I problemi creati dalla moneta unica stanno venendo al pettine e come scrivevo ieri (qui) la cosa è diventata tema di dibattito dovunque tranne che in Italia che è invece il Paese chiave della vicenda, quello con la più grande economia ingabbiata nelle panie dell’euro e della sue regole insensate. Ma ormai la classe dirigente del Bel Paese fatica a contenere il dibattito dopo che elezioni hanno emesso la loro sentenza e nel corso di una durissima campagna della stampa tedesca che cerca di dare all’Italia la colpa di un possibile disastro della moneta unica: nessun cliché, nemmeno il più trito e il più vieto, viene lasciato a casa in questa battaglia per ribaltare le responsabilità oggettive sia perché è impossibile documentare con i numeri le tesi che si vorrebbero dimostrare, sia per nascondere il fatto che sia proprio la Germania ad avere la tentazione di mettere in crisi la moneta unica dopo avervi lucrato per un ventennio, sia per scaricare il complesso di colpa di politiche e atteggiamenti che stanno portando alla dissoluzione morale della Ue e che comunque hanno avuto la Grecia come terreno di esperimento, come monito e come inconfessata vergogna.
Tuttavia queste teutoniche ciance che trovano la loro cruna dell’ago nel solito Der Spiegel, (mentre giornali più seri come Handelsblatt forniscono panorami opposti) servono agli euristi di casa nostra per trasferire le questioni dall’ambito strutturale a quello più futile e opaco delle diatribe folkloristiche, ma soprattutto per cogliere la palla al balzo ed ergersi ancora una volta a servitori dell’ordoliberismo: per esempio la possibilità di una via d’uscita ancora peggiore della moneta unica, vale a dire una moneta unica senza la Germania e forse qualche altro Paese forte, al posto di un ritorno alle divise nazionali. Sarebbe davvero la massima iattura possibile perché di fatto continuerebbero ad esserci i vincoli tra economie e interessi diversi e dunque le stesse limitazioni di prima che tanti vantaggi hanno portato alla razza padrona, ma in assenza di una moneta forte. Lo accenno perché alcune indiscrezioni farebbero pensare che questa sia la bella pensata di Trump che avrebbe già mandato in esplorazione i suoi per caldeggiare questa soluzione. Comunque sia è fin troppo evidente dal complesso del dibattito che la governance europea è nel più totale panico dopo il voto italiano, ma soprattutto dopo il fallimento del tentativo di evitare per via istituzionale la formazione di un un governo “populista” in uno dei Paesi fondatori dall’Unione, ancorché da tempo marginalizzato per volontà di una serie di governi incapaci o complici. Non è tanto che Di Maio e Salvini siano giganti che si ergono a difesa, fosse solo per loro che Dio ce ne scampi, è che le urne italiane hanno scelto al di fuori di una ristretta cerchia di prodotti politici consigliati dai mercati: per molti ottusi burocratici europei che infatti hanno poi esternato in questo senso, è una cosa inconcepibile e che merita una punizione.
Per questo sono saltati anche i tabù riguardo alla moneta unica visto che non è possibile gestirla all’interno di un sistema di democrazia sostanziale, dove gli elettori contano ancora qualcosa: può funzionare, naturalmente a tutela dei ricchi, soltanto se sono i mercati e non gli elettori a decidere. Sebbene ci siano state forti scosse telluriche negli ultimi tempi, le oligarchie continentali si illudevano di aver comunque un saldo controllo quanto meno sull’area euro prima che le vicende italiane facessero saltare queste certezze e mostrassero un orizzonte più complicato. Complicato soprattutto dal fatto che i ceti medi, si sono accorti che la costruzione europea e lo stesso integralismo neo liberista comporta costi reali molto superiori ai benefici immaginati e immaginari. Si potrebbe prendere ad esempio il fatto che dal 2000 ad oggi l’italia ha versato all’Unione 72 miliardi di euro in più rispetto a quelli ricevuti: una cifra che da sola avrebbe consentito di ricostruire le aree distrutte dai terremoti, di dare soldi alla scuola e alla sanità, di non aggredire le pensioni. Si tratta di una notazione banale e marginale rispetto al danno prodotto dai trattati, dalle politiche reazionarie a sostegno solo dell’offerta e dalle follie votate dai parlamenti di servizio come ad esempio l’obbligo al pareggio di bilancio, ma emblematica di un rapporto di sudditanza verso un potere verticale che rappresenta solo se stesso e di noncuranza verso i cittadini. L’euro può vivere solo dentro quest’acqua limacciosa, è questa la lezione che stiamo apprendendo.
