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Ciò che dirai sarà usato contro di te

Lo avrete sentito mille volte al cinema ed è ormai quasi un archetipo: “Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà e sarà usata contro di te in tribunale. Hai diritto a un avvocato durante l’interrogatorio. Se non puoi permetterti un avvocato, te ne sarà assegnato uno d’ufficio”.  Per la verità nei doppiaggi italiani e di quasi tutte le lingue civili questa pappardella viene tradotta con la forma di cortesia, ossia con il Lei, che com’è noto è scomparsa dall’inglese intorno all’epoca elisabettiana, non come effetto di una particolare praticità anglosassone, ma come portato di un classismo ontologico visto che il Lei è sostituito dai titoli (tipo mister, (originariamente col significato di nobiluomo , sir, lord, madam, eccetera eccetera)  che una volta andavano solo ai signori.

Ma bando alle ciance e veniamo alla cultura di massa: la frase – chiamata Miranda Warning, dal nome del caso che a suo tempo l’originò –  rischiamo di sentirla più volte al giorno, vista l’importazione selvaggia di spazzatura americana, ma in realtà non viene pronunciata praticamente mai nelle operazioni di fermo o di arresto. L’obbligo di recitarla per rendere giuridicamente valide le ammissioni del catturato, vige soltanto se si fanno esplicite domande che non riguardano l’identità e gli altri dati anagrafici dell’individuo, ma non va nemmeno pronunciata in moltissimi casi che vanno dal fermo per reati stradali, alla flagranza di reato o in caso di emergenza pubblica che si può configurare praticamente sempre per non parlare poi dei casi di presunto terrorismo. Inoltre la domanda può essere sostituita da frasi assertive che stimolano la reazione dell’arrestato le quali sono perfettamente usabili legalmente. Per non farsi mancare nulla l’arrestato può anche firmare successivamente una rinuncia alla citazione dei propri diritti che di certo i poliziotti non faranno fatica a strappare.

Nonostante questo il Miranda warning è diventato una sorta di rosario e di  presidio dei diritti civili da fiction, tanto da essere usata anche nella produzione poliziesca di altri Paesi nonostante sia del tutto incongrua in altre legislazioni.  Qualche tentativo di imitazione della frase di rito c’è stata anche in Italia, dove l’imitazione dei padroni pare un dovere, mentre in Francia alcuni sceneggiati si sono presi la briga di spiegare che non ha senso nel contesto legale transalpino.

C’è da chiedersi allora perché questa ritualità così sia così presente nella narrazione e così assente dalla realtà:  forse perché si vuole enfatizzare il ruolo di diritti civili puramente formali e di fatto superflui, mentre poi i tribunali americani si comportano in maniera diametralmente opposta e lasciano agli agenti decidere quale sia il livello di intimidazione e di violenza da esercitare al momento di un arresto, di una cattura, di un fermo. Ed è questo il motivo per cui è difficilissimo condannare un agente per omicidio anche di fronte a una palese assenza di minaccia come accade circa un migliaio di volte l’anno: la vita dopotutto non sembra far far pare dei diritti civili.

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