e7e92e_2018_03_24T101142Z_1869489585_RC16013046A0_RTRMADP_3_ITALY_POLITICS_PARLIAMENT_kLsH_U111095972116nWG_1024x576_LaStampa_it_HomeIm_799x400Non accade spesso, ma qualche volta capita che talvolta le cose siano semplici, le distinzioni facili E così nel Parlamento abbiamo un neo presidente della Camera, Roberto Fico, espressione degli orrendi populisti, secondo la pubblicistica corrente, che ha fatto un discorso intelligente ed efficace, mentre una neo presidente del Senato, Elisabetta Casellati. rappresentante del vecchio milieu politico che è apparsa come una di quelle auto incidentate tenute assieme dallo stucco da vendere al primo pollo che passa. Forse il centro destra non poteva scegliere un rappresentazione migliore di sé elevando alla seconda carica della Repubblica una cariatide stiratissima che è nota per solo due cose: la prima aver detto che Berlusconi non è imputabile o condannabile perché votato dagli italiani dimostrando così una cultura giuridica di tale livello da meritare un’espulsione per indegnità dalle Casalinghe di Voghera, ma che le è valso un posto al Csm e per aver  assunto la figlia Ludovica come capo della segreteria del  ministero della sanità non appena nominata, da assoluta incompetente, ma con grande gioia dell’industria farmaceutica, quale vice ministro in quel dicastero. Un fatto  stigmatizzato da Gian Antonio Stella in un articolo sul Corriere che riporto alla fine del post.

Tutto in lei parla di muffa:  dall’antica laurea per ragazza altolocata in diritto canonico a un pervicace istinto antidemocratico che si esprime in una visione di casta della società nella quale alcuni sono intoccabili e possono permettersi ciò che a tutti gli altri è impossibile. In un certo senso – paradosso da non sottovalutare per orientarsi nella sociologia del ceto politico – sono le medesime stigmate della Boldrini, solo in proiezione speculare:  ciò che per l’attuale nuova presidenta è motivo di ottusa e beata arroganza, per la precedente era un istinto da tenere difficoltosamente a bada, sebbene espresso in termini più contemporanei e compassionevoli. Proprio questa anamorfica politica restituisce il senso del cambiamento che si è materializzato, probabilmente ahimè troppo tardi, con le elezioni ovvero una contestazione generale della vecchia casta ormai incapace di alcunché, persino di trovare un presidente del Senato che non faccia parte della premiata ditta ricchi,corrotti e cialtroni, intesa a riproporre al Paese una storia già passata, già morta e memorabili solo per la sua vacuità.

Non conosco per nulla Figo e quindi non saprei esprimere un giudizio, ma la differenza di livello fra le parole del cinque stelle  e quello della Casellati vien dal mare, è abissale e non a caso Napolitano, che ama i piani bassi per non dire gli scantinati della politica politicante ha applaudito solo lei. La sostanza del discorso d’insediamento della dama, è il compiacimento per il fatto che per la prima volta una donna presieda Palazzo Madama: il che è ancora più grave perché la prima volta meritava di meglio, non la prima che passa. Infatti proprio la presenza ai vertici di una iper berlusconiana senza scrupoli, ma anche senza lode, eletta anche con i voti pentastellati non è affatto il sintomo di una resurrezione del Cavaliere,  anzi è la prova manifesta della fine ingloriosa della sua epoca, il biscottino dato in cambio del suo regno, la sua riduzione ad attore di secondo piano, di maggiordomo  Il problema è semmai che questo vale anche un po’ per tutto l’arco politico bocciato dagli elettori e a Berlusconi che ormai conta poco o nulla è stata affidata la parte dello specchietto per le allodole, di anfitrione per accogliere i fuggiaschi del Pd e dintorni che di certo non potrebbero confluire con Salvini o appoggiarlo direttamente nel caso di un governo Lega – renzusconi o di un periglioso tentativo M5s – Pd , le uniche due ipotesi concrete di governo politico, ammesso che non si debba ricorrere ad un esecutivo tecnico che prepari nuove elezioni e nel frattempo   esaudisca i dikat europei entro il 30 aprile.

 

«Governerò come un buon padre di famiglia», promise Berlusconi. Elisabetta Casellati, pasionaria azzurra, annuì commossa. Anche lei, giurò a se stessa, avrebbe governato come una buona madre di famiglia. Così, appena nominata sottosegretario, ha assunto come capo della segreteria al ministero della Salute sua figlia Ludovica.

«Grazie, mamma!». «Te lo meriti, amore». I soliti maliziosi, si sa, diranno che non si tratta di una coincidenza. E sputeranno fiele dubitando che la selezione sia stata aspra, che siano stati vagliati migliaia di curriculum, che siano stati consultati i migliori cacciatori di teste o chiamati a colloquio centinaia di giovani… E rinfacceranno a Silvio Berlusconi di avere giurato che lui avrebbe «chiuso coi metodi della vecchia politica» e «sradicato il clientelismo» e risanato lo Stato facendola finita con le spintarelle e le assunzioni facili. E magari arriveranno a tracciare un paragone con il caso di Umberto Bossi, che dopo aver detto che «la natura clientelare dello Stato dopo 150 anni» sarebbe andata in soffitta in nome dell’«assoluta trasparenza contro ogni forma di corruzione e clientelismo», ha visto due deputati leghisti europei assumere a Bruxelles come assistenti accreditati (12.750 euro al mese) suo fratello Franco e suo figlio Riccardo. Ma la bella Ludovica, nella veste di Capo della Segreteria del Sottosegretario di Stato (niente smentite:vedere sito del Ministero) assicura anche a nome della genitrice che non è così.