Avviarsi all’uscita dall’euro tramite una maggiore socializzazione dell’economia mi sembra giusto, ma qui il tempo stringe.
Da un momento all’altro gli USA potrebbero rompere il giocattolo dell’UE che insieme alla NATO permette loro di gestire il continente oppure la bottegaia Germania potrebbe rifiutare di ridistribuire parte del tesoro accumulato negli anni, per suo merito certo, ma anche per corruzione e ignoranza dei nostri governanti.
Ammettiamo che nel giro di poche settimane l’Unione imploda; quali sarebbero le misure più urgenti da prendere per affrontare la tempesta?
Probabilmente la prima mossa dei politici nostrani sarebbe quella di mettersi sotto l’ombrello protettivo dello Zio Sam e dei suoi centri finanziari, che hanno già bloccato la speculazione tedesca sullo spread.
Ma basterà l’assistenza interessata della più grande potenza per metterci in salvo?
il pericolo che gli usa rompano il giocattolo europeo esiste, la ue, nasceva col piano marschall, questo dava finziamenti alle aziende specifiche di un paese, con l’obbligo di comprare i prodotti dei settori diversi dalle nazioni vicine coinvolte nel piano,
questo corrispondeva però a degli usa capaci di esportare, merci ma anche capitali veri, agli usa giovava avere una macro-area omogenea in cui esportare, e da unificare n funzione antisovietica
oggi gli usa non esportano quasi niente, meglio dividere tra loro i paesi europei, per fare con essi singoli accordi commerciali, il gigante usa tratta meglio con tanti piccoli nani
D’altra parte, in Germania ampi settori dell’establishment accarezzano l’idea di separarsi dai paesi eurodeboli (dopo averli spolpati), tanto le produzioni più labour intensive sono decentrate in polonia ed est europeo dove il costo del lavoro è piu basso che in italia o spagna, a questo punto un euro del nord piu forte darebbe alla Germania un reale vantaggio imperialistico nella contesa con gli stati uniti
E’ quindi da queste spinte diverse ma convergenti che viene il pericolo reale di una rottura della eurozona (come spiegato da andrea-z)
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Cosa dovrebbe o potrebbe fare l’italia nel caso di una simile rottura ? La preoccupazione di andrea-z mi sembra molto pertinente, in effetti gli italiani si sopravvalutano non poco quando pensano di poter gestire come propria libera scelta la fuoriuscita dall’euro o dalle ue, nonostante le iniziative che da parte italiana si possano prendere in autonomia, rischiamo comunque di venire movimentati in un gioco piu grande di noi
Tale gioco è lo scontro imperialistico tra usa e la ue a guida tedesca, uno scontro per ora sul piano dei rapporti economici e commerciali ma che in prospettiva potra essere addirittura militare
in questa prospettiva molte cose diventano piu chiare, ad es, l’attacco alla wolkswagen (multe per le emissioni non dichiarate), quando si sa che tutte le case automobilistiche fanno i test in condizioni che danno misurazioni sottodimensionate
ma anche la mancata firma del ttip, alla fine gli americani hanno avuto paura di essere invasi dalle merci tedesche (per quanto il trattato avrebbe avuto effetti negativi sulle masse popolari di entrambi i lati dell’atlantico)
soprattutto, si spiega l’ossessione tedesca per il pareggio di bilancio, che il simplicissimus ritiene dovuta ad idiozia ordoliberista, il pareggio di bilancio alla germania serve per essere indipendente da ogni condizionamento che possa venire da creditori esterni è l’obbiettivo finale è avere l’autonomia e l’indipendenza necessaria per entrare nella fase acuta del conflitto imperialistico con gli stati uniti
La merkel è per sua natura pavida ( o cosciente dei reali rapporti di forza), ma parte importante delll’establischment tedesco vorrebbe stabilire rapporti di integrazione con la russia, Le due nazioni sono complementari, alla russia servono impianti e tecnologie tedesche che la germania venderebbe con profitto. Le risorse naturali ed anche la forza militare e la proiezione geopolitica della russia sarebbero per berlino il valore aggiunto che darebbe ai tedeschi il primato mondiale, la germania sotto sotto sta aumentando le spese militari, nessuno ne parla ma la bundeswehr sta diventando per i tedeschi quasi come padre pio per le masse cattoliche italiane
A cascata, si chiariscono le sanzioni imposte dagli usa contro la russia, gli statunitensi sanno che contro una alleanza strategica germania russia non avrebbero chenches alcuna
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In effetti, la polemica contro l’euro ( io sarei per uscire ma a determinate condizioni), spesso si riduce alla semplice critica alle agenzie di rating, all’arrogenza tedesca, etc. Pochi si pongono un problema piu grande, ma all’ italia come conviene collocarsi in questo scontro geopolitico che cresce nella contraddizione usa eu a guida tedesca?
