Juncker-Merkel-MayDa tempo i ricercatori in neuroscienza (specie in Gran Bretagna) hanno scoperto e stanno studiando un fenomeno che è venuto alla luce dalle scansioni di risonanza magnetica funzionale effettuate su gruppi di persone: quando le nostre opinioni o convinzioni non rientrano in quelle percepite dal gruppo il cervello si riattiva e si riorganizza per adattarsi all’ “ambiente”.  In un certo senso è la scoperta dell’acqua calda, ma non bisogna sottovalutare l’efficacia del quantificare e nello specificare le strutture del conformismo e del comportamento di branco e/o di gregge, perché in questo modo si può mettere a punto una comunicazione capace di modellare le menti che dev’essere quanto più efficace, quanto più è lontana dal vero e quanto più nasconde i propri veri obiettivi.

Dando per scontato che la tecnica di base di queste operazioni è la reiterazione, un sistema le cui origini arcaiche si conservano quasi intatte in certe pratiche religiose, trasporre tutto questo alla comunicazione non interpersonale e su temi astratti  come possono essere l’economia o anche eventi più concreti, ma completamente al di fuori dell’esperienza personale come,  ad esempio, un attentato, richiede una programmazione specifica e una serie di precondizioni che possano ammortizzare e mettere in secondo le assurdità di una narrazione. Se ci raccontassero, tanto per dirne una,  che il presidente della repubblica pontevedrina ha tentato di assassinare con un oggetto di artigianato tipico, un suo ex agente segreto, ormai anziano, rimasto incarcerato per 15 anni nelle prigioni del Pontevedra, poi liberato e sistematosi ormai da dieci anni nel Paese per il quale aveva lavorato,  non ci crederemmo, anzi i più penserebbero che si tratta di una trama bislacca, del tutto insensata e non degna di pubblicazione.

In realtà anche se sostituissimo la gloriosa repubblica di Pontevedra con qualsiasi altro Paese al mondo realmente esistente, la cosa non starebbe in piedi perché non abbiamo un movente e il colpevole usa un mezzo di dubbia efficacia nel contesto specifico che oltretutto porta la sua firma. Insomma la pensata di una povera Christie. Ma qui entrano in ballo le precondizioni che nel caso del fallito attentato all’ex spia Skripal con gas nervino sono di tre ordini.

  • I gas sono visti da oltre un secolo visto come un’arma proibita e anche se è a stata usata da tutti i contendenti durante la prima guerra mondiale, la storia dei vincitori ne attribuisce l’uso alla sola parte avversa. Dunque essa è nei recessi della mente l’arma per eccellenza di un oscuro nemico e non a caso è stata usata sotto falsa bandiera per tentare di provocare e giustificare un intervento diretto della Nato in Siria.
  • Per oltre 70 anni il nemico della casta di comando occidentale è stata l’Urss, grosso modo sovrapponibile alla Russia, in quanto protagonista di un esperimento politico in antitesi col capitalismo e dunque rappresentata come l’impero del male.
  • Putin, sebbene la governance russa abbia oggi ben poche differenze con quella occidentale, è l’erede dell’Urss essendo quello che ha praticamente mandato all’aria i piani statunitensi di “assorbimento” della Russia, mandando a casa attraverso le urne l’ubriacone e svenditore Eltsin e proprio per questo non sembra ci sia modo di scalzarlo dalla sala comando.

Dunque abbiamo, il male, il nemico e Putin che costituiscono una trinità simbolica, ribadita quasi quotidianamente nel delirante rosario euroamericano, solo grazie alla  quale è possibile mettere mettere in piedi un castello di sabbia che non sarebbe altrimenti credibile viste le crepe e le contraddizioni insormontabili che presenta. Esse sono enormi e tuttavia non vengono rilevate, come se facessero parte di una Chroma key intellettuale dove l’evidenza risulta trasparente e solo la narrazione programmata si agita in primo piano.  Nessuno infatti spiega o ritiene un dovere spiegare:

  1.  Perché Putin avrebbe dovuto  tentare di assassinare un ex agente doppiogiochista, quasi settantenne, da otto anni residente in Gran Bretagna, già tenuto in carcere in Russia dal 2005 al 2010 e liberato con un provvedimento di indulto dallo stesso Putin.
  2. Perché l’attentato sarebbe stato organizzato utilizzando in maniera assolutamente incoerente e di dubbia efficacia con gas nervini che potrebbero essere ricondotti alla Russia.
  3. Perché oltretutto il leader russo abbia corso questi rischi proprio a ridosso delle elezioni.
  4. Come è possibile che un un laboratorio governativo di Salisbury possa affermare che si tratti di gas russo. cosiddetto novichoc (ricerche sovietiche degli anni ’70 poi abbandonate) se non ha campioni della sostanza originale e nel momento in cui  esso stesso ammette che ci vorranno diverse settimane prima di un esame completo.
  5. Come è possibile credere a dinamiche che cambiano ogni giorno (sarin sugli indumenti, anzi no sulla maniglia della porta di casa, anzi no in auto) ognuna delle quali contraddice il fatto che siano stati contemporaneamente intossicati sia Skripal che la figlia oppure non spiega come mai i due si siano accasciati su una panchina pubblica.

A dire il vero la quasi guerra con la Russia scatenata da questo evento presenta dei caratteri di ambiguità: per Theresa May, speriamo may più, è “altamente probabile” , ma non certo che sia stato Putin, mentre il gas che appunto va ancora lungamente studiato potrebbe “essere stato sviluppato dalla Russia”, ma non significa affatto che sia stato prodotto in Russia. Potrebbe anche essere made in Salisbury o di qualunque altra parte del mondo Usa compresi che ancora hanno intatti i loro arsenali chimici. Tanto più che il progetto Novichoc consisteva nel tentativo di produrre gas bellici a partire insetticidi e fertilizzanti che si trovano normalmente sul mercato, dunque alla portata di tutti cinquant’anni dopo. Mettere in piedi una guerra senza quartiere in mancanza di certezze anzi sottolineando in qualche modo le incertezze mostra in pieno lo sprofondo etico dell’occidente e in particolare delle elites anglo americane, forse ancor meglio il loro essere attanagliate dal terrore di perdere il dominio del mondo, ma d’altra parte occorre pure precostituirsi una via di fuga, nel caso che anche questo attentato si riveli una totale bufala come è accaduto per le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein o per  “prove incontrovertibili” del 2013, secondo cui Assad aveva sterminato col gas 1300 civili, quando invece si è scoperto che lo avevano fatto i ribelli. Moderati s’intende.

Grazie alle precondizioni arruolate e messe in campo questi elementi di incertezza spariscono agli occhi dell’uomo della strada, ma servono semmai per il futuro quando diranno che si sono sbagliati o che non ci sono le prove definitive e che insomma hanno rischiato un olocausto, ma che hanno fatto bene.