colpo-spugnaFrancamente il governo M5S – Lega non mi convinceva affatto, per molti motivi, ma soprattutto perché ritenevo non avesse la forza di contestare nemmeno marginalmente il feroce paradigma finanziario imposto a suo tempo per ottemperare ai dogmi del neo liberismo cosmopolita, però anche funzionale – e lo si è visto benissimo – ad alcuni interessi nazionali, nascosti sotto il manto europeista. Tuttavia un esecutivo giallo verde era anche l’unico realmente praticabile una volta svanite le prospettive di nuove elezioni in tempi rapidi, anche se questa alleanza appariva e appare debole per le contraddizioni che la attraversano.  Sono tuttora convinto che alla fine si farà poco o nulla e che le frizioni fra le due forze uscite vincitrici dalle urne sono troppo grandi, tuttavia a dare un senso a un governo giallo verde ci hanno paradossalmente pensato i loro avversari: non appena si è diffuso un documento sul quale poteva essere trovato un accordo è partita una scomposta campagna da parte di Bruxelles che ricorda come infallibilmente  il debito dovrà scendere di 2,8 punti percentuali di Pil e il deficit per lo 0,6% del prodotto interno lordo per proseguire poi sulla grande stampa reazionaria e sull’informazione pennivendolara.

Ciò che ha scatenato la bagarre e che ha indotto la razza padrona a rispolverare i metodi del terrore finanziario via spread in modo da impaurire la popolazione e arrivando perfino a chiedere la bancarotta del  Paese, è stata la richiesta alla Bce, contenuta nel documento, di cancellare i 250 miliardi di titoli di Stato che l’istituto di Francoforte avrà in pancia alla fine del quantitative easing. Apriti cielo, è stato aperto il fuoco ad alzo zero contro i civili inermi: inermi perché non sanno che l’oscena proposta, oggi bombardata dall’establishment italiota ed europide  è in realtà pienamente legittima, anzi quando essa fu avanzata dai tecnici svizzeri  della Pictet Asset Management per quanto riguarda il Giappone, notoriamente assai più indebitato di noi, venne giudicata dal Sole 24 ore come una “scelta innovativa”.

Ma la gente è inerme anche perché, abituata sin dall’infanzia a considerare l’economia come una scienza sacrale e confondendola con la ragioneria ossia l’aritmetica del far di conto, non immagina nemmeno che le regole europee sui bilanci e sul debito non hanno alcun senso, non derivano da alcuna necessità e tanto meno da presunte leggi economiche, ma sono una scelta politica lucidamente attuata per far sì che gli stati fossero costretti a tagliare drasticamente le tutele e il welfare e dunque mettere in crisi la democrazia per approdare a una sorta di oligarchia aziendalistica. Sapendo questo non stupirà che fior di economisti, persino di parte neo lberista, tra cui Paul De Grauwe, considerato fra le massime autorità mondiali in fatto di politica monetaria, ritengono e non da ieri un fatto abbastanza ovvio che i normali criteri di solvibilità di una qualsiasi banca o impresa privata non abbiano alcun senso quando si parla di banche centrali. E questo per il semplice motivo che   “una banca centrale può emettere tutta la moneta che vuole e che gli serve per ripagare i suoi creditori”. I quali ultimi non sono altro che i detentori della moneta che essa crea e di cui ha il monopolio. Del resto è noto che la Federal reserve non paga gli interessi sui titoli di stato che incamera in cambio della fabbricazione di moneta. Per chi è interessato ai particolari tecnici può leggere il testo integrale di questo articolo di De Grauwe.

Certo la Bce non è la banca centrale di un solo stato, ma di più stati con interessi, economie, fiscalità diverse ed è anche per questo che l’euro è una iattura, ma in ogni caso diventa evidente che i nemici di un governo giallo verde sono i criminali politici che hanno impoverito e umiliato il lavoro, la scuola, la sanità, hanno favorito la caduta dei salari e la precarietà, decapitato il welfare. Visto lo stato pietoso in cui versa la politica il valore di un governo o di un’alleanza si misura essenzialmente su quello dei suoi nemici: pensiamo soltanto al credito ottenuto dalla cosiddetta sinistra al tempo di Berlusconi, non in virtù di ciò che intendeva fare, ma dell’opposizione al  cavaliere e alle sue degenerazioni personali, ma una volta sgombrato il campo dal cenatore di Arcore è stato subito Monti e infine Renzi.

Una cosa è evidente fin da questi giorni:  che le oligarchie stanno preparando un’operazione a mezza strada fra quella Monti e quella Tsipras a seconda che Mattarella, l’alias di Napolitano, riesca o meno ad evitare questa stilettata alla razza padrona già da subito o solo in seconda istanza. Ma anche se è probabile che un governo giallo verde possa fallire e immergersi in una di quelle spirali carsiche che conosciamo fin troppo bene, noi non possiamo più fare a meno di scegliere da che parte stare, non possiamo più traccheggiare con scuse, alibi, riflessi pavloviani, perché già questa è una scelta intrinsecamente a favore di una società diseguale. Ben venga che nel tempo subentrino altri e diversi soggetti politici, anche se per ora non si vede in giro nient’altro che si discosti dalle ben conosciute sinistrerie che nascondono l’incapacità di fare una scelta di campo anche sull’asse alto – basso, di avere una visione complessiva coerente al XXI° secolo, immillando e mettendo sullo stesso piano fatti fondamentali, chincaglierie e ribaltamenti di cause ed effetti per levitare sempre in un punto zero.