Si tratta in effetti della contraddizione vera ed ultima sotto l’apparenza variopinta, anche se essa si manifesta con estrema lentezza, definisce però lo scontro geopolitico del futuro
Andrea-z discute il problema di cosa si dovrebbe fare in caso di improvvisa rottura dell’ eurozona ( per le spinte convergenti dell’imperialismo usa – europa tedesca), io non sono in grado di dirlo, probabilmente verrebbe applicato il famoso piano b di Savona. Per ciò che ne ho letto mi è sembrato un piano per ripianare le difficoltà e salvare le aziende con un intervento pubblico rivolto a socializzare le perdite ed a privatizzare i profitti, rimettendo poi nelle mani dei privati la gestione dell’economia (in effetti un piano per scaricare le difficoltà sulle masse popolari)
oggi le classi dirigenti italiane vivacchiano senza un progetto strategico, inoltre ho la sensazione che in italia si sia con troppo anticipo persa la capacità di fare una analisi di classe e dell’imperialismo, le masse popolari non sanno imporre la questione di classe che pure costringerebbe la borghesia italiana a svegliarsi dal sonno ed a prendere di petto la prospettiva circa il futuro
la polemica semplicistica contro l’ euro (per me va abbandonato ma a determinate condizioni) ha fatto perdere di vista i problemi a 360 gradi, la borghesia italiana vivacchia e le masse popolari non
riescono a centrare il punto di vista di classe.
Probabilmente è anche che nessuna delle due parti ha intellettuali di riferimento, da parte popolare non è nata quella consapevolezza di classe che avrebbe potuto consentire già alcuni anni fa di mettere in cantiere una prospettiva di uscita dell’euro da sinistra
il capitalismo è un sistema economico, sociale e politico insieme
l’italia nonostante tutto è un paese fortemente esportatore, in europa secondo solo alla germania
immaginiamo una ristrutturazione del debito di dimensioni consistenti davvero, i paesi le cui elites sarebbero danneggiate (anche le elites italiane), non starebbero a guardare. Apporrebbero dazi, saremmo fortemente penalizzati anche se per questa altra via, ritorsioni analoghe da parte nostra sarebbero perdenti, esportiamo piu di quanto importiamo.
I rapporti di forza sono questi, e noi non possiamo imporci come fossimo gli usa o non so che, inutile pensare di tornare ad una economia chiusa, chiuderebbero moite delle nostre fabbriche esportatrici
Dazi, altri dazi, cosi si arriva in breve alle guerre commerciali (il buon capitalismo produttivo tanto caro al simplicissimus)
Allora, bisogna senza dubbio uscire dall’euro, entro certi limiti ristrutturare il debito, ma è altrettanto importante il come si esce dall’euro
Ovvero, l’uscita dovrebbe andare nel senso di una maggiore socializzazione dell’economia, quella per evitare la quale, stante la crisi iniziata negli anni 70 ( stagflazione), le elites si inventarono il ritorno al capitalismo neoliberista che massacra le masse popolari.
