testatina curiositàSi crede che la scienza debba dar conto solo alla natura delle sue verità e che la scelta di mettere alla prova una ipotesi rispetto ad un’altra o di considerare una teoria più “consistente” rispetto a un’altra derivi solo da una scelta fra dati e criteri di ricerca fra dati, tanto per farla semplice, senza ingaggiare le sottigliezze della filosofia della scienza.  Questo almeno è quanto generalmente pensano di sé gli scienziati o comunque quanto amano pensare. Ci sono in realtà condizionamenti molto pesanti in fatto di visibilità, forza delle varie scuole di pensiero, finanziamenti, carriera, fedeltà che operano dietro le quinte dell’impresa scientifica in quanto tale, ma soprattutto c’è il fatto che gli scienziati operano dentro la società e senza nemmeno accorgersene fanno parte di un sistema di idee, di convinzioni, di metafore che li agita con moti browniani. Per esempio Keplero fu il primo astronomo a dar credito alla rivoluzione di Copernico, perché questa sistemazione era più funzionale agli esoterici culti solari in cui era coinvolto tanto da difendere in tribunale la madre accusata di stregoneria. Ma c’è un caso molto più attuale ed è la teoria del Big Bang vera teogonia contemporanea: molti pensano che l’idea di un universo in espansione  sia stata formulata sulla base delle osservazioni e della relatività generale dagli astronomi americani Edwin Hubble ed Henrietta Leawitt,  mentre in realtà il primo a formulare in maniera esplicita e dettagliata questa ipotesi è stato un giovane gesuita belga dedicatosi agli studi di fisica, George Lemaitre in un  saggio intitolato l’ipotesi dell’atomo primigenio. Ora quanto può aver pesato il fatto che un universo creatosi in un fiat con una grande esplosione sia decisamente più affine alla creazione come la immagina la Bibbia rispetto a un universo cosiddetto stazionario? E’ quanto si deve a questa idea inculcata praticamente a tutti bambini la fortuna di tale ipotesi con la relativa interpretazione e sistemazione delle conoscenze? Credo parecchio se è vero che papa Pio XII in un discorso pubblico del 22 novembre 1951 dichiarò che la teoria del Big Bang confermava il racconto della Genesi. Fu lo stesso Lemaitre a convincere il consigliere scientifico del pontefice a non insistere su analogie troppo stringenti, ben sapendo che all’atto della creazione dell’universo poteva seguire una contrazione e morte e una successiva riesplosione in un cliclo infinito così poco digeribile per la teologia cattolica e per lo stesso Lemaitre che in effetti pensava a una sola esplosione creativa e una successiva vita eterna dell’universo stesso. Per non parlare della possibilità di più universi. Tuttavia l’idea della creazione e della circolarità dell’essere, di una vita e di una morte così simili alla traiettoria umana rimane comunque potentissimo. E non ci sarebbe da stupirsi se di fronte alla possibilità di un tutto che fatalmente decade in un’ entropia senza resurrezione alcuni fenomeni vengano spiegati creando nuove entità e forze ( vedi materia ed energia oscura) che pur rimanendo leali ai modelli standard della fisica, siano contemporaneamente in grado di evitare uno smacco della teogonia e garantire abbastanza massa per  avere un universo ciclico fatto di Big Bang espansivi e successive fasi di contrazione.