88_i-falsi-opposti-per-evitare-di-capire-chi-sono-i-burattini-e-chi-tira-le-fila-e1514770008781Questo pazzo, pazzo, pazzo spread. Ma soprattutto il cinismo senza fondo dei suoi auto nominati padroni che ne fanno un’arma acuminata contro la democrazia e la libera espressione politica. Inviterei tutti gli inutili e chiassosi cialtroni, i troll della mutua e i clientes della politica che si stracciano le vesti per la tempesta che si è addensata sul capo di Mattarella, a lasciar perdere il ridicolo bon ton barattato col rispetto della Costituzione e a risolvere invece questo enigma che è al cuore della questione: come mai quando il presidente ha fatto saltare un possibile governo gialloverde mettendo un veto anticostituzionale su Savona e ha chiamato Cottarelli a provare la formazione di un esecutivo, lo spread è balzato a 300 punti, mentre è sceso a 270 quando si è prospettato un governo Salvini o elezioni anticipate a luglio?

Questo è del tutto contrario alla logica politica che l’informazione del potere attribuisce allo spread, quasi che questo letale coltello venisse impugnato per la lama e non per il manico. Questa contraddizione non stupisce di certo in un mondo nel quale la notizia ufficiale, giunta dall’ospedale di Salisbury secondo cui Skripal e la figlia sono stati curati per overdose di oppiacei e non per fantomatici gas nervini, non provoca alcuna indignazione. Tuttavia nel caso dello spread non siamo di fronte a un sublime mistero delle Ya Ya Sister, semplicemente perché il suo livello è sostanzialmente determinato dagli acquisti della Bce o al massimo di alcuni speculatori in sintonia con i suoi obiettivi ed è proprio questo  che rivela come la faccenda del differenziale sui titoli di stato tedeschi non sia altro che un gioco al massacro delle oligarchie europee appoggiato da un contesto informativo che fa credere come  il suo aumento o diminuzione sia una questione di effetto immediato, mentre semmai è a lungo periodo e peraltro non così automatico, importante o drammatico mentre avrebbe pochissimi effetti sui singoli risparmiatori. Se per esempio lo spread arrivasse a 500 punti pagheremmo al massimo il 2,2 in più rispetto ad oggi sul capitale per i titoli emessi dopo l’aumento e di fatto un’inezia rispetto agli interessi sul totale del debito pubblico. Anche così non è pochissimo, ma di certo facilmente ammortizzabile da una crescita reale dell’economia perfettamente ipotizzabile una volta spezzate le catene dei diktat economico – politici dell’unione.

Comunque è  facile  vedere come sia stata organizzata la resistenza contro un governo “populista” o un esecutivo meno disponibile, almeno a parole, a stendersi come un tappetino rosso di fronte a Bruxelles, l’antica Borsella che mi sembra un nome molto più calzante. In vista dell’appuntamento alle urne la Banca centrale aveva dato avvio a un massiccio acquisto di titoli , di molto superiore alla media degli ultimi due anni e del tutto anomalo, per tenere comunque lo spread a un livello basso ed evitare che qualche incertezza dei mercati in riferimento ai possibili risultati delle elezioni italiane, potesse creare problemi ai partiti di governo dello Stivale e per risonanza all’intero edificio europeo.  Questo livello di acquisti è stato sostanzialmente mantenuto fino a quando sono state in ballo le varie ipotesi su un fantomatico governo della destra o le trattative per un Cinque Stelle – Pd, poi alla fine di aprile quando è apparso sempre più chiaro che queste ipotesi erano impercorribili e si è affacciato all’orizzonte il concreto tentativo di alleanza tra pentastellati e Lega, ovvero dei populisti. il valore di acquisti settimanali è calato rapidamente per arrivare quasi a dimezzarsi da poco meno di 6  a 3,5 miliardiECB_TAPER2-1 settimanali  quando Mattarella ha avuto bisogno dello spread per giustificare il suo golpetto. L’anomalia è perfettamente visibile  nel grafico della Deutsche Bank qui a fianco con la linea rossa che mostra i livelli medi di acquisto titoli da parte della Bce da 2016 ad oggi. Magari Draghi direbbe che sono solo coincidenze.

In realtà le banche europee hanno ancora in corpo troppi titoli italiani per azzardarsi a creare una crisi vera tanto più che abbiamo una bilancia commerciale in attivo: la Bce ha solo lanciato un avviso secondo gli stessi criteri che furono usati nel 2011 sperando che questo basti a ristabilire l’ordine, ma anche dando un chiaro avvertimento su quello che potrebbe succedere se si desse retta agli elettori: ovvero il commissariamento del Paese e la sua riduzione a Grecia. Questa volta però le cose sono un po’ diverse dal 2011: la costellazione del potere è cambiata, non c’è più Hollande il traditore e al suo posto si trova il demi banchiere Macron che si è molto avvicinato a Trump a cui la Germania non sta troppo simpatica, la Gran Bretagna è uscita dall’unione, Obama è stato sconfitto, la Merkel è molto meno forte di prima ed è comunque all’ultimo mandato, c’è stata la questione della Catalogna, il mondo è divenuto più policentrico anche dal punto di vista della finanza, ci sono altre bolle pronte ad esplodere a Wall street e forse qualcuno a Parigi o magari anche a Madrid comincia a rendersi conto che spezzare le reni all’Italia non è poi un buon affare per le contrattazioni con Berlino. In poche parole tutto ciò che è accaduto nelle ultime due settimane è a doppio taglio perché invece di far rassegnare l’italiani potrebbe invece far cadere definitivamente il velo sull’Europa e il reale carattere della sua governance affidata all’estremismo finanziario. Diciamo che l’operato di Mattarella così goffo da creare una crisi istituzionale per innescare una crisi politica e far vincere gli sconfitti, ha fatto in un certo senso la differenza: la ripulsa di certi metodi e il loro evidente significato, comincia quasi a pareggiare le paure. Ma del resto la rinuncia del presidente anche ai camuffamenti in cui è stato maestro Napolitano è già di per sé un forte segnale di squilibro e di crisi della governance continentale che ha tutte le redini in mano, ma sta perdendo il cavallo.