E spiega, in una deliziosa intervista al Corriere del Veneto, di avere tutte le carte in regola: «Ci ho messo dieci anni perché non mi chiamassero “figlia di” e adesso non vorrei passare per quella aiutata da mammina». Di più: «Può giudicarmi solo chi mi conosce sul lavoro e sa bene qual è la mia professionalità, guadagnata sul campo, dimostrata in ogni incarico che ho avuto». Certo, a incrociare nelle banche dati il suo nome con le voci «salute» o «sanità» o parole simili, si recuperano risultati così scoraggianti (zero carbonella) da far immaginare che sappia della materia quanto sa del Tamarino di Edipo o del delfino di fiume del Punjab. Né si conosce molto delle tappe della carriera manageriale che, sempre nella cocciuta ostinazione di dimostrare che lei è del tutto estranea a ogni raccomandazione della madre parlamentare berlusconiana, ha percorso nella berlusconiana Publitalia, la concessionaria di pubblicità del gruppo Mediaset.
Ludovica Casellati, la figlia (Gobbi)
Dire che sia del tutto sconosciuta, tuttavia, sarebbe ingiusto. Gli appassionati di vita mondana e i frequentatori dei siti di «gossip» veneti, infatti, la conoscono benissimo. Primo: perché passa per una delle più puntuali ospiti di tutte le feste, i cocktail, i galà e rinfreschi che vengono organizzati nei locali pubblici e nelle dimore private dall’Adige al Tagliamento. Secondo: perché da queste sue frequentazioni trae da qualche tempo una rubrica sul Gazzettino dal titolo «Think Pink». Dove c’è grande spazio per la salute e le attività più salutari. Come le battute di caccia in botte in laguna organizzate da ricchi imprenditori col «servidor de valle». O le vacanze all’isola d’Elba di «Gabriella Baggini Morato, meglio nota come Baby dinamicissima imprenditrice padovana» con tutta la famiglia, il marito Orio, la figlia, il gatto Tolomeo e i cani Sofia, Riccardo ed Elton. Per non dire della «incoronazione di Miss Mojito», dei trionfi del «dj Kenny Carpenter consacrato al successo nel gotha della dance newyorkese», delle «serate gastronomiche a tema dedicate al baccalà». Il meglio tuttavia, dicono gli intenditori, è stata la pubblicazione qualche settimana fa di un reportage sulle feste del bel mondo a Cortina: «La palma del divertimento è andata sicuramente al goliardico e pimpante gruppo dei vip padovani ultracinquantenni, che hanno riservato per l’occasione malga Staolin: i Vittadello, gli Stimamiglio, i Brugnolo, i Cristiani, i Facco, gli Agostosi, i Rinaldi, la neo sottosegretaria alla Sanità Elisabetta Casellati Alberti con il marito…».

E chi c’era tra le firme che avevano collaborato al pezzo? Lei, la tenera Ludovica. Conflitto d’interessi amorosi? Ma per carità, lo saprà ben la mamma, cos’è un conflitto. Avvocato, docente universitario, parlamentare di Forza Italia dal 1994, donna combattiva sempre pronta alla pugna e premiata via via con una serie di incarichi istituzionali fino alla presidenza della Commissione Sanità (con soddisfazione di Farmindustria, l’associazione delle imprese farmaceutiche, generosa di versamenti registrati nei suoi confronti) e poi alla vicepresidenza del gruppo azzurro al Senato, la Casellati non ha perso occasione, negli anni, per tirar fuori grinta e fantasia. E un giorno prometteva «entro due settimane» una specie di «angelo custode» per i tiratardi con l’inserimento in ogni discoteca di «una figura istituzionale» (un vigile urbano?) in servizio dalle ore 22 in avanti, un altro sentenziava che «la Rai non è stata mai così pluralista» come in questi anni azzurri, un’altra sbeffeggiava Romano Prodi per la chioma nero-seppia bollandolo come un Pinocchio «pronto a negare l’evidenza anche quando qualcuno avanza sospetti sulla sua capigliatura».

Il massimo, però, l’ha sempre dato sul conflitto d’interessi. E una volta invitava la sinistra a non aver fretta perché la Casa delle Libertà aveva cose più urgenti, un’altra tuonava che «la Cdl ha dimostrato che il conflitto d’interessi può essere risolto», un’altra ancora si compiaceva: «Noi governiamo solo nell’interesse dei cittadini». Va da sé che i suoi avversari, adesso, l’aspettano al varco. Con tre domande. La prima: dopo la nomina a sottosegretario ha chiuso l’attività legale che l’ha vista impegnata fino all’ultimo, per esempio nella difesa di Stefano Bettarini contro Simona Ventura? La seconda: come mai non risulta ancora essersi dimessa dalla carica di amministratore delegato della società finanziaria Esa srl, carica vietata dalla legge sul conflitto d’interessi? La terza: è vero che la giovane Ludovica ha avuto al ministero un contratto da 60 mila euro l’anno, cioè quasi il doppio di quanto guadagna un funzionario ministeriale del 9° livello con quindici anni di anzianità?

Gian Antonio Stella