Boris_640x250Avremo un governo Di Maio appoggiato dalla Lega e con la non ostilità di Berlusconi? O invece un governo della destra con l’appoggio di profughi piddini?  O una formazione Pd – Cinquestelle?  O un governo di salute pubblica? Non so quanto possa appassionare questa riffa che alla fine avrà come sbocco inevitabile mettere in esecuzione le demenzialità alla greca che ci ordinano l’Europa, il Fondo monetario internazionale, la Nato e Berlino visto che nessuno dei partiti e dei movimenti che fanno parte di questa scacchiera, sia vincitori che vinti ha rifiutato i diktat, già pronti e annunciati, pur avendo programmi irrealizzabili nel loro contesto. Qualunque governo, compreso un esecutivo di scopo messo in piedi giusto per gli affari  correnti e per produrre una legge elettorale, non nascerà con le facoltà proprie e fondamentali di indirizzo, ma sarà solo un esecutore: la batracomiomachia di parlamentari e di clientes riguarda principalmente gli assetti di potere interni e lo ius primae tangentis. Potrà anche sembrare un po’ tranchant, ma alla fine o si hanno prospettive di alternativa da portare fino in fondo e non da enunciare e basta oppure non rimane che fare la cresta: purtroppo la sensazione è che il colpo dato dall’Italia alla netiquette eurista con le ultime elezioni, si sia già ampiamente esaurito.

Il tutto potrebbe essere spiegato con una metafora incentrata sull’indimenticabile figura di Renè Ferretti, regista di Boris che si illude di poter fare finalmente un film decente uscendo dai cliché televisivi  di bassa lega, ma via via si accorge che i padroni del vapore non vogliono qualità né impegno, che per questo obiettivo mancano i soldi e l’interesse generale: così il lungometraggio per raccontare il libro La Casta diventa prima un’ “impepata di cozze” come dicono gli sceneggiatori, ossia qualcosa di generico e solo vagamente allusivo per poi approdare a un cinepanettone tra i più volgari immaginabili, dal titolo Natale con la Casta che, tra peti e tette finisce con un reboante ” e sti cazzi”. La platea si scompiscia, mentre il regista che voleva fare furore con un’opera incisiva e memorabile, sprofonda nell’angoscia.

Vorrei proprio sbagliarmi ma mi sa proprio che tutti noi faremo la fine di Ferretti e senza nemmeno la consolazione del pesce rosso anche se qui c’è solo da piangere e se i cittadini italiani e quelli europei saranno chiamati a sorreggere la massa enorme di liquidità puramente nominale creata in questi anni  da finanza e  borse affinché il giro di giostra dei super ricchi e dei potenti possa continuare senza gli spiacevoli crolli di cui già si sentono in maniera allarmante gli scricchiolii. Almeno questo è quanto fa capire il Fondo monetario nei suoi consigli per l’Italia ed è la sostanza delle considerazioni di Bruxelles – Berlino che imporranno drastici tagli di spesa per recuperare 30 miliardi in due anni suggerendo magari di aumentare comunque Iva e accise come sostengono gli uomini attorno alla Bundesbank, Sebbene negli ultimi due mesi prese di posizione, sedicenti studi, analisi e quant’altro si siano moltiplicati per fare ancora pressione, offrendo però sempre la stessa ricetta ottusa e fallimentare, queste linee erano conosciute sin dalla fine scorso anno, benché in campagna elettorale non se ne sia parlato affatto e ormai non si può nemmeno fare riferimento alle sedicenti “riforme” di riequilibrio suggerite da un Macron pressato dalle lotte sindacali, ma immediatamente stoppate dalla Germania e dagli stessi banchieri che gli hanno regalato l’Eliseo  Perciò è più probabile che  disoccupati, precari, lavoratori e risparmiatori saranno chiamati a dare un reddito di sussistenza allo Stato piuttosto che viceversa. E insomma partiti per cambiare qualcosa dentro queste dinamiche di massacro progressivo, intenzionati a produrre un film finalmente diversi da quelli offertici negli ultimi vent’anni più o meno dagli stessi autori, rischiamo di ritrovarci dentro la medesima produzione e dentro le stesse logiche.