image (1)Non ci si può credere, ma dai recessi di quell’ intellghenzia prebendaria, organica al potere anche se con qualche libertà di mugugno e libertà d’uscita il giovedì pomeriggio, si leva alto e improvviso il grido di dolore per l’ipotesi di un governo M5S – Lega considerato come abominevole e innaturale. La cosa è curiosa, persino grottesca dal momento che la corale esecrazione viene proprio da quelli che con i pentastellati hanno flirtato non poco in un’ambigua relazione a distanza e che evidentemente speravano che alla fine avrebbe prevalso l’idea di un’alleanza con quel noto partito della sinistra e del progresso sociale che si chiama Pd.

Chi legge questo blog sa come consideri marginale la composizione di un esecutivo che, in mancanza di una clamorosa ribellione, dovrebbe comunque dare attuazione ai diktat che vengono da Bruxelles, dalle banche e dall’Fmi, procedere a nuovi massacri sociali e sarebbe perciò in ogni caso reazionario e di destra da qualunque parte lo si volesse guardare: i temi e gli assi della politica, non passano più per le semplicistiche e peraltro fuorvianti coordinate segnate sulle carte ingiallite. Ma è davvero paradossale che si consideri in qualche modo più naturale un governo col Pd che è stato da sempre il vero nemico del Movimento 5 stelle ( e viceversa ovviamente), tanto che la tensione tra democratici e grillini, ovvero i populisti, è stato l’asse politico del discorso pubblico italiano fin dalle elezioni del 2013.

Si dirà perché un accordo con la Lega significa rinnovare l’impunità a Berlusconi peraltro riabilitato proprio oggi con un meccanismo che somiglia all’orologeria svizzera:  ma visto che il Pd e le sue incarnazioni precedenti non hanno torto nemmeno un capello disegnato al Cavaliere per quasi trent’anni, man mano che si passava dal Prodi uno, a D’Alema, a Prodi due. al Letta Letta e a Renzi, l’argomento parrebbe privo di senso visto che invece proprio il renzismo premerebbe per non toccare il divo Silvio. Ma vi immaginate solo per un attimo il nipotino di Rignano, Gentiloni o la sorosiana Bonino che impongono a Di Maio la fine del conflitto di interessi? Anzi a dirla tutta proprio la Lega una volta superato il consensus di Arcore e arrivata nella stanza dei bottoni potrebbe pensare di liberarsi in qualche modo del padre padrone mummificato per ereditarne il malloppo. E’ davvero difficile andare a scovare un non problema all’altezza di questo. Senza dire che il Pd è stato il più fedele esecutore delle volontà della troika, ovvero di qualcosa che almeno sulla carta il M5S dovrebbe rifiutare. Certo poi Di Maio non farà nulla di effettivo per arginare il potere delle oligarchie, non ne ha la forza e probabilmente nemmeno le intenzioni, ma dire che il connubio tra pentastellati e Pd sarebbe quello naturale è davvero un’amputazione del mondo reale- Tanto più che gli avversari già si affrettano a chiamare in campo l’Europa per far fallire il tentativo.

Si tratta di cose così evidenti che l’equivoco ha bisogno di altre e di più nascoste ragioni: per esempio l’istinto connaturato al gattopardismo che mentre si compiace di volere grandi cambiamenti invoca poi la palla al piede del conosciuto e del praticato che spesso è anche lo sponsor delle rendite di posizione. Il tutto si svolge in un ambiente pubblico politicamente e culturalmente degradato nel quale il pensiero è ridotto a tifo e basso istinto, la realtà a infingimento e la volgare la clientela a  criterio di verità, mentre  l’insignificanza argomentativa diventa il metodo di giudizio e la ragion sufficiente dell’assertività. Al punto che una numerosa schiera di animule belle oltre ovviamente ai quaquaraqua di sempre, sembra fortemente impaurita dalla mancanza di quei presidi di intelligenza, competenza, onestà di Renzi, dei suoi compari, dei suoi zii politici, dei suoi sponsor: ovvero manette, ruspe, liberismo, umiliazione del lavoro, impoverimento e chiacchiere senza fine per turlupinare il cittadino.

La difficoltà della creazione di un esecutivo nasceva proprio da questa incompatibilità che ora si vuole disconoscere forse perché è incompatibile con un vigoroso istinto conservatore, ancorché ben dissimulato:  basti pensare che tra i biasimatori  di un possibile governo M5S – Lega e gli assertori del M5S – Pd figura anche quel sociologo da televisione e da costiera amalfitana che suggeriva di lavorare gratis, lavorare tutti per fare la guerra al neo liberismo e che invece ora teme “la destra”. Ma davvero?