solo così si potrebbero reggere le maggiori difficoltà di finanziamento stante di nuovo la lira ( con l’euro ti finanzi a tassi migliori, anche se alla lunga è un suicidio), le difficoltà derivanti dalla dinamica di scontro commerciale,
Pensare che si esce dall’euro e basta questo per far essere tutto bello e facile è una utopia reazionaria, che porterebbe a scaricare sulle masse popolari tutte le difficoltà di questo cambiamento
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In fondo, i ragionamenti del simplicissimus sono l’immagine rovesciata dell’inganno neoliberista, il neoliberismo è stata la via di uscita dalla crisi degli anni 70 la quale poteva essere risolta anche avanzando verso una maggiore socializzazione dell’economia, ci fecero credere che quest’ultima opzione fosse fallimentare, è partì il neoliberismo foriero di attacchi alle nostre condizioni di vita
Tornare alla lira senza una via di uscita dalleuro che sia anche di classe, significa l’inganno di far ricadere le difficoltà di questo passaggio di nuovo ed ancora sulle masse popolari
sembra proprio che il simplicissimus voglia censurare la natura di scontro di classe sottesa alla pur giusta fuoriuscita dall’euro, infatti continua a legittimare il sovranismo a guida borghese con l’egoismo economico della germania, di questo o quello, ma non si interroga sulla natura tutta rivolta al vantaggio delle classi dominanti di tale sovranismo,
Per altro spacciando il duo di maio salvini come qualcosa di spaventevole per le elites mondializzate ((anche italiane), quando i due hanno accettato l’euro ed i suoi vincoli come i bravi bambini accettano a scuola la ramanzina degli adulti. Sorge quindi la domanda, ma sto simplicissimus ci è o ci fa ?
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Intanto il duo dell’apocalisse ha preannunziato che la flat tax sarà applicata solo alle aziende ( alle famiglie no), quindi senza subordinare gli sgravi fiscali agli investimenti produttivi, alla fusione delle piccole aziende in unità piu grandi capaci di economie di scala. Con tali economie poi cresce pure l’ occupazione, senza di queste i piccoli imprenditori chiudono comunque. Le economie di scala consentono un vantaggio nell’export non inferiore a quello che darebbe un tasso di cambio piu favorevole di quello attualmente possibile con l’euro.
Molti non capiscono che lo svantaggio dell’euro è nel tasso di cambio, un australiano prima di comprare una merce italiana deve comprare gli euro (moneta forte). Se dovesse comprare al suo posto le lire (moneta debole) risparmierebbe sul tasso di cambio, solo per questo con la lira esporteremmo meglio
Le imprese tedesche sono molto piu grandi delle nostre, la loro maggiore produttività grazie alle economie di scala (prezzi piu bassi) compensa il peso dell’alto tasso di cambio dell’euro, un vantaggio che le piccole imprese italiane non hanno
Il simplicissimus lascia credere surrettiziamente che non solo per il tasso di cambio, ma per l’intero costo di una merce, la lira costituirebbe un vantaggio per i compratori esteri (piu export). A parte il tasso di cambio, un pettine italiano fatto da una piccola impresa arretrata tecnologicamente costa ad es 6000 lire, piu di quanto costa il pettine tedesco fatto da azienda piu grande e tecnologica per quanto il suo costo possa essere in euro, ad es 1 solo euro
E chiaro che la polemica anti euro, non accompagnata da un punto di vista di classe, è solo un arma da un lato spuntata, rispetto alla moneta unica (salvini e dimaio la hanno rimangiata), Dall’altro solleva le classi dirigenti italiane dalla modernizzazione produttiva, il che implica la surroga di livelli sempre piu accaniti di sfruttamento della forza lavoro e di azzeramento dello stato sociale.
Talvolta il simplicissimus lascia intendere che la quadratura del cerchio possa venire da una banca centrale statale che stampa denaro,
In realtà non si puo farlo a piacimento, il denaro corrisponde al valore realmente prodotto nella societa, beni, servizi etc, se si stampa piu denaro esso si svaluta , E’ vero anche il contrario, se si stampa meno denaro esso si apprezza, un sottomultiplo varrà quanto l’unità di misura , aumentando di fatto il denaro circolante,( fanno eccezione solo gli usa grazie alla rendita del signoraggio)
Ergo, stampare denaro per risolvere i problemi dell’approvigionamento riguardo il fabbisogno economico dello stato, non è possibile, se non in misura limitata e per breve tempo, ma l’italia ha bisogno di quantità enormi di denaro anche per la spesa corrente, il gettito fiscale non basta
Usciti dall’euro, viene meno il vantaggio di potersi finanziare sui mercati mondiali a tassi più bassi che con la lira, vecchia o nuova che sia ( inutile negare qualche vantaggio dato dall’euro, pur nel complesso negativo per noi),
Di nuovo l’uscita dall’euro per non trasdursi in una ulteriore sforbiciata a welfare, salari date le difficoltà di finanziamento con la nuova lira., deve necessariamente avvenire da sinistra, ad es una forte patrimoniale sostitutiva del finanziamento a debito, al fondo c’e la questione di CLASSE