Tutte queste forze e movimenti con la loro rabbia e voglia di contestazione sono molto diversi tra loro, a volte antitetici, si frammentano in base alle situazioni peculiari determinate dai meccanismi europei nei vari Paesi e proprio per questo, per essere uniti dall’euro scetticismo e praticamente da niente altro, costituiscono da soli una prova inoppugnabile del fallimento dell’Unione che consiste in sostanza di un governo delle elites per le elites. Ma la crescita costante e inarrestabile della resistenza a questo assetto di impoverimento e declino sotto tante forme diverse dimostra ampiamente come l’attuale progetto della Ue è destinato inesorabilmente ad affondare senza neanche aspettare la collisione con qualche iceberg. Questo lo hanno capito tutti già da tempo e così gli internazionalisti a tutti i costi, specie se questi costi li pagano i lavoratori, si sono beati del ballon d’essai di una fantomatica altra europa, seguiti negli ultimi mesi anche da pezzi di elite che prefigurano un ancor più fantomatica riparazione e che hanno trovato nel Macron del massacro sociale senza se e senza ma il loro megafono. Purtroppo per arrivare a questo, anche ammesso e non concesso che le oligarchie di comando lo volessero, bisognerebbe sanare le profonde fratture createsi nei 20 anni di euro, il che è assolutamente fuori questione: i Paesi forti, ossia la Germania e quelli che fanno parte della sua area economica non possono certamente pensare a una sorta di riequilibrio finanziario che in soldoni significherebbe un aumento straordinario di tassazione per i cittadini e una mannaia senza scampo per ciò che rimane del welfare. Ciò è tanto più impossibile proprio perché i vantaggi acquisiti negli ultimi due decenni sono andati a favore esclusivo dei ceti abbienti, mentre quelli popolari si sono visti sottrarre via via pezzi di stato sociale e di diritti: milioni di giovani e anche meno giovani in Germania vivono di minijob e di salari che in qualche modo rendono possibile la sopravvivenza solo con l’aiuto pubblico o delle famiglie. Questo senza dire che la sopravvivenza di una moneta unica dentro economie così differenziate, finirebbe per riprodurre la malattia, e non consentirebbe ai diversi Paesi dell’Unione la possibilità di sfruttare gli spazi aperti dalla nuova multipolarità né di sviluppare il capitale umano necessario per queste opportunità potenziali che sono ben più importanti del cortiletto europeo.
D’altronde è’ grottesco poter pensare a un riequilibrio europeo nel momento in cui le società dei Paesi che ne fanno parte sono state scardinate e trascinate nel disequilibrio, anche se in qualche accesso di delirio qualcuno davvero pensasse di poter separare le politiche fiscale dalla responsabilità politica nazionale. Ciò provocherebbe terremoti senza precedenti ed è del tutto di fuori delle possibilità politiche dovunque: lo stanno comprendendo anche le oligarchie continentali le quali via via si rendono conto dei rischi di premere sull’acceleratore del più Europa, col rischio di sfasciare tutto e di mettere in forse le “conquiste” dell’ordoliberismo. Siamo insomma di fronte alla tipica situazione nella quale non è possibile fare né un passo indietro, né uno in avanti, pur essendo evidente che da qualche parte bisogna andare.
E’ evidente che il terremoto politico italiano con la punizione storica e non episodica delle tradizionali forze di consenso europeista, non solo costituisce un momento topico di questo dramma continentale, arrivato ormai al terzo atto, ma anche che le possibili soluzioni governative in campo nazionale verranno in qualche modo determinate da come si muove Bruxelles nei suoi tentativi di aggiustare le falle che ormai si aprono da ogni parte. La mia impressione è che sia in corso una battaglia tra vacui possibilismi e intransigenza assoluta rappresentata dalla parte tedesca che non può in nessun caso mollare senza essere cacciata via dalla sua stessa popolazione. Quest’ultima parte tifa destra con appoggio esterno del Pd: sa bene che è solo una pezza per guadagnare tempo, ma intanto dà l’impressione che l’ Europa non sia attraversata da crepe, che in qualche modo possa resistere. Forse per preparare uno sghetto a sorpresa,