storica ci fornisce infiniti esempi e ci dice che questi tipi di eserciti possono esistere soltanto se agiscono con il comando reale anche se non formale, di un singolo soggetto oppure, assai più spesso, con una totale autonomia rispetto ai referenti governativi e politici, diventando di fatto delle forze a se stanti che non rispondono a nessuno se non alle proprie stesse logiche: già è difficile contenere queste ambizioni sempre presenti anche negli eserciti nazionali, figurarsi in entità che non devono di fatto rispondere a nessuno. Quindi se come pretesto per creare questi strumenti militari il cui utilizzo rimane incerto e ipotetico, si usa ancora una volta l’elitarismo antinazionale dei ricchi ( l’internazionalismo non ho proprio nulla a che vedere con questo) alla fine non si fa altro che procedere sulla strada della dissoluzione della democrazia. Che poi qualcuno come il povero Macron possa pensare di rafforzare il “modello europeo”, qualunque cosa s’intenda per questo, accatastando eserciti su eserciti, ha già davanti a sé la prospettiva di quelli che si armano contro i barbari non avendo compreso che i barbari sono proprio loro. Per di più si deve sopportare che questi organizzatori di armate o meglio ancora sarebbe dire di guardie pretoriane, lo facciano esibendo una triste parodia dei valori democratici.