Ponzio_PilatoComincio a pensare di averci visto giusto, nonostante il fatto di essere stato praticamente isolato su questo: la melina politica del dopo elezioni pareva decisamente esagerata anche rispetto a un quadro politico complicato dalla vittoria di forze in gran parte estranee all’establishment di comando del Paese, quasi che nessuno volesse davvero prendersi la responsabilità di governare. E infatti adesso si è arrivati alle soglie del famoso governo di garanzia che serve a due cose: a fare una nuova legge elettorale, ma soprattutto ad ubbidire ai pesantissimi diktat di Bruxelles senza che nessuna forza politica si prenda la responsabilità di firmare nuovi massacri sociali e men che meno quella di resistere ai ricatti finanziari che già vengono lanciati. La morale della favola in cui gli italiani si illudevano di cambiare qualcosa è chiarita in modo inequivocabile dal contemporaneo ultimatum di Mattarella che scade domani e dalle parole di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari il quale ha detto che “gli sforzi strutturali fatti dall’Italia per il 2018 sono pari a zero, questi sono fatti che emergono dalle nostre previsioni e possiamo anche trarne delle conclusioni in termini di sorveglianza dei conti ma non è una lezione da trarre oggi, ne parleremo nel pacchetto di primavera del 23 maggio”. La commissione da parte sua ha aggiunto un avviso di tipo mafioso: “L’incertezza sulle politiche è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e intaccare il sentimento economico e i premi di rischio”. Ossia occhio che se pensate di ribellarvi ricomincia il balletto dello spread.

Questo pacchetto di primavera è in realtà un vero pacco che costringerà il Pese a trovare 30 miliardi in due anni per stare dentro le regole europee, il che significa impennate delle accise, crescita della pressione fiscale, tagli selvaggi a scuola, sanità, pensioni  e con tutta probabilità aumento dell’Iva che è già incluso nelle clausole di garanzia imposte dalla Ue: se anche fosse vera la leggenda di una ripresa disperatamente sbandierata in campagna elettorale e che comunque è la più bassa del continente non si sa se in termini reali, o grazie a una minor disponibilità manipolatoria dell’Istat, questi provvedimenti ne sarebbero comunque la tomba e aprirebbero la strada verso una più ripida discesa all’inferno. E’ evidente che a nessuna delle forze in campo conveniva sbattersi per fare che un governo che poi avrebbe dovuto presentarsi agli italiani con questo bel biglietto da visita oppure premere per elezioni anticipate in tempo brevissimo che avrebbero prodotto lo stesso problema: tutti insieme appassionatamente hanno scelto la strada di Ponzio Pilato, ovvero quella di lasciare che fosse un governo di emergenza, di scopo, di garanzia, di tregua o come altrimenti vogliamo chiamarlo a fare il lavoro sporco, per poi ripresentarsi agli elettori o come “responsabili” indignati del fatto che la batosta sia arrivata proprio perché il M5S non ha voluto fare il governo o come opposizione.

Una intervista di Grillo a un giornale francese sembra anticipare tutti su questa strada, visto che dopo tempo immemorabile il leader pentastellato rispolvera il referendum sull’euro totalmente abbandonato da oltre un anno e comunque assente dalla campagna elettorale. Del resto a questo punto per salvare capra e cavoli, basta sacrificare lo scalpo di Maio colpevole di aver messo in crisi il Movimento con l’idea di un’alleanza con il Pd e far ritornare in prima fila i duri e puri, magari rilanciando un Di Battista che si è tenuto sempre nelle retrovie non mancando però di sparare su tutto e tutti.

La verità è che la liberazione dalle oligarchie e dalla dittatura del mercato qui in Italia, come nel resto del continente non sembra più passare attraverso parlamenti asserviti o comunque non in più grado di rappresentare alcunché se non delle logiche autistiche, ma attraverso l’ammutinamento generale o quella che qualcuno comincia a chiamare con qualche esagerazione, ma non senza ragioni, la guerra civile europea. Si affermeranno man mano nuovi paradigmi di lotta e di resistenza ben lontani sia dalle ciaspolate della “sinistra bene” che dall’illusione di poter opporsi solo attraverso strumenti di delega cartacei o digitali che siano, ma senza un’attiva partecipazione personale. In Francia vediamo le prime fiammate, in Italia le ultime disillusioni.